lunedì 20 maggio 2019

La prossima fermata è il collasso – Mapa (intervista a Carlos Taibo)




L’esaurimento delle materie prime, i disastri naturali causati dai cambiamenti climatici, il crollo del sistema finanziario, la disintegrazione dello stato sociale, la disoccupazione diffusa e massiccia. La fase terminale del capitalismo ha imboccato a grande velocità la via del collasso? Carlos Taibo, scrittore anarchico e docente di Scienze politiche a Madrid, molto noto per i suoi libri sulla storia dei movimenti anticapitalisti, l’autogestione, la democrazia diretta e la decrescita, ha scritto molto sul concetto di “collasso”, una realtà irreversibile in virtù della quale le istituzioni sociali si frantumano, assieme con i loro meccanismi di controllo e dominazione. In questa breve intervista, rilasciata in occasione della recente uscita dell’edizione portoghese del suo “Colapso” (qui potete scaricare l’edizione argentina), Taibo precisa che siamo molto vicini ma non siamo ancora entrati in quella fase irreversibile e spiega cosa possiamo fare per difenderci, a cominciare dall’estensione delle esperienze di autogestione a tutti gli ambiti della vita

Carlos Taibo insegna Scienze politiche all’Università Autonoma di Madrid ed è autore di una lunga lista di libri di storia, movimenti sociali, anarchismo e decrescita economica. Recentemente ha pubblicato anche in Portogallo Collasso, una lucida analisi delle possibili conseguenze dell’esaurimento dei combustibili fossili e dei percorsi che la società attuale potrebbe seguire. La traduzione in portoghese di questa opera vede ora la luce grazie a una collaborazione tra il Jornal MAPA e l’editrice Letra Livre.

Il momento che stiamo attraversando é caratterizzato da cambiamenti climatici, trasformazioni profonde nel sistema energetico, fallimento degli ecosistemi e una crisi sociale che si sta installando in forma permanente. É questo il Collasso?
Tutti questi elementi configurano il momento che prelude al collasso, ma con questo non intendo dire che essi siano esattamente il collasso vero e proprio. Il concetto di collasso rappresenta una realtà irreversibile in virtù della quale le istituzioni sociali si frantumano, assieme con i loro meccanismi di controllo e dominazione, e dove si riduce a livelli impensabili la soddisfazione di necessità che si descrivono, erroneamente, come di base. Nel fondo si evidenzia che quando le società divengono più complesse hanno bisogno di quantità crescenti di energia per risolvere molti dei loro problemi, in un momento in cui c’é una carenza massiva di energia. Detto in un altro modo, nella realtà attuale ancora non si sono rese visibili tutte le conseguenze drammatiche dei cambiamenti climatici e dell’esaurimento delle materie prime, mentre le strutture tradizionali di potere perdurano. Se vogliamo, il momento presente può continuare ad essere descritto come un momento di crisi. Quando parliamo di crisi diamo per scontato che sia possibile tornare allo scenario anteriore, cosa che sembra impensabile, tuttavia, in caso di collasso.

Le recenti proteste dei Gilet Gialli in Francia sono cominciate come una protesta contro l’aumento del prezzo dei carburanti, ma si sono evolute rapidamente per mettere in scacco tutto il sistema. Queste proteste fanno parte di questo collasso?
Non ne sono molto sicuro. Bisognerà attendere per vedere la deriva futura di un movimento come questo e di altri movimenti simili. É vero, in ogni caso, che un’interpretazione legittima suggerisce che all’origine di un movimento come quello dei Gilet Gialli ci sia la logica tradizionale della crisi, che conosciamo già da tempo. Era significativa la rivendicazione principale che parlava di riduzione del prezzo del carburante, una rivendicazione che si scontrava con il pensiero di molti di coloro che pensano che il sistema avanzi forzosamente verso una crisi terminale che vede nell’esaurimento delle materie prime energetiche il suo maggiore fondamento. Ma é vero, come evoca la domanda, che una buona parte del movimento dei Gilet Gialli si posiziona al di là di queste rivendicazioni parziali ed equivoche, a vantaggio di una contestazione generale del sistema. In ogni caso, abbiamo avuto nel caso spagnolo, pochi anni fa, un esempio, quello del 15M, che ci obbliga ad essere prudenti nel momento di valutare la dimensione contestatario-rivoluzionaria di iniziative di questa natura. Ciononostante, faremmo male a disprezzare le caratteristiche di movimenti di democrazia di base, assembleari e orizzontali, impegnati in un chiaro rifiuto delle leadership, come quello dei Gilet Gialli.

Quali dovrebbero essere le azioni e le idee più importanti per navigare nei tempi che corrono?
Credo che si dovrà cercare un’approssimazione delle persone e organizzazioni che soddisfino due condizioni. La prima é la scommessa nell’autogestione in tutti gli ambiti della vita. La seconda é la coscienza delle sfide che derivano dal collasso del sistema, sfide che ci obbligano a mettere sul piatto verbi come decrescere, disurbanizzare, de-tecnologizzare, de-patriarcalizzare, de-colonizzare e de-complessificare le nostre vite. Credo che buona parte del nostro pensiero e della nostra azione debba sorgere dalla ferma convinzione che le persone comuni sono molto più coscienti del significato di queste parole di quello che una prima lettura farebbe concludere. Se non partiamo da questa convinzione, non faremo altro che riprodurre vecchi schemi avanguardisti che, con il tempo, hanno dimostrato di avere un impatto molto limitato.

(Fonte: Jornal Mapa - Traduzione per Comune-info: Michela Giovannini)


Nessun commento:

Posta un commento