Libertà di insegnamento - Matteo Saudino
(La vignetta di Mauro Biani pubblicata da il manifesto del 17 maggio)
La vicenda di Rosa Maria Dell’Aria,
docente di Lettere dell’istituto tecnico Vittorio Emanuele III di Palermo,
sospesa dal ministero dell’Istruzione per quindici giorni con stipendio
dimezzato, è di una gravità inaudita e senza precedenti nella
storia dell’Italia repubblicana e democratica. La professoressa è stata,
infatti, duramente sanzionata per non aver controllato e censurato il lavoro di
ricerca svolto da alcuni suoi studenti, i quali, affrontando il tema delle
leggi razziali fasciste del 1938, hanno costruito un parallelismo tra le
politiche discriminatorie di Mussolini e le politiche su migranti e rifugiati
attuate dal ministero dell’Interno.
La sospensione dell’insegnante conferma il clima di crescente e
insostenibilerepressione nei
confronti della scuola e di tutti coloro che esprimono in modo democratico un
dissenso verso il governo, il quale, non passa giorno, invece, senza che
conceda legittimità politica e spazi pubblici a gruppi e movimenti neo
fascisti, in aperta violazione della Costituzione italiana.
L’iniziativa del ministero dell’Istruzione contro la professoressa di
Palermo è un attacco violento alla
libertà di insegnamento e ai diritti civili e politici di ogni cittadino, di
fronte al quale non si può rimanere muti, inermi e complici. La scuola, infatti, deve rimanere una
comunità libera, un luogo in cui poter alimentare lo studio, il pensiero
critico e l’esercizio pratico della democrazia. Gli studenti di Palermo con la
loro ricerca non hanno insultato nessuno, bensì hanno semplicemente applicato
una di quelle competenze che sempre gli vengono richieste: rielaborare in modo
personale il presente a partire da quanto letto, studiato e appreso in classe.
Se gli allievi in questione hanno rilevato un collegamento tra le
discriminazioni razziali durante il fascismo e le politiche portate avanti da
Salvini nei confronti dei migranti, vi è solo da fare loro un applauso, in
quanto dalle loro fertili riflessioni si può fare della scuola un luogo di discussione e confronto e non una caserma di
obbedienza o un supermercato di consumo. E ciò è valso anche per il passato,
quando gli studenti hanno mosso critiche a Berlusconi, Renzi, Moratti o
Gelmini. Il potere, invece ancora una volta, vuole che gli insegnanti si
trasformino in vigilantes e esecutori degli ordini e che taglino sul nascere
ogni albero di dissenso e di autonomia di pensiero.
Dietro il mantra “Fuori la politica dalla scuola”
si nasconde la volontà di fare dell’istruzione uno strumento per controllare la
società e formare stupidi e mansueti burattini. E chi non si adegua e conforma a tale
prospettiva va sanzionato e punito.
La vicenda di Rosa Maria dell’Aria ha messo in luce il volto becero e
violento di chi ci governa. Di fronte a tali soprusi, che minacciano la debole
democrazia italiana, serve una forte e consapevole mobilitazione del mondo
della scuola, docenti e studenti uniti, del lavoro e della società civile.
Prima che sia troppo tardi.
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