Sarà per vergogna, sarà per opportunismo politico, ma nessuno più ricorda
il tempo, non troppo lontano, nel quale un tema centrale di dibattito politico
era se tra i documenti costitutivi dell’Unione Europea dovesse figurare un
preciso, diretto, vincolante collegamento al Cristianesimo.
Se almeno qualcuno provasse vergogna di fronte a quel che l’Europa è stata
capace di NON fare per i 49 immigrati africani sballottati per tre settimane in
mare sulla Sea Watch e sulla Sea Eye si potrebbe concedere il beneficio del
senso di colpa rispetto ai sacrosanti valori allora sbandierati come principi
irrinunciabili in chiave antislamica. Rimane dunque l’opportunismo politico;
meglio definirlo cinismo.
Così è successo che l’Unione Europa, così sollecita in materia di finanze,
di agricoltura, di quote latte, di aggregare purché sia – anche chi vara leggi
definite ‘schiaviste’ da chi le subisce – e tanto altro (purché ci sia di mezzo
il denaro), sia stata completamente afona su una questione umanitaria
fondamentale, lasciando la parola ai più beceri ‘sovranisti’ tra i quali –
manco a dirlo – ha fatto la sua degna figura il nostro ministro dell’Interno.
Alla fine “non l’Europa – ha tenuto a precisare il primo ministro maltese –
ma alcuni stati europei (alla fine se ne sono contati otto, ndr)
hanno trovato una soluzione” per ricollocare gli immigrati sbarcati su
quell’isola negli ultimi mesi.
Ora, tra questi otto stati europei, nonostante l’irritato strillare di
Salvini, figura anche l’Italia. Non si sa ancora quanti immigrati arriveranno
(chissà se in aereo, come nella tragicomica sortita del premier Conte) ma
speriamo non con la singolare formula scelta che è quella di ospitare solo
donne e bambini. E i papà di quei bambini, e gli sposi di quelle donne?
Dalla memoria collettiva è stato presto cancellato Aylan, il bimbo siriano
il cui corpo venne trovato riverso sulla battigia di una qualunque spiaggia
mediterranea. Tanta commozione ed emozione, allora, perché forse non c’è cosa
più tremenda della morte solitaria di un bambino costretto dal suo nucleo
familiare ad affrontare un rischio mortale. Ora, perché incarognirsi con altri
bambini, con altri nuclei familiari?
Il sospetto più forte nel valutare questi comportamenti è che le forze
politiche che si preparano alle europee della prossima primavera si siano
convinte che paghi molto di più il cattivismo che il buonismo.
E a dar credito ai sondaggi che ci vengono sbandierati ogni settimana con la
Lega trionfante e con Salvini che crea alleanze in Europa con gente come Le
Pen, Orban, i nazionalisti polacchi, sembra che siamo inesorabilmente avviati
alla costituzione di una confederazione di Stati dominati da sciovinismi
autoritari. Altro che la democratica Europa dei popoli.
Come è stata possibile l’incubazione di questi fenomeni in anni nei quali,
grazie a governi e formazioni politiche che avrebbero dovuto richiamarsi a
principi egualitari e di solidarietà, si sarebbero dovute costruire società più
giuste, più attente ai bisogni delle persone. Il risultato ottenuto è, al
contrario, una rabbia diffusa che non fa ragionare sul fatto che negando i
diritti al tuo prossimo, qualunque esso sia, prima o poi li negherai a te
stesso. E la rabbia è colpa dei ciarlatani che a parole, ma solo a parole,
hanno creato lavoro, benessere, equità
Gli slogan parlano alle pance delle persone. Bisogna con urgenza rimettere
in funzione i cervelli. Ecco perché alla sparate propagandistiche bisognerebbe
rispondere con le valutazioni concrete di quel che accadrà se i grandi annunci
troveranno o no attuazione. Non solo. Bisognerebbe già essere in grado di
proporre politiche e percorsi alternativi, non limitarsi a lanciare
invettive.
E la ricostruzione di un forte tessuto politico, culturale, sociale, non
può certo partire dai salotti televisivi tanto cari ai leader. Occorre
creare una nuova partecipazione che veda i cittadini realmente
protagonisti.
Davvero si può credere che l’unico esercizio di democrazia possa essere il
deposito di una scheda nell’urna elettorale?
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