L’idea è
questa. Non stiamo lì a vedere se merita il Nobel per la pace più Trump o più
il criminale di guerra israeliano; non importa se in coppia, o se alla memoria
vogliamo aggiungerci Hitler. Usiamo un filo di coraggio. Diamo un simbolico
Nobel al Capitalismo feroce, massima espressione filosofica, religiosa ed
economica del tempo.
Diamo
l’ultimo Nobel per la pace alla nostra epoca crudele del ricco che si sente in
dovere di depredare il povero; del potente che massacra l’inerme, del
suprematismo razziale e religioso che si è preso ormai la scena senza
infingimenti.
Diamolo al
sistema dei fondi speculativi, delle multinazionali, dei mercati che premiano i
costruttori di armi, vero traino di un’economia del disastro, della disumanità
come valore unico.
Un premio al
mondo dominato dai pazzi lucidissimi che hanno saputo fingere, nascondere la
faccia da lupo sotto il vello di pecora libertaria e democratica. Che hanno
saputo tener duro nel tempo dei diritti e della libertà, aspettando con
pazienza che passasse questa mania della pace.
Un premio
per tutti quelli che hanno capito che la realtà è solo un punto di vista. E il
punto di vista è quello del più forte che è investito di un potere che
discende, con una nuova criminale regalità, da un qualche Dio che non aiuta gli
ultimi, ma chiede ai suoi esponenti crudeli di sterminarli, deportarli,
ammazzarli in culla. Facendocene anche beffe.
Merita un
riconoscimento questo finale di partita infelice. Oppure sarà il caso di
riaccendere le coscienze e di riprendere a lottare per ciò che è umano e
giusto.
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