Maurizio
Onnis, scrittore, prestato alla politica, e sindaco di Villanovaforru, si trova
al centro della scena da diversi anni per opporsi alla devastazione delle pale
eoliche sul territorio del comune che amministra e sui territori della Sardegna
(e non solo).
Con
il libro* sceglie di continuare la sua battaglia a difesa di tutti adottando la
forma del romanzo (politico, ça va sans
dire), il protagonista è un giornalista che arriva in Sardegna per un’inchiesta
a seguito dell’arresto del futuro presidente della Regione causato da
speculazioni legate all’energia. E come i bravi giornalisti sceglie di
ascoltare tutte le campane, il romanzo è praticamente il taccuino degli appunti
e delle interviste (e confessioni), una sinfonia di tutte le informazioni e
opinioni disponibili, e poi sarà compito del lettore tirare le fila (visto che
l’inchiesta non verrà pubblicata sul suo giornale).
La storia è quella di un colonialismo
e capitalismo estrattivista**, nel quale ci sono e
ci saranno territori che dappertutto vengono e verranno sacrificati per il
consumo e l’economia di altri paesi.
Per quanto riguarda la Sardegna i
campi di energia solare e i parchi eolici sono proprio un esempio, l’ultimo, del
vorace colonialismo e capitalismo estrattivista, con la creazione di aree di
sacrificio.
Non è certo la prima volta, basta
pensare al disboscamento della Sardegna nell’Ottocento, alle basi militari che
si appropriano di terre e mare sardi, e, perché no, all’emigrazione (sarda,
meridionale e dal sud del mondo) verso tutto il ricco Occidente.
In un ottimo film spagnolo, As Bestas, di Rodrigo-Sorogoyen (qui una recensione) si racconta la devastazione materiale e morale dell’introduzione delle
pale eoliche in un villaggio di montagna della Galizia (ma potrebbe essere in
Sardegna, senza troppe variazioni).
In tutti i progetti dei parchi
eolici si prevede il piano di dismissione
dell'impianto e di ripristino
dei luoghi
alla fine della vita utile (QUI un esempio)
Il plinto, la base della pala
eolica, arriva a 25 metri di profondità, lo fanno con mille metri cubi di
calcestruzzo e sessanta tonnellate di acciaio, che corrisponde a centottanta
betoniere da cinque tonnellate e mezzo per ogni plinto (pagina 71).
Possiamo pensare che società con
10000 euro di capitale, dopo 25 o 30 anni di superprofitti sicuri (grazie alle
leggi italiane), che avranno sede giuridica in qualche paradiso fiscale (dove
ci sarà solo una casella intestata alla società), spenderanno soldi per ripristinare
i luoghi alla
fine della vita utile, senza che nessuno abbia chiesto una fideiussione di
almeno un milione di euro? (Stefano Deliperi ritiene che l’obbligo
della fideiussione avrebbe ridotto le richieste di concessione di parchi eolici
almeno del 90%).
In un ottimo film francese, Louise Michel, di Benoît
Delépine e Gustave Kervern (qui una bella recensione) si racconta il processo per arrivare a individuare
il “padrone” in carne e ossa dell’impresa insolvente verso i suoi dipendenti
Il libro è dedicato agli amici e
alle amiche dei comitati che, da anni e in tutta la Sardegna, difendono l’isola
dalla speculazione energetica.
I diritti d’autore ricavati dalle
vendite di questo libro verranno devoluti al Gruppo d’Intervento Giuridico (GRIG)
*https://www.recommon.org/estrattivismo-e-resistenza-intervista-a-raul-zibechi
*https://www.focsiv.it/il-modello-di-estrattivismo-gigantismo-e-aree-di-sacrificio
*https://www.recommon.org/lidrogeno-verde-alla-fine-del-mondo/
Questo è il romanzo della nostra resistenza, la resistenza dei
sardi alla speculazione sul vento e sul sole che colpisce oggi l’isola. È la
storia del buono e del cattivo presenti nella gente e nella società di
Sardegna, di come sia facile arrendersi e di come sia difficile ma necessario
lottare per difendersi. È una storia politica, cruda e vera, ed è una storia
senza finale. Perché il finale dobbiamo ancora scriverlo, tutti assieme, senza
paura di affrontare l’avversario: solo così potremo diventare padroni del
nostro futuro.
scrive Stefano Deliperi:
Un romanzo,
una storia.
Verosimile,
forse vera.
E’ quello
che verosimilmente accade in quest’Isola nel bel mezzo del
Mediterraneo occidentale.
Forse accade davvero.
Maurizio Onnis è scrittore ed è
sindaco di Villanovaforru, piccolo centro della Marmilla assediato dalla più
greve speculazione
energetica.
Si è caricato di
grandi responsabilità nel difendere la propria Terra con coscienza, competenza,
ma anche un po’ d’ironia, che è il sale della vita.
Per questo ha
scritto Il Candidato, edito da Catartica di
Giovanni Fara, a breve nelle librerie e online.
E con grande
generosità ha deciso di devolvere i diritti d’autore al GrIG, lo ringraziamo
veramente di cuore.
Così ne parla l’Autore:
“Verso metà
mese, arriverà in libreria questo mio romanzo breve, che ho scritto per:
– celebrare chi da anni lotta contro la speculazione energetica in
Sardegna;
– fare a pezzi chi, invece, svende per pochi spiccioli se stesso, la nostra
terra e la nostra dignità;
– darmi e dare a chi lo voglia uno strumento di lotta politica.
Siccome scrivo per mestiere, ho messo giù la storia perché ci trovi un
senso e del divertimento pure chi non è interessato a politica o questione
energetica.
I diritti
d’autore andranno per intero al Gruppo d’intervento giuridico.
L’editore è Giovanni Fara, di Catartica, che ha letto il testo e deciso di
pubblicarlo. Perciò lo ringrazio.
Spero che questo libro diventi un mezzo, uno tra i tanti utili a condurre
la nostra battaglia. Battaglia, serve ricordarlo, che non possiamo permetterci
di perdere”.
Speriamo di
poterlo presentare pubblicamente presto, intanto andiamo in libreria,
compriamolo online .
Si, “questo è
il romanzo della nostra resistenza, la resistenza dei sardi alla speculazione
sul vento e sul sole che colpisce oggi l’isola. È la storia del buono e del
cattivo presenti nella gente e nella società di Sardegna, di come sia facile
arrendersi e di come sia difficile ma necessario lottare per difendersi. È una
storia politica, cruda e vera, ed è una storia senza finale. Perché il finale
dobbiamo ancora scriverlo, tutti assieme, senza paura di affrontare
l’avversario: solo così potremo diventare padroni del nostro futuro.”
E, statene tutti
certi, è una battaglia che combatteremo fino in fondo, per vincerla.
Ne va del futuro
di questa Terra.
Stefano Deliperi, Gruppo d’Intervento
Giuridico (GrIG)
scrive Ivo Murgia:
Conosciuto in Sardegna soprattutto per la sua
attività politica, Maurizio Onnis in realtà si occupa di editoria, a vario
titolo, da molto tempo. Questo è il suo primo romanzo con un editore sardo,
Catartica di Giovanni Fara, ed è di una drammatica attualità. Il candidato
racconta infatti della battaglia dei sardi contro l'aggressione al loro
territorio da parte di stato centrale e multinazionali per farne la batteria di
scorta del continente, sacrificando l'immenso patrimonio paesaggistico sardo
senza nessun beneficio e senza che nessuno si sia premurato di chiedere la loro
opinione in proposito. Ma se risulta odiosa l'imposizione esterna, calata
dall'alto con la forza, manu militari, altrettanto fastidiosa risulta la cecità
di tutti quegli ingegneri e professionisti sardi che hanno firmato e
collaborato ai progetti pensando unicamente al proprio tornaconto, senza
preoccuparsi minimamente dei danni alla terra in cui vivono o di cosa
lasceranno ai sardi di domani. Nei loro confronti, Onnis non è meno tenero,
giustamente, o meglio il protagonista o meglio ancora, gli intervistati dal
protagonista. Sì, perché il libro è costruito in forma di interviste, che
ricordano un po' Il figlio di Bakunin di Sergio Atzeni, un'inchiesta
giornalistica romanzata condotta da un giornalista continentale spedito in
Sardegna per cercare di capire perché i sardi siano "contro le
rinnovabili". Non ci capirà molto, per sua stessa ammissione, segno tangibile
di una nostra irriducibile alterità, e per molti versi troverà un quadro
desolante di connivenze politiche, servilismo, doppiogiochismo, interessi
personali che sembrano non lasciare speranza, ma il finale non è scritto. Non
mancano in questa terra talenti e uomini di buona volontà e la Storia, a volte,
può prendere traiettorie inaspettate ribaltando un destino che pare
ineluttabile
scrive Enrico Lobina:
L’ultimo libro di
Maurizio Onnis, “Il candidato”, edito da Catartica Edizioni, non è né un
romanzo né una novella. E’ un atto di accusa politico per (quasi) tutti quelli
che fanno politica nella sua terra, la Sardegna.
Maurizio non è un
attore esterno, non vive in Italia, non è un sardo che, dall’esterno, racconta
quanto è brutta la sua isola amata (se solo ci fossi io, pensano tanti sardi
che sono fuori…)
Maurizio Onnis si
è sporcato le mani. Da anni è sindaco di un piccolo comune della Marmilla, area
rurale per eccellenza.
Questo è un libro
che serve agli italiani, ma anche ai sardi.
I sardi queste
cose le conoscono.
Il libro racconta
come chi ha incarichi politici li usa perseguendo un fine personale o, in
moltissimi casi, locale, clanistico. I due aspetti quasi sempre coincidono.
Le prospettive
generali, che guardano a tutta la Sardegna e non solamente ad una piccola
parte, da qua a 50, 100 anni, non esistono.
Vi è, in questa
postura, anche un malinteso senso di comunità. La comunità non è la Sardegna,
bensì il presente di un quartiere, di una cittadina, di un paese, o magari di
un paio di paesi. Il futuro non esiste, e neanche le grandi questioni che
attengono al potere vero, al futuro a lungo termine.
Il consenso è
conquistato, o se volete comprato, sulla base di politiche con una visione
nulla: il finanziamento per la piazza, per il campo sportivo, per la parrocchia,
magari per il riammodernamento dell’azienda, o un posto di lavoro in qualche
azienda pubblica o privata.
Quei sardi che
votano (circa la metà, gli altri si rifiutano) spesso si accontentano, se hanno
un problema di salute serio, dell’impegno di un consigliere o aspirante tale
per avere una visita specialistica subito, quando magari senza la “spinta” ci
sarebbero voluti anni. Il consigliere la ottiene, ed il voto della malata, e
della famiglia, è assicurato.
Chi lo fa, e chi
lo chiede, non sono sempre tutti persone riprovevoli.
Sono solamente
persone che hanno rinunciato alla politica, quella con la p maiuscola, quella
che vuole dare un futuro ai figli ed ai nipoti.
Nella gigantesca,
tremenda denatalità della Sardegna, c’è anche un “mal d’anima”, oltre che una
enorme carenza di servizi, dalla sanità ai trasporti, dall’istruzione al
lavoro, che è causa ed effetto di questo mercimonio, che ha a che fare con
questi aspetti.
Tutto questo
spesso si dipinge di mezzi discorsi su “difendere il paese”, “portare qualcosa
in paese”, garantire “la propria scuola”, la “propria parrocchia”, pensare “al
quartiere” o “al territorio di riferimento”.
Tanti non sardi ci
guadagnano da questa miopia, ed anche qualche conterraneo.
La Sardegna
ridiventa oggetto, non soggetto.
Maurizio Onnis,
che fa militanza politica sana, e quindi odia tutto questo, ci descrive, in
modo anche caricaturale, ma non irreale, questa realtà. L’occasione è la
gigantesca, epica, battaglia che lui e molte migliaia di sardi hanno condotto e
stanno conducendo contro la speculazione energetica. Dietro la “transizione
ecologica” c’è una colossale estrazione di ricchezza ai danni delle sarde e dei
sardi. Pochissimi ci guadagnano molto, altri ci guadagnano quei soldi che
servono a campare per una/due generazioni.
Ci sono stati però
nel 2024, non cento anni fa, più di 200.000 sardi che si sono opposti. Numeri
enormi, che la politica, in modo irrispettoso, non ha preso in considerazione.
Maurizio Onnis
prende spunto da questa colonizzazione e, con coraggio, dice a tutti quelli che
fanno politica, sindacato, impresa: ditemi che il romanzo non è veritiero.
Accusatemi di qualunquismo. Dimostrate che sono tutte bugie.
Altrimenti, per
cortesia, andatevene. Tutti a casa.
Quando si dice
“non c’è classe dirigente”, riferendosi alla Sardegna, si dice una gigantesca
stronzata. Questa che c’è ora è la classe dirigente che fa bene all’Italia, ed
a Bruxelles, ed anche agli stessi che si sono seduti su quelle sedie “da classe
dirigente”
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