(disegno di Notangelo)
Ricostruzione a guerra in corso che sta andando molto male. Armi e fondi subito per un Paese che ormai vive con le donazioni e con un esercito armato dai fondi di mille arsenali. Conferenza per la ricostruzione dell’Ucraina, gli invitati (Italia in testa) con smodate mire economiche. Ma gli Usa di Trump vorrebbero prendersi tutto. l’Ucraina in bancarotta.
Ucraina in offerta al mercato di
Roma
Per Volodymyr Zelensky è l’appuntamento decisivo, avverte Sabato Angieri,
che senza remore denuncia: «Mentre gli altri invitati alla Conferenza di Roma
sulla ricostruzione dell’Ucraina penseranno a come lucrare al meglio sulle
future ceneri del suo Paese, per il presidente si tratta di ottenere armi e
soldi ora». Difficile ci riesca, ma anche per lui personalmente rischia di
essere l’ultima speranza.
Solidarietà o bramosie
Domanda chiave che resta irrisolta e che grava su qualsiasi soluzione
futura: se la guerra dovesse durare ancora molto e gli ucraini continuassero ad
acquistare armi a debito utilizzando il fondo sovrano istituito per l’Accordo
sulle terre rare imposto da Trump, alla fine cosa resterà a parte le briciole?
Europa alla prova di esistenza
Per l’Europa
non si tratta solo di investimenti, ma una dimostrazione di esistenza. Per
questo Macron e Starmer (a differenza di Merz e Tusk) hanno snobbato la
Conferenza di Roma e si sono invece riuniti nei pressi di Londra per
organizzare un incontro dei «Volenterosi». Ora che la conferenza non si tiene
in casa loro, ‘bisogna parlare di armi e di passi concreti, non di
ricostruzione’. Ma che senso aveva negli equilibri interni europei questa
separazione? «Di certo non riguarda l’Ucraina, non direttamente almeno, ma il
modo in cui i nostri governanti vorrebbero disegnare un’Europa a propria
immagine utilizzando la guerra con Putin solo come un pretesto», il severo
Angeri.
Drammatica l’analisi del professor
Emiliano Brancaccio
«Dire che
l’iniziativa parte in salita è un eufemismo. Sul paese ancora piovono le bombe
russe ed è un azzardo prevedere persino i suoi confini futuri. Ma soprattutto,
c’è un problema finanziario a monte. Dopo tre anni e mezzo di aggressioni da
parte dell’esercito di Putin e un’escalation militare a mezzo di debiti verso
l’Occidente, di fatto l’Ucraina è in bancarotta», scrive sul Manifesto.
Il racconto diretto
La spesa militare del paese ammonta a circa 60 miliardi di dollari, oltre
la metà della spesa pubblica e più di un terzo del Pil. A causa del boom
militare e del crollo causato dalla guerra, il debito pubblico è più che
raddoppiato: se un decennio fa non arrivava al 40%, oggi è destinato a superare
il 100% del Pil.
Ucraina già conquistata dai
‘donatori’
Di questo
debito, oltre due terzi sono in mano a creditori esteri: fondi privati per il
18%, FMI e Banca Mondiale per il 33% e, soprattutto, Unione europea per il 44%.
Quando Trump ha preteso dall’Ucraina le terre rare in cambio delle armi
americane, Zelensky ha tentato di obiettare che in origine le forniture
militari Usa erano state concepite come donazioni. Ebbene, con la Ue quella
obiezione non è neppure ammissibile. In genere noi europei non abbiamo donato,
abbiamo prestato. Per giunta, gli interessi che l’Ucraina deve pagare ai
creditori esteri non sono sempre a buon mercato. Emblematici sono i contratti
di debito stipulati nel 2015. Quei prestiti sono agganciati al Pil, nel senso
che impongono il pagamento di interessi molto alti ma solo se la crescita
supera determinate soglie.
Debiti da usura
In effetti,
nel 2023 il Pil ucraino è aumentato di oltre il 5%, il che ha fatto scattare
l’obbligo di pagamento di interessi elevati. A prima vista sembra un accordo
ragionevole: sei cresciuto molto, quindi puoi permetterti di pagare molto per
il prestito. Il guaio è che la crescita del 2023 è solo una tipica, modesta
ripresa successiva a un pesantissimo crollo: quello del 2022 causato dalla
guerra, che aveva fatto precipitare il Pil ucraino di quasi 30 punti.
«Il rimbalzo del gatto morto»
Gli
economisti, con metafora eloquente, lo chiamano «il rimbalzo del gatto morto».
Il governo ucraino è stato già costretto a dichiarare l’ovvio: non può
onorarli. Le cose non vanno molto meglio per gli altri contratti. Su tutti
pende una spada d’incertezza: i dubbi sulle aspettative di crescita del paese,
e il timore che questa si situi durevolmente al di sotto dei tassi d’interesse.
La conseguenza sarebbe disastrosa: un debito che cresce più del reddito, fino a
diventare insostenibile. Ecco perché Blackrock e gli altri investitori privati
scalpitano per sfilarsi dal garbuglio ucraino. Meloni li supplica di fare
almeno presenza alla cena di gala a Roma. Ma non basterà un pasto gratis per
ammorbidirli. Le loro richieste per tornare in partita sono precise. Visto che
non può pagare i debiti, all’Ucraina resta solo una via: liberalizzare per
svendere.
Creditori privati?
Alla
conferenza di Roma il governo italiano cercherà in tutti i modi di promuovere
la soluzione dei creditori privati. Senza darlo troppo a vedere, però. Basti
notare che sul sito ufficiale della conferenza è espressamente indicato
l’obiettivo di «affrontare gli eccessi di regolamentazione sui mercati e sul
mercato del lavoro». Mentre sul sito del nostro ministero degli esteri la frase
viene tradotta con un più mite «semplificazione delle regole», senza attardarsi
sui dettagli.
Tra
Occidente e Russia chi si mangia di più d’Ucraina?
Sotto il fumo dei nascondimenti, comunque, l’arrosto verrà servito come
si deve. Con un piatto forte a centrotavola: cancellare la “legge marziale” che
aveva rinviato le bancarotte. In questo modo si faciliteranno le liquidazioni e
le acquisizioni. In una fase di prezzi ai minimi, oltretutto. Come da
richiesta, svendite a vantaggio dei capitali esteri.
Se la Russia punta a mangiarsi l’Ucraina coi massacri delle armi
militari, l’Occidente ci prova con le sottigliezze delle armi finanziarie. Con
mani sporche di sangue o con guanti bianchi, sempre di spartizione si tratta.
Eppure Meloni farà di tutto per mostrare che i “volenterosi” per l’Ucraina sono
innanzitutto “generosi”. La celebrata generosità dei creditori.

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