Non è stato meno deprecabile del colpo di grazia di
Elor Azaria contro un terrorista impossibilitato a offendere [Azaria
è un soldato israeliano che ha ucciso un giovane palestinese a terra già
ferito, ndt]. Guardando il video che documenta il fatto ti si rivolta lo
stomaco. È
disgustoso e fa arrabbiare, ma nessun media in Israele, riflettendo la profonda
apatia nella quale siamo sprofondati, vi ha dedicato la minima attenzione.
Quel giorno un gruppo di soldati
stava intorno a una ragazza palestinese morente che si contorceva per il
dolore, riversa sanguinante sulla strada. I soldati facevano a gara tra di loro per vedere chi l’avrebbe insultata
con il linguaggio più spregevole. Questi sono i tuoi soldati, Israele,
questo è il loro linguaggio, questi sono i loro valori e principi. A nessuno è
venuto nemmeno in mente di prestarle soccorso, nessuno ha pensato di mettere a
tacere l’esplosione di odiose oscenità che svolazzavano intorno alla ragazza
che stava dissanguandosi fino alla morte. Questo è stato un regalo adeguato
alle celebrazioni dell’anniversario [della Guerra del ’67, ndtr.]– dai
paracadutisti di bell’aspetto al Muro del Pianto fino a quest’atto bestiale al
checkpoint di Mevo Dotan. Cinquant’anni di occupazione ci hanno portato a
questo.
Il
video mostra una ragazza palestinese che avanza lentamente verso il checkpoint.
Forse qualcuno le ha detto di fermarsi, ma questo nella registrazione non si
sente. Non si vede nessun coltello o nemmeno un tentativo di accoltellamento. In seguito si vede la ragazza correre
via con due israeliani, forse soldati, che la inseguono alle calcagna. Questo è
solo l’inizio. È diventato un’abitudine “neutralizzare” (“aka” in ebraico vuol
dire uccidere) giovani maschi e femmine che cercano di ferire i soldati, di
solito in un tentativo di procurarsi la morte. Nella maggior parte dei casi
queste sono semplicemente esecuzioni. È quasi sempre possibile arrestare gli assalitori senza ucciderli. Ma
l’esercito è eroico quando fronteggia giovani donne e ora i suoi soldati sanno
solo come uccidere. L’hanno colpita a morte come ci si aspettava da loro.
E allora succede questo: la ragazza giace
sulla strada, i soldati armati la circondano come in un rito pagano, vomitando
un torrente di insulti. Il
video mostra solamente i loro corpi, non i loro visi. Insieme a loro c’è un
uomo armato in calzoncini corti, che calza dei sandali, probabilmente un
colono. La
ragazza si lamenta, si gira , si ripiega su se stessa e geme mentre i soldati
dicono: “Spero che tu muoia, figlia di puttana, fanculo, muori, soffri, kahba
(kahba in arabo marocchino vuol dire puttana)”. Non si sarebbero comportati così
intorno a un cane morente. Durante questi abusi si può sentire qualcuno che
chiede “Dov’è il coltello”? , “Non la toccate”, “Sei stupenda”, e, al telefono,
“ Dove sei, a casa?”
Poche
ore dopo è morta per le ferite riportate. Nour Iqab Enfeat del villaggio di
Yabad, vicino a Jenin, in Cisgiordania, aveva 16 anni. Un soldato ha avuto delle lievi
ferite. Soltanto dei soldati vigliacchi ammazzano in questo modo una
studentessa.
Tuttavia,
in questo caso l’esecuzione di routine è stata accompagnata da una cerimonia di
“requiem”. Bisogna averla vista per crederci. Non c’era nemmeno un soldato con un
briciolo di compassione o di umanità. Bisogna prendere atto dell’enorme odio che provano i
soldati dell’esercito di occupazione verso la nazione che tiranneggiano. Bisogna vedere fino a che punto hanno
perso la loro umanità. Come si può rallegrarsi di una studentessa agonizzante?
Maledire qualcuno che soffre in quell modo non è meno malvagio di spararle.
Questa è la lezione che i soldati delle Forze di Difesa Israeliane hanno
imparato dal processo Azaria [il tribunale in primo grado gli ha
comminato la pena di 18 mesi, mentre per la destra è un eroe, ndtr.]. Invece di
sparare lascia che la “terrorista” muoia dissanguata mentre la si insulta. Si sono comportati così
non per un desiderio di vendetta a causa del suo tentativo di accoltellare un
soldato. L’hanno fatto innanzitutto perché era palestinese. Ovviamente non si sarebbero mai
comportati in questo modo se una ragazza colona avesse tentato di ferirli.
Non è
stato il gesto di un individuo. Erano in tanti. Non è stato nemmeno un fatto
eccezionale. Questi sono i tuoi soldati, Israele. Qualcuno dovrebbe riferire
questo al capo di Stato Maggiore Gadi Eizenkot, che, chissà perché, è percepito
come uno a cui preme la moralità dell’IDF. Hai cinque figli, Eizenkot. Cosa
penseresti se qualcuno si comportasse in questo modo nei confronti di uno di
loro? Cosa penserebbe qualsiasi padre o madre in Israele? Il coltello nelle
mani di una studentessa disperata giustifica comportamento di qualunque genere?
A questo punto non è chiaro che mandare il proprio figlio a prestare servizio
nei territori li trasforma in questo?
Se i soldati di quel
checkpoint non saranno processati e puniti, risulterà chiara una cosa: il vero
codice morale che prevale nell’IDF è la barbarie.
(traduzione di Carlo Tagliacozzo-Zeitun.info)
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