La Chiesa cattolica muove verso la soluzione di uno Stato unico
democratico per israeliani e palestinesi in piena uguaglianza? Questo
interrogativo è una semplificazione della linea complessa che il Vaticano porta
avanti in Medio oriente. Ciò nonostante è lecito porsi questa domanda leggendo
il documento approvato dall’Assemblea dei vescovi ordinari cattolici di Terra
Santa – presieduta da Moussa al Hage, arcivescovo maronita di Haifa – nel quale
si prende atto che la soluzione a Due Stati distinti per gli israeliani e i
palestinesi, sostenuta (tra ambiguità e ripensamenti) dalla comunità
internazionale dalla firma 25 anni degli Accordi di Oslo sino ad oggi, «non ha
portato da nessuna parte» e viene riproposta «inutilmente».
Non è una
bocciatura definitiva dei Due Stati. Ma il documento sottolinea che invocare
questa soluzione non serve a nulla mentre sul terreno Israele controlla tutto e
continua la colonizzazione dei territori dove potrebbe/dovrebbe nascere lo
Stato di Palestina. L’Unione europea appoggia l’indipendenza palestinese ma si
limita ad un sostegno politico simbolico. E gli Stati Uniti, con l’ingresso di
Donald Trump alla Casa Bianca, persino più di prima sono schiacciati sulle
posizioni della destra israeliana guidata da Benyamin Netanyahu, contraria allo
Stato palestinese.
Il documento
non rappresenta un appoggio indiretto al piano di Trump (noto come “Accordo del
secolo”) che, prendendo atto, come afferma il presidente americano, della
«situazione sul terreno», assegna a Israele il controllo di tutto. Al contrario
indica che la Chiesa cattolica guarda in avanti con una nuova visione «per
Gerusalemme e l’intera terra, chiamata Israele e Palestina, tra il fiume
Giordano e il mare Mediterraneo». E lo fa assegnando diritti e dignità a tutti,
senza distinzioni. «Tutti in questa Terra Santa – scrivono i vescovi – hanno
piena eguaglianza, l’uguaglianza che si addice a tutti gli uomini e le donne
creati uguali a immagine e somiglianza di Dio. Crediamo che l’uguaglianza,
qualunque siano le soluzioni politiche che potrebbero essere adottate, resti
una condizione fondamentale». Pertanto, aggiunge il documento, «è tempo per le
Chiese e i leader spirituali di indicare un’altra via, di insistere che tutti,
israeliani e palestinesi, sono fratelli e sorelle nell’umanità» e di esortare
«i cristiani in Palestina-Israele di unire le loro voci con gli ebrei, i
musulmani i drusi e ogni altro che condivida la visione di una società basata
sull’eguaglianza e sul bene comune».
Torna
l’interrogativo. La Chiesa cattolica ora prende in considerazione la soluzione
dello Stato unico per ebrei e palestinesi? Wadie Abu Nassar, analista politico
e portavoce delle Chiese non conferma e non smentisce. «Non tocca alla Chiesa
cattolica e alle altre Chiese indicare una soluzione politica, tuttavia la
Chiesa denuncia che la situazione attuale è insostenibile per la dignità degli
esseri umani in questa terra» spiega Abu Nassar rispondendo alle domande del manifesto «deve perciò essere garantita
uguaglianza e diritti a tutti, non è giusto che nella stessa terra alcuni
abbiamo più diritti di altri».
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