[Traduzione a cura di: Nora Hoppe]
Eccoci qua. Le classi dirigenti dell'Impero del Caos, insieme all'attuale e
buffo capocirco, hanno finalmente capito che i BRICS rappresentano una seria
minaccia strategica – e una sfida esistenziale – al loro dominio unilaterale
sull'attuale sistema di relazioni internazionali.
Non sono giunti a questa conclusione dopo aver esaminato attentamente
il vertice annuale dei BRICS a Rio – né il
rivoluzionario vertice dello scorso anno a Kazan: sono pessimi nel fare i
compiti di base.
È più probabile che siano stati risvegliati dal loro torpore dal sentire
sulla propria pelle da che parte tira il vento – globale –, in termini di tutti
i tipi di modelli che vengono testati per aggirare il dollaro statunitense e il
controllo ferreo delle istituzioni di Bretton Woods.
La conclusione era inevitabile: i BRICS hanno superato l'ultima linea
rossa. Basta con i discorsi da bravi ragazzi. La dichiarazione di Rio di oltre
130 punti, rilasciata il primo giorno del vertice, lo dice chiaramente, in modo
educato ma deciso: questo è ciò che siamo, un'alternativa sistemica; e
scriveremo le regole del nuovo sistema a modo nostro.
Costruire la Geopolitica della Sovranità
Il vertice BRICS 2025 a Rio è stato una sorpresa sbalorditiva. Le
aspettative iniziali erano basse – se si confronta la mite presidenza
brasiliana con l'enorme lavoro svolto dalla Russia nel 2024 in vista di Kazan.
Eppure, alla fine, Rio ha concretizzato ciò che Kazan aveva annunciato: il
nuovo sistema emergente sarà incentrato sulla sovranità, l'uguaglianza e
l'equità – con un'enfasi sull'integrazione economica a livello continentale, il
commercio in valute nazionali, un ruolo ampliato per le nuove istituzioni
finanziarie globali come la NDB (la banca dei BRICS) e una miriade di
piattaforme per lo sviluppo sostenibile.
Una Geopolitica della Sovranità deve essere costruita strutturalmente: il
ferro e il cemento per il nuovo sistema proverranno da una nuova
interconnessione del commercio in valute nazionali, sistemi di
pagamento/regolamento indipendenti e nuove piattaforme di investimento.
Dal punto di vista geoeconomico, BRICS è già in pieno svolgimento. Basta
dare una rapida occhiata a una mappa dell'Eurasia e dell'Afro-Eurasia per
rendersi conto dell'interconnessione esistente ed emergente tra connettività,
logistica e corridoi della catena di approvvigionamento. In tutti i paesi
BRICS, questi collegamenti legano fonti energetiche, giacimenti di terre rare e
una ricchezza di prodotti agricoli.
Per citare il Padrino del Soul James Bown, Papa's got a brand
new (BRICS) bag [Papà ha una borsa nuova di zecca
(BRICS)].
Non c'è quindi da stupirsi che una versione squallida del White
Man's Burden [il fardello dell'uomo bianco], il direttore del circo,
abbia scatenato una Guerra Totale contro i BRICS e i loro partner – con
minacce, tariffe doganali e persino un certificato di morte (all'epoca era
ancora più all'oscuro di cosa fossero i BRICS).
La seriale Tempesta Tariffaria Trumpiana (TTT) è ovviamente un'altra
manifestazione del principio “divide et impera”, che cerca di far esplodere i
BRICS dall'interno. E ora siamo saliti di diversi livelli, con una
caratteristica lettera infantile che minaccia tariffe del 50% su tutti i
prodotti Made in Brazil esportati negli Stati Uniti – più tariffe “settoriali”
aggiuntivi.
Eppure questo non ha nulla a che vedere con il commercio. Negli ultimi 15
anni, il surplus commerciale degli Stati Uniti con il Brasile ha superato una
cifra considerevole di 400 miliardi di dollari. Qualche sottoposto di Trump 2.0
avrebbe dovuto sussurrare questa cifra all'orecchio del suo capo.
Ma anche se lo avessero fatto, sarebbe irrilevante. Perché l'ultimo
espediente costituisce in realtà una grossolana interferenza straniera nella
politica interna di un'altra nazione e nella prossima corsa presidenziale, che
è illegale e prevedibilmente ancora una volta una presa in giro del diritto
internazionale.
Il capocirco ha iniziato urlando nei suoi post che il governo Lula – e il
sistema giudiziario indipendente brasiliano – erano stati coinvolti in una
caccia alle streghe contro il suo socio, l'ex presidente Jair Bolsonaro, che è
stato perseguito legalmente con l'accusa di aver organizzato un colpo di stato
per ribaltare i risultati delle elezioni presidenziali del 2022 e impedire a
Lula di prendere il potere.
È toccato al non tanto maestro della persuasione Steve Bannon svelare
l'intero squallido gioco: se abbandonate il procedimento contro Bolsonaro, noi
abbandoniamo i dazi del 50%.
La risposta del presidente Lula è stata misurata, ma ferma: “Il commercio
del Brasile con gli Stati Uniti rappresenta solo l'1,7% del nostro PIL. Non si
può definire questi dati vitali (...) Cercheremo altri partner.”
Naturalmente si farà molto duro. Una tariffa del 50% è come un uragano
mortale. Esempio: il Brasile è il più grande esportatore mondiale di succo
d'arancia. Il 95% della produzione interna viene esportato, quasi la metà negli
Stati Uniti. Ci vorrà del tempo e molto duro lavoro per trovare “altri
partner”. La soluzione potrebbe trovarsi nei paesi BRICS. Col tempo, dovrebbero
esserci molti candidati per le principali esportazioni brasiliane come
petrolio, acciaio, ferro, aerei e componenti, caffè, legname, carne e soia.
Sindacalizzare tutti gli esportatori del mondo contro gli importatori
statunitensi
Parallelamente, i due principali attori dei BRICS, Cina e Russia – entrambi
già soggetti a innumerevoli sanzioni (Russia) e tariffe commerciali (Cina) –
vedono la TTT di Trump come una spettacolare opportunità per minare ancora più
rapidamente il controllo unilaterale degli Stati Uniti sui sistemi commerciali
e valutari.
La guerra contro i BRICS è passata al livello successivo, ora che Russia,
Cina, Iran e Brasile sono tutti confermati come obiettivi illegittimi. Spetta a
questo punto di vista dello Sri Lanka riassumere in
modo delizioso la posta in gioco:
“Trump ha efficacemente sindacalizzato tutti gli esportatori del
mondo contro gli importatori americani.” Si tratta di un'equazione
piuttosto semplice: “Se imponi una tariffa a una persona, hai più
potere. Ma se imponi una tariffa a tutti, più potere a noi.”
“Più potere a noi” si traduce nel fatto che i BRICS e il più ampio Sud
Globale sono perfettamente consapevoli che non c'è via d'uscita se non quella
di andare avanti a tutta velocità con il progetto BRICS, che culminerà nella
completa de-dollarizzazione. Da Kazan a Rio e oltre, è ormai chiaro che la TTT
fuori controllo prenderà di mira qualsiasi nazione o partner che si allinei con
i BRICS “anti-americani”.
Volete la guerra? Fatevi sotto.
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