PAROLE DEL CCRI-CG
DELL’EZLN AI POPOLI ZAPATISTI NEL 25° ANNIVERSARIO DELL’INIZIO DELLA GUERRA
CONTRO L’OBLIO.
Parole del Subcomandante Insurgente Moisés:
31 dicembre 2018
Compagni, compagne Basi di Appoggio Zapatiste:
Compagne e compagni Autorità Autonome Zapatiste:
Compagne e compagni Comitati e Responsabili regionali e locali:
Compagne e compagni miliziane e miliziani:
Compagne e compagni insurgentas e insurgentes:
Per mia bocca parla la voce dell’Esercito Zapatista di Liberazione
Nazionale.
Vi parlo come vostro portavoce, perché è mio compito essere la vostra voce
ed i vostri occhi.
È arrivata la nostra ora, popoli zapatisti, e siamo soli.
Ve lo dico chiaro, compagne e compagni basi di appoggio, compagni e
compagne miliziani e miliziane, ci siamo accorti che è così, siamo soli come
venticinque anni fa.
Soli, siamo usciti a svegliare il popolo del Messico e del mondo ed oggi,
venticinque anni dopo vediamo che siamo soli, ma tanto avevamo parlato, abbiamo
fatto molti incontri, lo sapete bene compagne e compagni, voi ne siete
testimoni, abbiamo dato la sveglia ed abbiamo parlato ai poveri del Messico,
delle campagne e delle città.
Molti ci hanno ignorato, alcuni si stanno organizzando e speriamo che
continuino ad organizzarsi, la maggioranza ci ha ignorato.
Ma il nostro lavoro l’abbiamo fatto e per questo vi stiamo parlando chiaro,
compagni e compagne.
E non solo in questi venticinque anni, ma da oltre cinquecento anni, per
questo siamo qui a parlarvi, a raccontarvi quello che abbiamo visto in
venticinque anni, come se non ci avessero visto o sentito quello che stiamo
dicendo ai poveri del Messico.
A venticinque anni dalla nostra sollevazione vediamo questo.
Ve lo ripetiamo, compagni e compagne, vediamo che siamo soli.
Quello che abbiamo ottenuto, è stato conquistato con il nostro lavoro e con
le nostre forze.
Se abbiamo ottenuto qualcosa, è solo grazie al nostro lavoro e se abbiamo
sbagliato, è solo colpa nostra. Ma è solo opera nostra, nessuno ce l’ha detto,
nessuno ce l’ha insegnato, è opera nostra. Qualcuno avrebbe voluto
insegnarcelo, dirci che cosa fare e cosa non fare, quando parlare e quando non
parlare. Li abbiamo ignorati. Solo chi si organizza lo sa, lo vede, lo capisce.
I discorsi sono solo chiacchiere; si deve fare ciò che si dice, si deve fare
ciò che si pensa, non abbiamo manuali, non abbiamo libri. Quello che noi
vogliamo costruire non ce lo insegna nessuno, deve essere fatto col nostro
sacrificio, deve essere fatto con le nostre forze, compagni e compagne.
E stiamo dimostrando ancora una volta, e lo dobbiamo fare, che sì è
possibile fare ciò che si crede impossibile. A parole è molto facile rendere
possibile ciò che è impossibile, così si dice. Bisogna farlo nella pratica e
noi lo stiamo dimostrando. Ciò che stiamo dimostrando è qui da vedere, davanti
a noi; qui il popolo comanda, ha la propria politica, la propria ideologia, la
propria cultura, crea, si migliora, si corregge, immagina e continua a fare
pratica.
Questo è come siamo. Qui il malgoverno non comanda, comandano le donne e
gli uomini che si sono organizzate e organizzati. Quelli che non si sono
organizzati, continuano in quella disperazione che non è speranza.
Ci vogliono mentire, ci vogliono ingannare perché c’è qualcuno che crede a
quella che chiamano la vergine scura. È un pazzo quello che dice questo, non sa
pensare, non pensa al popolo. Noi, compagni, lavoriamo sulla nostra esperienza,
col nostro lavoro e con le nostre forze e continuiamo a farlo. E continueremo a
costruirlo e lo otterremo. Tutto quello che abbiamo costruito l’abbiamo fatto
noi, alcuni fratelli e sorelle solidali ci hanno aiutati, ma tutto il peso è
sulle nostre spalle, perché non è facile affrontare i partiti politici, i
malgoverni ed oggi l’attuale furbastro imbroglione.
Qui non è facile affrontare da venticinque anni migliaia di soldati che
proteggono il capitalismo, e sono qui, qui dove siamo ora, gli passiamo sotto
il naso in questi giorni. Non è facile affrontare i paramilitari, non è facile
affrontare i piccoli leader al soldo di tutti i partiti politici, in
particolare quello che oggi è al potere ed il partito che è al potere. Ma non
abbiamo paura di loro. Oppure sì, abbiamo paura di loro, compagne e compagni?
[risuona all’unisono un “No”] Non vi ho sentiti [si sente più forte “No”]
La gente di fuori va e viene, noi siamo qui e qui stiamo. Ogni volta che
vengono, vengono a turisteggiare, ma non si può fare turismo nella
miseria, la disuguaglianza, l’ingiustizia; il popolo povero del Messico sta
morendo e continua a morire. Peccato che ascoltano quello che sta lì ad
ingannare il popolo del Messico.
E non vi abbiamo mentito compagne e compagni, cinque anni fa avevamo detto
al popolo del Messico e del mondo che sarebbe arrivato qualcosa di peggio.
Nelle lingue che parlano quelli di fuori si chiama collasso, idra, mostro,
muro, glielo abbiamo detto cercando di usare le parole delle loro lingue, ma
anche così non ci hanno ascoltato. Credono quindi che stiamo mentendo loro,
perché ascoltano quello di cui non voglio dire nemmeno il nome, meglio
chiamarlo furbastro, imbroglione quello che sta nel potere.
Compagni, compagne, colui che sta al potere lo distrugge il popolo del
Messico, ma soprattutto i popoli originari, è contro di noi, e specialmente noi
dell’Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale. Perché? Perché gli diciamo
chiaro che non abbiamo paura, oppure sì, compagni e compagne?
[risuona forte “No”]
Lo affronteremo, non permetteremo che passi da qui il suo progetto di
distruzione, non abbiamo paura della sua guardia nazionale alla quale ha
cambiato nome per non chiamarlo esercito, perché sono gli stessi, lo sappiamo.
Difenderemo quello che abbiamo costruito e che abbiamo dimostrato al popolo
del Messico e del mondo che siamo noi a costruirlo, donne e uomini, non
permetteremo che vengono a distruggerci. Oppure sì?
[risuona forte “No”]
Colui che è al potere è un imbroglione, e quale è il suo imbroglio? Che si
comporta come se stesse col popolo del Messico e inganna i popoli originari
mostrando che si può sventrare la terra chiedendole il permesso come se tutti i
popoli originari ci credessero, ma noi gli diciamo il contrario, non gli
crediamo.
Finge di adottare i nostri modi, i nostri costumi, chiede permesso alla
nostra madre terra; dice: dammi il permesso madre terra di distruggere i popoli
originari, è questo che dice, non capisce gli altri fratelli popoli originari.
È questo che sta facendo questo signore, noi non gli crediamo. Solo perché la
madre terra non parla, altrimenti gli direbbe ‘fottiti!’. Perché la terra non
parla, ma se parlasse, ‘No, vai al diavolo!’
Noi conosciamo la madre terra, conviviamo con lei da più di
cinquecentoventi anni, noi la conosciamo, non quelli che non conoscono né hanno
mai sentito come è il sudore, credono di saperlo, come quei bavosi, bavose
deputati e senatori, non sanno niente di cosa è la povertà, non sanno niente
del sudore, noi sì. Dunque, non sanno fare leggi per la gente dei popoli
originari, noi sì, perché conosciamo la sofferenza e sappiamo come vogliamo le
leggi, loro no.
Guardate bene, compagni e compagne, quegli imbroglioni che stanno lì, nei
tre poteri in Messico, il potere giudiziale, il potere esecutivo, il potere
legislativo. Guardate cosa ci fanno, specialmente quelle, quelli del partito di
maggioranza nel congresso dell’unione che ci porta lì ad essere deputati,
deputate indigeni e poi ci troviamo seduti accanto a Ricardo Monreal, per
esempio, come quando in passato un tojolabalero era seduto lì, accanto a Diego
Fernández de Ceballos, che è proprietario di molte fattorie, e stava lì seduto
accanto a lui un indigeno tojolabalero e questo indigeno tojolabalero è lì nel
congresso dell’unione e dice che vogliamo che la terra occupata dai proprietari
terrieri sia distribuita e lo dice mentre è seduto vicino a Diego Fernández de
Ceballos; questo è quello che vogliono insegnarci, come guadagnare quella paga
per andare in un ristorante, in un motel e lasciare il tuo villaggio, e così
sono tutti i deputati, i senatori, i ministri, gli assessori e gli altri. È
questo che vogliono, affinché noi stessi, tzeltal, tzotzil, chol, tojolabal e
tutte le lingue che si parlano in Messico, noi stessi mentiamo ed inganniamo la
nostra gente, è questo quello che ci insegnano, questo è il loro lavoro, perché
così gli ha detto il loro padrone, perché loro non sono chi governa davvero,
sono dei capoccia.
Ora vediamo che sono contro di noi, i popoli originari. Con la loro
consultazione, dobbiamo dirlo chiaro, manipolano il popolo; con questa
consultazione gli chiedono il permesso, attraverso il voto, di attaccare noi
popoli originari. Questa è la consultazione, ma il popolo è necessario che si
svegli ed oggi noi non possiamo più aspettare venticinque anni, siamo ormai
stanchi. Come diciamo qui, gli entra nell’orecchio destro e gli esce dal
sinistro, cioè, non gli resta in testa.
È questo che fa il nuovo governo, si sta consultando perché ci vengano ad
aggredire, noi popoli originari e specialmente noi, l’Esercito Zapatista di Liberazione
Nazionale, con quella sua porcheria del Treno Maya abusando ancora una volta
del nome dei nostri antenati. Non lo accettiamo. Che gli mettano il loro nome,
non ha niente a che vedere con noi, e visto che non ce l’ha chiesto, se vuole
può mettergli il nome di sua madre.
Durante questi venticinque anni, compagni, compagne, basi di appoggio,
donne e uomini, miliziane e miliziani, abbiamo visto anche nel mondo quelli che
dicono di lottare, alcuni che dicono di essere progressisti, altri che si
dicono di sinistra, altri che dicono di essere rivoluzionari ma che non hanno
la minima idea della parola rivoluzionario, perché significa rivoluzione,
trasformazione. Come diciamo qua, dobbiamo preparare i nostri ragazzi, le
nostre ragazze, perché ci stiamo trasformando, un giorno ritorneremo e per
questo dobbiamo far sì che i ragazzi e le ragazze siano preparati. Non hanno
idea di quello che dicono, non lo sanno, e per fortuna dicono che hanno
studiato, hanno diplomi e lauree ma non sanno cosa significa la parola
rivoluzione. Ah ma, intelligentoni, alcuni ed alcune, dicono che noi siamo
elettoralisti.
Non hanno la minima idea di come fare la rivoluzione. Pensano che stiamo
mentendo, come loro mentono. Come abbiamo detto al popolo del Messico che
avremmo dialogato, e poi così abbiamo fatto, se un giorno diremo che ci
difenderemo, per quanto minimamente ci possano provocare, ci difenderemo. Non
permetteremo a nessuno di venire qui a rifugiarsi in questo territorio ribelle
e in resistenza e che voglia approfittarne per venire a nascondersi qui a fare
le sue cazzate. Non lo permetteremo.
Noi, compagni, compagne, non abbiamo ingannato il popolo del Messico, ma
dobbiamo anche dirvi che il popolo ancora si arrende, non sappiamo perché,
questo ci causa tristezza e rabbia. A che serve dunque studiare, conoscere la
storia se non riusciamo a vedere la nostra realtà di come viviamo, a che serve
lo studio.
Noi abbiamo costruito tutto senza studio, ma l’abbiamo fatto coi fatti, lo
stiamo dimostrando, l’abbiamo dimostrato e continuiamo a dimostrarlo, non
sappiamo voi.
Guardate come è pazzo quello che sta al potere, dice: io governerò per i
poveri e per i ricchi; solamente un matto che non ci sta con la testa può
dirlo, perché la sua mente non funziona, è decerebrato, lo dice solamente
perché noi semplicemente ci convinciamo che smettono di sfruttarci, magari un
proprietario terriero come lo schifoso Absalón Castellanos Domínguez che ora
finalmente è all’inferno; quel matto dice che governa per i ricchi e per i
poveri, non sa quello che dice, né capisce quello che dice. E siamo sicuri che
non lo capisce perché è dettato dal suo padrone, lo deve solo ripetere così,
obbediente, lo ripete affinché cittadini e cittadini possano continuare a
credergli.
È davvero molto semplice, non si può appoggiare chi è sfruttato e chi è
sfruttatore, si deve scegliere uno dei due, o stai con lo sfruttatore o stai
con lo sfruttato, ma con entrambi non si può. Noi la vediamo così e così lo
intendiamo e così facciamo.
Che pena, dice che quello che sta facendo è la quarta [“quarta
trasformazione“: il termine si riferisce alla visione di López
Obrador del suo futuro governo – N.d.T.], non c’è niente di quarta,
perché quelli di questa quarta che viene dalla terza l’hanno fatta coi fatti,
l’hanno affrontata, non come lui che dice, per esempio, che perdona tutti i
criminali, perdono, dice. Come capiscono anche i più piccoli, questo vuol dire
che il malgoverno attuale non farà niente agli assassini del compagno Galeano.
È questo che ci sta dicendo. Vuol dire che così sarà pure per gli altri
assassinati, quindi chi sta al potere è inutile.
Molte altre cose che dice non sono verità. Quindi, abbiamo paura di questo
malgoverno, compagni, compagne?
[risuona un forte “No”]
Indubbiamente no, perché ci fanno arrabbiare tutte queste bugie al popolo
del Messico e peccato per quelli che non conoscono bene il castigliano perché
non capiscono quello dice. Per noi è difficile ma non è per il castigliano, si
vede come sono la miseria, la disuguaglianza, la giustizia e tutto questo, non
hai bisogno di imparare il castigliano per questo, si vede e si sente.
È tutto uno scherzo quello che ci sta facendo, in particolare ai popoli
originari, è un’umiliazione, ma anche per quegli e quelle che parlano bene lo
spagnolo e che non apprezzano quel pestilenziale politico di questo malgoverno.
Compagni e compagne, ci arrenderemo, sì?
[Si sente un forte “No”]
Parlerò ad alta voce perché si senta là in fondo. Compagni, compagne non ci
arrenderemo, oppure sì?
[All’unisono si sente un “NO”]
Non c’è nessuno che lotterà per noi popoli sfruttati della campagna e della
città, nessuno. Nessuno verrà, né uomo, né donna; né gruppo, ma c’è bisogno che
ci siano donne e uomini che si organizzino e continuino ad organizzarsi, è il
popolo che si deve organizzare per liberarsi, o credete che arriverà il Papa?
[All’unisono si sente un “NO”]
O che arriverà Trump?
[All’unisono si sente un “NO”]
Tanto meno crediamo a quello che dice che è la quarta, o ci crediamo?
[All’unisono si sente un “NO”]
E ancora, compagni, compagne, e non vi sto mentendo, quando ancora stava
facendo la sua campagna elettorale disse: nel partito dove sono – quello che
ora è al potere – non permetterò che entrino degli infiltrati e infiltrate.
Così disse; cioè, che non avrebbe messo tutti quelli che ha messo adesso, sono
gli stessi. Sono panisti, sono priisti, sono verdi, sono del PT. Lì è la grande
bugia e molti, ben trenta milioni di persone che non capiscono il castigliano,
credono a quello che dice tutte queste bugie. E poi dice che combatterà la
corruzione. Così dice! E la sua segretaria di governo è al primo posto. Perché
lavorava… sapete da dove veniva e non è necessario che ve lo racconti. Sappiamo
da dove veniva la sua segretaria di governo e lei stessa dice: “non ne voglio
discutere” e quello che dice di combattere la corruzione non dice niente.
Sono solo menzogne, non fa niente per il popolo. Pensano di fregarci con il
loro progetto PROÁRBOL, è il nuovo nome che gli hanno dato ma è lo stesso
copiato dagli altri progetti fatti dai suoi predecessori e che noi abbiamo
sconfitto con la nostra resistenza e ribellione.
Per primo, venticinque anni fa, abbiamo sconfitto quello che si diceva
l’uomo potente che si chiama Carlos Salinas de Gortari, che si credeva l’uomo
più potente e non abbiamo avuto paura. Il popolo del Messico non ci conosceva,
ma ci ha conosciuto lungo questi venticinque anni. Parlandogli e parlandogli e
parlandogli. Oggi siamo stanchi, ci siamo spesi molto per farlo capire. Solo pochi,
poche l’hanno capito, la maggioranza no.
Ma è quello che abbiamo fatto compagni e compagne, non chiediamo ai
fratelli e sorelle là fuori di prendere un’arma. In venticinque anni non
abbiamo conquistato quello che abbiamo con gli spari, con le esplosioni, ma con
la resistenza e la ribellione. Con queste l’abbiamo ottenuto, per questo avete
potuto venire a vedere, ma solo venire a vedere; non portare altri fratelli e
sorelle che non sono potuti venire perché non hanno le stesse possibilità.
Non abbiamo paura del capitalismo, del finquero, del
nuovo finquero. Oppure sì, abbiamo paura?
[Si sente gridare all’unisono “NO”].
Dunque, qualunque cosa dicano, o pensino quel che pensino, noi ci
difenderemo. Qualunque cosa accada, costi quel che costi e succeda quel che
succeda. Ci difenderemo, e combatteremo se necessario. Oppure no, compagni e
compagne?
[Si sente gridare all’unisono “SÌ”].
Tenetelo bene a mente compagni e compagne; qui non c’è un salvatore, né
salvatrice. Gli unici salvatori e salvatrici sono gli uomini e le donne che
lottano e si organizzano, ma davanti al loro popolo.
Il cambiamento che vogliamo è che un giorno, il popolo, il mondo, donne e
uomini possano decidere come vogliono vivere la propria vita, non che ci sia un
gruppo che decide la vita di milioni di esseri umani, NO.
Detto semplicemente in due parole: il popolo comanda, il governo obbedisce.
È questo quello per cui dobbiamo lottare.
Credono che siamo ignoranti, compagni e compagne. Siamo qui pronti a
difenderci.
Per tutto questo che vi ho detto, siamo pronti a quello che sia, siamo
pronti a quello che accada.
Per questo diciamo:
Siamo qui!
Siamo l’Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale e continueremo ad
esserlo!
VIVA L’AUTONOMIA ZAPATISTA!
VIVA I POPOLI ORIGINARI
A MORTE IL MALGOVERNO!
A MORTE I CAPITALISMI
VIVA L’ESERCITO ZAPATISTA DI LIBERAZIONE NAZIONALE!
VIVA I POPOLI ORIGINARI
A MORTE IL MALGOVERNO!
A MORTE I CAPITALISMI
VIVA L’ESERCITO ZAPATISTA DI LIBERAZIONE NAZIONALE!
Traduzione “Maribel” – Bergamo
Ve lo dico in modo chiaro, compagne e compagni, siamo
soli come venticinque anni fa. Le parole pronunciate dal Subcomandante Insurgente
Moisés in occasione del 25esimo anniversario dell’insurrezione dell’EZLN vanno
dritte al cuore. Non potevano non scuotere in profondità quanti, in ogni angolo
del mondo, hanno sentito risuonare in molti e diversi modi l’esperienza
zapatista in ognuna delle proprie piccole e grandi lotte contro un sistema che
umilia la dignità delle persone, le sottomette al dominio delle cose e spinge a
velocità inaudita il pianeta verso l’auto-distruzione della vita. La gravità
delle minacce che pesano in questo momento sui territori autonomi del Chiapas e
sulle popolazioni indigene (del Messico e non solo) viene espressa in modo
inequivocabile. La risonanza planetaria di quel grido è evidente. La lettera
aperta che segue, scritta in risposta a quel grido, non può che essere un
impegno maledettamente serio. Lo si evince facilmente dalla pluralità e dalla
rilevanza culturale e politica delle firme in calce (a cui si unisce, com’è
ovvio, anche quella della redazione di Comune), ma
soprattutto da una solennità rara quanto scevra di retorica. Nessuna
distrazione ci sarà consentita, perché l’affermazione di mondi nuovi, perfino
in questo ingrigito e irriconoscibile pezzetto d’Europa, non può fare a meno
degli zapatisti. Quella realizzata in Chiapas è un’esperienza che mai ha mirato
alla conquista del potere e mai s’è posta come insegnamento o modello
planetario ma, forse in primo luogo proprio per questo, resta essenziale per
nutrire e coltivare la ribellione al destino che i potenti del mondo hanno disegnato
per noi e per la speranza di rovesciarlo prima che sia tardi
foto tratta da twitter
di
aa.vv.
Noi, intellettuali, accademici, artisti, attivisti e persone di buona
volontà, così come organizzazioni, associaazioni e collettivi di diversi
paesi manifestiamo
la nostra solidarietà con l’Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale (EZLN)
in questo momento cruciale della sua storia e rifiutiamo categoricamente
l’attuale campagna di disinformazione, menzogne e calunnie diretta contro lo
zapatismo.
Per
noi, così come per molte altre persone nel mondo, la lotta zapatista
rappresenta un grande esempio di resistenza, dignità, coerenza e creatività
politica.
Venticinque anni fa, il suo Ya Basta! è stato un evento di
grande importanza e una delle prime reazioni dirompenti a livello planetario di
fronte alla globalizzazione neoliberista, per il suo contributo nel dare
impulso al rifiuto e alla critica di un modello che, allora, sembrava
indiscutibile. Quello Ya Basta! è stato inoltre, e continua ad essere, l’espressione di una
lotta legittima dei popoli indigeni contro la dominazione e il disprezzo
sofferti per secoli e fino a oggi, così come in favore dei loro diritti e della
loro autonomia.
L’auto-governo popolare che le zapatiste e gli zapatisti hanno messo in pratica
con le Juntas de Buen Gobierno, nei loro cinque caracoles, costituiscono
un esempio di vera e radicale democrazia, un esempio degno di ispirare i popoli
del mondo e di essere studiato in tutte le facoltà di scienze sociali del
pianeta. La
costruzione dell’autonomia zapatista rappresenta per noi, la ricerca costante,
onesta e critica di un progetto alternativo ed emancipatore della massima
importanza nell’affrontare
le sfide di un mondo che sembra sprofondare sempre più in una crisi insieme
economica, sociale, politica, ecologica e umana.
Zapatisti degli anni
Novanta. Foto Massimo Tennenini
Per
questo, esprimiamo
la nostra preoccupazione per la situazione che si trovano di fronte le comunità
zapatiste e le popolazioni indigene del Messico, mentre vengono attaccati i
loro territori e le comunità da parte di progetti minerari, turistici,
agro-industriali, delle infrastrutture, ecc., come hanno denunciato il
Congresso Nazionale Indigeno (CNI) e il Consiglio Indigeno di Governo (CIG). In
questo momento, ci
preoccupano in modo speciale i grandi progetti promossi dal nuovo governo
messicano, come il Corridoio Trans-istmico, un milione di ettari di alberi diventati
commerciali, e il
cosiddetto “Treno Maya“, recentemente denunciato come un’umiliazione e una
provocazione dal Subcomandante Moisés, portavoce dell’EZLN, perché colpisce i
territori delle popolazioni maya che abitano il sud-est messicano.
Oltre ai devastanti effetti ambientali di questo progetto e dello sviluppo
turistico di massa che pretende di far esplodere, ci preoccupa l’urgenza di
cominciare i lavori del “Treno Maya”, mascherandola con uno pseudo rituale
verso la Madre Terra, denunciato dal portavoce zapatista come una presa in giro
inaccettabile. Ci
indigna che in questo modo si prepari un altro attacco contro i territori
zapatisti e che si siano annichiliti i diritti dei popoli originari, evadendo l’obbligo
della consultazione reale, preventiva, libera e informata, così come stabiliscono
la Convenzione ILO 169 e la Dichiarazione dell’Onu sui popoli indigeni.
Ci sembra molto grave che si violino così gli impegni internazionali assunti
dal Messico.
Condividiamo il rifiuto totale espresso dall’EZLN di
fronte a questi e altri grandi progetti che danneggiano in modo grave i
territori autonomi e i modi di vivere dei popoli.
Denunciamo in via preventiva qualsiasi aggressione contro le comunità
zapatiste, sia che avvenga direttamente da parte dello Stato, sia che avvenga
attraverso gruppi e organizzazioni di “civili” armati o meno.
Riterremo il governo messicano responsabile di ogni
scontro che possa sorgere nel quadro dello sviluppo di questi mega-progetti, che rispondono a un
modello già superato di “sviluppo”, un modello insostenibile e devastante,
deciso dalle cupole del potere violando in modo sfacciato i diritti dei popoli
originari.
Facciamo appello alle persone di buon cuore perché si superi l’attuale
disinformazione tanto sull’esperienza zapatista quanto sui grandi progetti
menzionati. Sollecitiamo inoltre la massima attenzione di fronte al rischio di
aggressioni contro le comunità zapatiste e le popolazioni indigene del Messico.
(traduzione per Comune-info: marco calabria)
Firmano, tra gli altri:
Arundhati
Roy (escritora, India)
Raoul Vaneigem (escritor, Bélgica)
Pablo Gonzalez Casanova (sociólogo, UNAM, México)
Juan Villoro (escritor, México)
Winona Laduke (dirigente indígena, EEUU)…
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