Tra i polverosi scaffali delle librerie di Khartoum si
aggirano dei fantasmi silenziosi.
Sono i fantasmi dei libri proibiti del Sudan, quelli che avrebbero voluto sussurrare al suo popolo delle atrocità del Darfur, ma anche raccontare le grandi rivoluzioni avvenute nel mondo e le falle del governo sudanese. Sono i fantasmi di tutti quei libri che durante la dittatura di al-Bashir non sono mai stati messi in circolazione, e che non hanno mai raggiunto le case della gente.
Sono i fantasmi dei libri proibiti del Sudan, quelli che avrebbero voluto sussurrare al suo popolo delle atrocità del Darfur, ma anche raccontare le grandi rivoluzioni avvenute nel mondo e le falle del governo sudanese. Sono i fantasmi di tutti quei libri che durante la dittatura di al-Bashir non sono mai stati messi in circolazione, e che non hanno mai raggiunto le case della gente.
Era solo lo scorso ottobre quando “Their Story is My Story,
Women and Religion”, scritto dalla femminista Nahid El Hasan,
venne confiscato nel bel mezzo della Fiera Internazionale del Libro di
Khartoum.
Sono tanti i viaggiatori che negli anni, arrivando all’aeroporto della capitale sudanese, si sono visti sottoporre a stretti controlli da parte del personale di sicurezza, che come squali affamati ricercavano nei loro bagagli qualsiasi traccia di libro proibito.
Omar al-Bashir voleva un popolo ignorante e disinformato: come molti altri dittatori, aveva capito che un Governo può controllare quasi tutto – tranne le idee. E se non può controllare le idee, può almeno controllare ciò che le genera: i libri, il sistema educativo, Internet.
Sono tanti i viaggiatori che negli anni, arrivando all’aeroporto della capitale sudanese, si sono visti sottoporre a stretti controlli da parte del personale di sicurezza, che come squali affamati ricercavano nei loro bagagli qualsiasi traccia di libro proibito.
Omar al-Bashir voleva un popolo ignorante e disinformato: come molti altri dittatori, aveva capito che un Governo può controllare quasi tutto – tranne le idee. E se non può controllare le idee, può almeno controllare ciò che le genera: i libri, il sistema educativo, Internet.
Secondo un rapporto di Freedom on
the Net del 2018, non solo la crescente crisi economica degli
ultimi anni ha reso l’accesso a Internet sempre più costoso, ma il Governo ha
anche cercato di controllarne i contenuti, bloccando
la diffusione di notizie scomode e promuovendo la circolazione di notizie false.
Molti dei giornalisti e degli attivisti coinvolti nell’organizzazione di
proteste su Facebook e Whatsapp sono stati interrogati ed
arrestati.
Dall’altra parte, la storia del sistema scolastico
sotto al-Bashir è quello di una nave che affonda e fa acqua da tutte le parti,
con un’istruzione che si proclama gratuita, ma in cui ai genitori, che di
solito vivono in condizioni di estrema povertà, è poi richiesto di farsi carico dei
costi di libri, tasse di iscrizione, esami ed uniformi scolastiche. Spesso
c’è difficoltà a dare ai figli persino un po’ di cibo per colazione, e i
bambini finiscono con l’andare a scuola molto affamati. Ed è così che le
famiglie si ritrovano davanti a due strade: non
mandare i figli a scuola, oppure scegliere quali figli mandare e quali no. Inevitabilmente,
i prediletti sono sempre i maschi, essendo in Sudan credenza diffusa
che la donna debba aspirare solo ad
occuparsi delle faccende di casa.
Secondo un rapporto
dell’UNICEF, infatti, il 49% delle figlie femmine non ha avuto
accesso nemmeno alle scuole elementari. Il risultato è un Paese in cui troppe
donne si ritrovano imprigionate all’interno della propria realtà
domestica, incapaci di leggere o scrivere.
Ma la risposta del popolo è arrivata forte e chiara.
Non solo dal dicembre scorso gruppi di ribelli, spesso guidati da donne, hanno iniziato a servirsi delle VPN e a creare gruppi su Facebook e Whatsapp per coordinare le rivolte. Non solo il popolo è riuscito in pochi giorni a spodestare ben due tiranni, ispirando il mondo intero: prima il dittatore che li controllava da quasi trent’anni, e poi ancora il capo militare Ibn Auf che si è proposto per guidare il Sudan durante questa fase di transizione. A lui il popolo sudanese ha risposto di farsi da parte, accusandolo di essere della stessa pasta di al-Bashir. E non è finita qui. Oggi tra le strade di Khartoum è stata rimessa in circolo una nuova e potente arma per combattere, un’arma infallibile: quella della conoscenza.
Non solo dal dicembre scorso gruppi di ribelli, spesso guidati da donne, hanno iniziato a servirsi delle VPN e a creare gruppi su Facebook e Whatsapp per coordinare le rivolte. Non solo il popolo è riuscito in pochi giorni a spodestare ben due tiranni, ispirando il mondo intero: prima il dittatore che li controllava da quasi trent’anni, e poi ancora il capo militare Ibn Auf che si è proposto per guidare il Sudan durante questa fase di transizione. A lui il popolo sudanese ha risposto di farsi da parte, accusandolo di essere della stessa pasta di al-Bashir. E non è finita qui. Oggi tra le strade di Khartoum è stata rimessa in circolo una nuova e potente arma per combattere, un’arma infallibile: quella della conoscenza.
Tra la folla di gente scesa a protestare tra le strade
di Khartoum c’è anche Abdirahman Moalim.
Moalim lavora alla Modern Kabo Library da quattordici anni, e nel mese di aprile ha capito di poter fare qualcosa per la sua gente. “Ho notato che tra i ragazzi scesi scesi in piazza ci sono tantissimi giovani, e ho visto che cercano sempre informazioni sui loro cellulari. Così ho pensato: potrei dargli dei libri, cosicché possano leggere e protestare allo stesso tempo.”
Moalim lavora alla Modern Kabo Library da quattordici anni, e nel mese di aprile ha capito di poter fare qualcosa per la sua gente. “Ho notato che tra i ragazzi scesi scesi in piazza ci sono tantissimi giovani, e ho visto che cercano sempre informazioni sui loro cellulari. Così ho pensato: potrei dargli dei libri, cosicché possano leggere e protestare allo stesso tempo.”
Ed è così che Moalim ha creato una vera e
propria biblioteca a cielo aperto tra
le strade di Khartoum, dove migliaia
di libri proibiti giacciono indisturbati sull’asfalto, aspettando
solo che qualcuno li legga – gli stessi libri che durante il regime di
al-Bashir erano introvabili.
Moalim si è improvvisato bibliotecario, rimanendo sul posto anche fino a mezzanotte.
“Sono qui a leggere da tre ore e non so per quanto
altro tempo rimarrò”, ha
dichiarato un insegnante di ventisette anni, tenendo in mano una preziosissima
copia di Long Walk to Freedom, di Nelson Mandela.
“Ho comprato un libro sul conflitto del Darfur. Lo cercavo da così tanti anni. Quando l’ho visto, ho detto a Moalim che non sarei andato via senza quel libro”, ha detto un uomo vicino alla biblioteca.
“Ho comprato un libro sul conflitto del Darfur. Lo cercavo da così tanti anni. Quando l’ho visto, ho detto a Moalim che non sarei andato via senza quel libro”, ha detto un uomo vicino alla biblioteca.
Omar al-Bashir voleva un popolo ignorante e
disinformato – ma i libri sull’asfalto di Khartoum cambiano le carte in tavola. Il popolo
sudanese oggi sta tornando a nutrirsi della linfa vitale che per tanti anni gli
è stata negata: il diritto di imparare, educarsi, pensare.
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