venerdì 11 luglio 2025

Il candidato - Maurizio Onnis

 

Maurizio Onnis, scrittore, prestato alla politica, e sindaco di Villanovaforru, si trova al centro della scena da diversi anni per opporsi alla devastazione delle pale eoliche sul territorio del comune che amministra e sui territori della Sardegna (e non solo).

Con il libro* sceglie di continuare la sua battaglia a difesa di tutti adottando la forma del romanzo (politico, ça va sans dire), il protagonista è un giornalista che arriva in Sardegna per un’inchiesta a seguito dell’arresto del futuro presidente della Regione causato da speculazioni legate all’energia. E come i bravi giornalisti sceglie di ascoltare tutte le campane, il romanzo è praticamente il taccuino degli appunti e delle interviste (e confessioni), una sinfonia di tutte le informazioni e opinioni disponibili, e poi sarà compito del lettore tirare le fila (visto che l’inchiesta non verrà pubblicata sul suo giornale).

 

La storia è quella di un colonialismo e capitalismo estrattivista**, nel quale ci sono e ci saranno territori che dappertutto vengono e verranno sacrificati per il consumo e l’economia di altri paesi.

Per quanto riguarda la Sardegna i campi di energia solare e i parchi eolici sono proprio un esempio, l’ultimo, del vorace colonialismo e capitalismo estrattivista, con la creazione di aree di sacrificio.

Non è certo la prima volta, basta pensare al disboscamento della Sardegna nell’Ottocento, alle basi militari che si appropriano di terre e mare sardi, e, perché no, all’emigrazione (sarda, meridionale e dal sud del mondo) verso tutto il ricco Occidente.

 

In un ottimo film spagnolo, As Bestas, di Rodrigo-Sorogoyen (qui una recensione) si racconta la devastazione materiale e morale dell’introduzione delle pale eoliche in un villaggio di montagna della Galizia (ma potrebbe essere in Sardegna, senza troppe variazioni).

  

In tutti i progetti dei parchi eolici si prevede il piano di dismissione dell'impianto e di ripristino dei luoghi alla fine della vita utile (QUI un esempio)

Il plinto, la base della pala eolica, arriva a 25 metri di profondità, lo fanno con mille metri cubi di calcestruzzo e sessanta tonnellate di acciaio, che corrisponde a centottanta betoniere da cinque tonnellate e mezzo per ogni plinto (pagina 71).

 

Possiamo pensare che società con 10000 euro di capitale, dopo 25 o 30 anni di superprofitti sicuri (grazie alle leggi italiane), che avranno sede giuridica in qualche paradiso fiscale (dove ci sarà solo una casella intestata alla società), spenderanno soldi per ripristinare i luoghi alla fine della vita utile, senza che nessuno abbia chiesto una fideiussione di almeno un milione di euro? (Stefano Deliperi ritiene che l’obbligo della fideiussione avrebbe ridotto le richieste di concessione di parchi eolici almeno del 90%).

 

In un ottimo film francese, Louise Michel, di Benoît Delépine e Gustave Kervern (qui una bella recensione) si racconta il processo per arrivare a individuare il “padrone” in carne e ossa dell’impresa insolvente verso i suoi dipendenti

  

Il libro è dedicato agli amici e alle amiche dei comitati che, da anni e in tutta la Sardegna, difendono l’isola dalla speculazione energetica.

I diritti d’autore ricavati dalle vendite di questo libro verranno devoluti al Gruppo d’Intervento Giuridico (GRIG)

 

 

*https://www.recommon.org/estrattivismo-e-resistenza-intervista-a-raul-zibechi

*https://www.focsiv.it/il-modello-di-estrattivismo-gigantismo-e-aree-di-sacrificio

*https://www.recommon.org/lidrogeno-verde-alla-fine-del-mondo/

*https://www.lafionda.org/2024/04/29/la-speculazione-eolica-e-fotovoltaica-come-colonialismo-energetico/

  

Questo è il romanzo della nostra resistenza, la resistenza dei sardi alla speculazione sul vento e sul sole che colpisce oggi l’isola. È la storia del buono e del cattivo presenti nella gente e nella società di Sardegna, di come sia facile arrendersi e di come sia difficile ma necessario lottare per difendersi. È una storia politica, cruda e vera, ed è una storia senza finale. Perché il finale dobbiamo ancora scriverlo, tutti assieme, senza paura di affrontare l’avversario: solo così potremo diventare padroni del nostro futuro.

da qui

 

 

scrive Stefano Deliperi:

Un romanzo, una storia.

Verosimile, forse vera.

E’ quello che verosimilmente accade in quest’Isola nel bel mezzo del Mediterraneo occidentale.

Forse accade davvero.

Maurizio Onnis è scrittore ed è sindaco di Villanovaforru, piccolo centro della Marmilla assediato dalla più greve speculazione energetica.

Si è caricato di grandi responsabilità nel difendere la propria Terra con coscienza, competenza, ma anche un po’ d’ironia, che è il sale della vita.

Per questo ha scritto Il Candidato, edito da Catartica di Giovanni Fara, a breve nelle librerie e online

E con grande generosità ha deciso di devolvere i diritti d’autore al GrIG, lo ringraziamo veramente di cuore.

Così ne parla l’Autore:

Verso metà mese, arriverà in libreria questo mio romanzo breve, che ho scritto per:

– celebrare chi da anni lotta contro la speculazione energetica in Sardegna;
– fare a pezzi chi, invece, svende per pochi spiccioli se stesso, la nostra terra e la nostra dignità;
– darmi e dare a chi lo voglia uno strumento di lotta politica.

Siccome scrivo per mestiere, ho messo giù la storia perché ci trovi un senso e del divertimento pure chi non è interessato a politica o questione energetica.

 

I diritti d’autore andranno per intero al Gruppo d’intervento giuridico.

L’editore è Giovanni Fara, di Catartica, che ha letto il testo e deciso di pubblicarlo. Perciò lo ringrazio.

Spero che questo libro diventi un mezzo, uno tra i tanti utili a condurre la nostra battaglia. Battaglia, serve ricordarlo, che non possiamo permetterci di perdere
”.

Speriamo di poterlo presentare pubblicamente presto, intanto andiamo in libreria, compriamolo online .

Si, “questo è il romanzo della nostra resistenza, la resistenza dei sardi alla speculazione sul vento e sul sole che colpisce oggi l’isola. È la storia del buono e del cattivo presenti nella gente e nella società di Sardegna, di come sia facile arrendersi e di come sia difficile ma necessario lottare per difendersi. È una storia politica, cruda e vera, ed è una storia senza finale. Perché il finale dobbiamo ancora scriverlo, tutti assieme, senza paura di affrontare l’avversario: solo così potremo diventare padroni del nostro futuro.”

E, statene tutti certi, è una battaglia che combatteremo fino in fondo, per vincerla. 

Ne va del futuro di questa Terra.

Stefano DeliperiGruppo d’Intervento Giuridico (GrIG)

da qui

 

 

scrive Ivo Murgia:

Conosciuto in Sardegna soprattutto per la sua attività politica, Maurizio Onnis in realtà si occupa di editoria, a vario titolo, da molto tempo. Questo è il suo primo romanzo con un editore sardo, Catartica di Giovanni Fara, ed è di una drammatica attualità. Il candidato racconta infatti della battaglia dei sardi contro l'aggressione al loro territorio da parte di stato centrale e multinazionali per farne la batteria di scorta del continente, sacrificando l'immenso patrimonio paesaggistico sardo senza nessun beneficio e senza che nessuno si sia premurato di chiedere la loro opinione in proposito. Ma se risulta odiosa l'imposizione esterna, calata dall'alto con la forza, manu militari, altrettanto fastidiosa risulta la cecità di tutti quegli ingegneri e professionisti sardi che hanno firmato e collaborato ai progetti pensando unicamente al proprio tornaconto, senza preoccuparsi minimamente dei danni alla terra in cui vivono o di cosa lasceranno ai sardi di domani. Nei loro confronti, Onnis non è meno tenero, giustamente, o meglio il protagonista o meglio ancora, gli intervistati dal protagonista. Sì, perché il libro è costruito in forma di interviste, che ricordano un po' Il figlio di Bakunin di Sergio Atzeni, un'inchiesta giornalistica romanzata condotta da un giornalista continentale spedito in Sardegna per cercare di capire perché i sardi siano "contro le rinnovabili". Non ci capirà molto, per sua stessa ammissione, segno tangibile di una nostra irriducibile alterità, e per molti versi troverà un quadro desolante di connivenze politiche, servilismo, doppiogiochismo, interessi personali che sembrano non lasciare speranza, ma il finale non è scritto. Non mancano in questa terra talenti e uomini di buona volontà e la Storia, a volte, può prendere traiettorie inaspettate ribaltando un destino che pare ineluttabile

da qui

 

 

scrive Enrico Lobina:

L’ultimo libro di Maurizio Onnis, “Il candidato”, edito da Catartica Edizioni, non è né un romanzo né una novella. E’ un atto di accusa politico per (quasi) tutti quelli che fanno politica nella sua terra, la Sardegna.

Maurizio non è un attore esterno, non vive in Italia, non è un sardo che, dall’esterno, racconta quanto è brutta la sua isola amata (se solo ci fossi io, pensano tanti sardi che sono fuori…)

Maurizio Onnis si è sporcato le mani. Da anni è sindaco di un piccolo comune della Marmilla, area rurale per eccellenza.

Questo è un libro che serve agli italiani, ma anche ai sardi.

I sardi queste cose le conoscono.

Il libro racconta come chi ha incarichi politici li usa perseguendo un fine personale o, in moltissimi casi, locale, clanistico. I due aspetti quasi sempre coincidono.

Le prospettive generali, che guardano a tutta la Sardegna e non solamente ad una piccola parte, da qua a 50, 100 anni, non esistono.

Vi è, in questa postura, anche un malinteso senso di comunità. La comunità non è la Sardegna, bensì il presente di un quartiere, di una cittadina, di un paese, o magari di un paio di paesi. Il futuro non esiste, e neanche le grandi questioni che attengono al potere vero, al futuro a lungo termine.

Il consenso è conquistato, o se volete comprato, sulla base di politiche con una visione nulla: il finanziamento per la piazza, per il campo sportivo, per la parrocchia, magari per il riammodernamento dell’azienda, o un posto di lavoro in qualche azienda pubblica o privata.

Quei sardi che votano (circa la metà, gli altri si rifiutano) spesso si accontentano, se hanno un problema di salute serio, dell’impegno di un consigliere o aspirante tale per avere una visita specialistica subito, quando magari senza la “spinta” ci sarebbero voluti anni. Il consigliere la ottiene, ed il voto della malata, e della famiglia, è assicurato.

Chi lo fa, e chi lo chiede, non sono sempre tutti persone riprovevoli.

Sono solamente persone che hanno rinunciato alla politica, quella con la p maiuscola, quella che vuole dare un futuro ai figli ed ai nipoti.

Nella gigantesca, tremenda denatalità della Sardegna, c’è anche un “mal d’anima”, oltre che una enorme carenza di servizi, dalla sanità ai trasporti, dall’istruzione al lavoro, che è causa ed effetto di questo mercimonio, che ha a che fare con questi aspetti.

Tutto questo spesso si dipinge di mezzi discorsi su “difendere il paese”, “portare qualcosa in paese”, garantire “la propria scuola”, la “propria parrocchia”, pensare “al quartiere” o “al territorio di riferimento”.

Tanti non sardi ci guadagnano da questa miopia, ed anche qualche conterraneo.

La Sardegna ridiventa oggetto, non soggetto.

Maurizio Onnis, che fa militanza politica sana, e quindi odia tutto questo, ci descrive, in modo anche caricaturale, ma non irreale, questa realtà. L’occasione è la gigantesca, epica, battaglia che lui e molte migliaia di sardi hanno condotto e stanno conducendo contro la speculazione energetica. Dietro la “transizione ecologica” c’è una colossale estrazione di ricchezza ai danni delle sarde e dei sardi. Pochissimi ci guadagnano molto, altri ci guadagnano quei soldi che servono a campare per una/due generazioni.

Ci sono stati però nel 2024, non cento anni fa, più di 200.000 sardi che si sono opposti. Numeri enormi, che la politica, in modo irrispettoso, non ha preso in considerazione.

Maurizio Onnis prende spunto da questa colonizzazione e, con coraggio, dice a tutti quelli che fanno politica, sindacato, impresa: ditemi che il romanzo non è veritiero. Accusatemi di qualunquismo. Dimostrate che sono tutte bugie.

Altrimenti, per cortesia, andatevene. Tutti a casa.

Quando si dice “non c’è classe dirigente”, riferendosi alla Sardegna, si dice una gigantesca stronzata. Questa che c’è ora è la classe dirigente che fa bene all’Italia, ed a Bruxelles, ed anche agli stessi che si sono seduti su quelle sedie “da classe dirigente”

da qui

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