“Prego per lui ma ora vedrà le cose più chiaramente”:
il disgustoso post di Pillon sulla morte di Zucconi - Giulio
Cavalli
Se volete toccare le vette del disgusto istituzionale, se
volete gustarvi come questi intendano il pensiero unico, se volete conoscere da
più vicino il famoso Pillon di quella proposta di legge vomitevole che ha acceso
proteste in tutta Italia, se volete vedere quanto si possa strumentalizzare la
morte e la religione tutto in pochissime parole come un obbrobrioso rapace
allora leggetevi questo post, se riuscite
a non vomitare, dedicato alla morte di Vittorio Zucconi, giornalista
de La Repubblica mancato sabato.
“Ho appreso la notizia della morte di Vittorio Zucconi”,
scrive Pillon. “Prego per lui, perché al di là delle inutili e faziose
celebrazioni di Repubblica, si salvi l’anima. Ora, dove si trova,
vede tutto più chiaramente”.
E, badate bene, non si tratta di uno delle
decine di messaggi di congratulazione che arriva da qualche bimbominkia su
Facebook, no, qui siamo di fronte a un rappresentante istituzionale che decide
deliberatamente di elevare il proprio giudizio non solo in terra ma anche
nell’aldilà appoggiandosi a un religiosissimo cattolicesimo che, chissà perché,
dovrebbe renderlo elevato rispetto a tutti gli altri.
Pillon, insomma, non è solo un (pessimo) politico ma è in
missione per conto di dio (o meglio, della sua rappresentazione del suo dio)
per valutare chi è giusto e chi è sbagliato in questa Terra. Non c’è nulla di
diverso dal bacio del rosario del suo capo Salvini o dallo sventolare il
Vangelo mentre si lascia morire seccate le persone su una nave.
Sono gli stessi che si battono strenuamente per i feti,
eppure non hanno il coraggio di guardare negli occhi i bambini che arrivano
salvati dall’inferno libico. Sono quelli che davvero sono convinti di essere i
possessori del giusto e dello sbagliato senza essere in grado di tenere una
discussione, un dibattito o un pensiero contrario. Ci sono loro, i beati, e
tutti quelli che non sono d’accordo sono nemici della patria e ora addirittura
condannati.
Il richiamo al pensiero unico in nome di dio è l’ennesimo
rivolo ributtante di una deriva che fa schifo solo a scriverla e che pure qui
viene condonata in nome della volontà popolare. E così anche la morte diventa
un’occasione su cui lucrare per qualche spicciolo di propaganda.
Anche la morte di un nemico diventa
l’occasione per sottolinearne le posizioni contrarie al governo. Anche la
morte, insomma, diventa un orpello da sventolare: il Vangelo, il rosario, la
morte. E questi sono quelli che ci parlano di futuro, badate bene.
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