1.
Nel 2001 gli Usa, dopo gli attentati a New York e
Washington, cominciarono la guerra al terrorismo in Afghanistan e ci siamo
ritrovati il terrorismo in casa, nato da quel jihadismo che gli stessi
americani alimentarono negli anni Ottanta per far fuori l’Urss. E tutti siamo
andati prontamente in Afghanistan a dare una mano contro Al Qaida e il Mullah
Omar mentre adesso gli Usa negoziano proprio con i talebani. Ma perché teniamo
ancora 800 soldati a Herat che ci costano un occhio nella testa.
2.
Nel 2003 gli Stati uniti, in compagnia
dell’ineffabile Tony Blair, da noi venerato come un idolo da una sinistra
invertebrata, mentirono spudoratamente sulle armi di distruzione di massa di
Saddam e affondarono insieme all’Iraq il Medio Oriente intero. Centinaia di
migliaia di morti e una destabilizzazione senza fine: anche lì siamo andati a
dare manforte a Washington o qualcuno si è già dimenticato di Nassiriya?
3.
Nel 2011 gli Usa volevano cacciare Assad, che
è ancora al suo posto, spingendo la Turchia e le monarchie del Golfo a usare i
jihadisti e l’Isis. Poi sono riusciti insieme a Francia e Gran Bretagna – e alla
nostra attiva complicità – a buttare giù il Colonnello Gheddafi con le
conseguenze che sono sotto gli occhi di tutti: un marasma sulla sponda Sud di
casa nostra e la peggiore sconfitta subita dall’Italia dalla seconda guerra
mondiale.
4.
Nel 2016 a Washington avevano sperato, con il
raffazzonato golpe del 15 luglio, di far fuori Erdogan che aveva dato retta
alla signora Clinton e rischiava di trovarsi con un pugno di mosche, al punto
che poi si era alleato con la Russia e l’Iran. Forse anche allora gli Usa avevano
fatto credere ai golpisti turchi di avere le forze armate dalla loro parte,
visto che i militari americani di Incirlik abbandonarono le postazioni e la
base Nato venne chiusa dal governo. Certo queste sono cosucce che oggi dà anche
un po’ fastidio ricordare.
5.
Poi gli Usa, per rientrare nel gioco siriano, hanno
usato i curdi contro il Califfato ma Trump stava per abbandonarli a loro
destino, cioè a un nuovo massacro organizzato da Erdogan. Il tutto doveva avere
lo scopo di contenere l’influenza iraniana nella regione per tenere bordone a
Israele e all’Arabia Saudita che conduce un conflitto disastroso in Yemen,
un’altra guerra per procura contro l’Iran.
6.
Per gradire, dopo essere uscito dall’accordo sul
nucleare con Teheran, Trump ha riconosciuto Gerusalemme capitale dello stato
ebraico e l’annessione israeliana del Golan. Alla faccia delle risoluzioni Onu:
ma perché convocano ancora il Consiglio di Sicurezza?
7.
Nel 2019 gli Stati Uniti hanno annunciato di
avere sconfitto l’Isis ma il terrorismo prosegue e forse gli Usa tengono in
vita Al Baghdadi, da loro stessi liberato dal carcere nel 2004: l’arci-nemico
jihadista potrebbe di nuovo servirgli contro l’Iran per riaccendere il
conflitto sciiti-sunniti, così ben orchestrato già nel 1980 quando Saddam
Hussein attaccò la repubblica islamica di Khomeini con l’appoggio occidentale e
i soldi delle petro-monarchie.
8.
Perché – dannata memoria – quando Al
Baghadi nel giugno 2014 conquistò Mosul, seconda città irachena, gli Stati
uniti non mossero un dito e furono le milizie sciite e i pasdaran iraniane a
limitare alle porte di Baghdad la frana delle forze armate irachene che si
erano liquefatte. Adesso tocca al Venezuela essere travolto dalla propaganda
americana. E qui come al solito abboccano.
9.
Come scriveva Tommaso Di Francesco sul
manifesto del 3 aprile: non ci sono più i Pinochet, i golpisti di una volta. Se
non fosse per il clima da guerra fredda tra Mosca e Washington e le sofferenze
del popolo venezuelano, ci sarebbe quasi da ridere. Il tentativo di
insurrezione del leader dell’opposizione Juan Guaidó, autoproclamatosi mesi fa
presidente ad interim, è stata una delle operazioni più maldestre messe in
piedi negli ultimi tempi dagli Stati uniti di Donald Trump.
10.
A cadere nella trappola di un golpe doveva
essere il presidente Maduro, alleato della Russia di Putin, invece ci è cascato
il giovane Guaidò, che si è giocato un pezzo di credibilità e forse anche
qualche cosa di più. Se continua di questo passo non troveremo più un Venezuela
intero, come non si trova più sulla mappa un Iraq, una Siria e una Libia.
Avvisate anche quelli che qui dormono nella nostra ovattata «cabina di regia».
Nessun commento:
Posta un commento