Pochi libri
ci aiutano a leggere la realtà come il libro dell’Apocalisse, un libro che non
ha nulla a che fare con la fine del mondo, come purtroppo è stata interpretata
attraverso i secoli. Il libro dell’Apocalisse è stato scritto da un profeta
cristiano alla fine del primo secolo, per
aiutare le comunità cristiane dell’Asia Minore a leggere con occhi critici
l’Impero Romano, nel suo momento di massima gloria e potenza. Il
profeta invita le piccole comunità cristiane a non lasciarsi affascinare dallo
splendore dell’Impero, ma a leggerlo criticamente.
Il profeta
può fare questa lettura critica perché lo legge, partendo da Gesù, crocifisso
dall’Impero e da tutte le persone crocifisse nell’Impero Romano. Un Impero,
quello romano che permetteva a pochi romani (5%) di calpestare il 95% della
popolazione, in buona parte costituita da schiavi o ex-schiavi. Il profeta fa questa critica
utilizzando l’immaginario dei quattro cavalieri dell’Apocalisse che
rappresentano le forze oppressive all’interno dell’Impero. Il cavallo
bianco rappresenta un Impero vittorioso nelle sue guerre. La sua vittoria però
è la vittoria della violenza politica (cavallo rosso), dell’oppressione economica
(cavallo nero) e della morte (cavallo verdastro). Chi fa quest’analisi è un
esiliato nell’isola di Patmos a causa della ‘Parola di Dio’ e della
‘testimonianza di Gesù’! Per fare questa analisi il profeta ha dovuto
utilizzare il ‘codice’: un linguaggio che solo la comunità a cui si rivolgeva
poteva capire.
Se l’Apocalisse fosse caduta nelle mani dei servizi
segreti romani non avrebbero capito nulla. La letteratura apocalittica è sovversiva ma in
‘codice’. E’ incredibile come un profeta abbia letto l’Impero Romano in maniera
così dura. Lo ha potuto fare perché ha letto l’Impero partendo dagli
impoveriti, dai vinti, dai crocifissi.
Dobbiamo
sempre chiederci da dove leggiamo i
sistemi entro cui viviamo. Se oggi leggiamo il nostro Sistema da
Manhattan, non possiamo che rimanerne ammirati. Ma se lo leggiamo da una
baraccopoli africana come Korogocho, dove sono vissuto per 12 anni, la
leggeranno in ben altra maniera: e cioè, come
un Impero mondiale vittorioso che impoverisce i più e affama, uccide con guerre
sanguinose e violenta il Pianeta Terra (Gaia).
Oggi viviamo
dentro un Impero economico-finanziario, anzi più finanziario che economico:
infatti sono le banche a governare il mondo. Questo poi permette a sempre meno
persone di possedere ricchezze. OXFAM afferma che gli otto uomini più ricchi al
mondo hanno tanto quanto 3.6 miliardi di persone più povere. E l’1% della
popolazione mondiale ha più del 99% della stessa.
Questo Sistema economico-finanziario permette poi al
10% della popolazione mondiale di consumare il 90% dei beni prodotti. Il
risultato è sotto gli occhi di tutti: tre miliardi di persone costrette a vivere con
due dollari al giorno, e un miliardo che soffre la fame e trenta milioni di
morti per fame all’anno. “Questa economia uccide”, afferma Papa Francesco
nell’enciclica Evangelii Gaudium.
Tutto questo
Sistema regge perché chi ha e sta bene, e per chi è armato fino ai denti. le
armi proteggono i privilegi e lo sfruttamento. Ogni giorno infatti ben
4.5 miliardi di dollari vengono spesi in armi. Gli USA da soli spenderanno nei
prossimi anni mille miliardi di dollari per rinnovare il proprio armamentario
nucleare: la bomba atomica è la Regina del terrore.
Il problema è che questo sistema
economico-finanziario militarizzato sta talmente depredando le risorse del
Pianeta che ci sta saltando l’Eco-sistema. Questo Sistema infatti emette nell’atmosfera trenta
miliardi di tonnellate di anidride carbonica che creano l’effetto serra con il
conseguente surriscaldamento. Se continueremo su questa strada, gli scienziati
dell’ONU ci dicono che rischiamo a fine secolo dai 3,5° ai 5,5° gradi centigradi
in più.
Sarebbe una
catastrofe per il Pianeta e per l’Homo Sapiens, che purtroppo è diventato Homo
demens,come dice lo psichiatra Vittorino Andreoli che nel suo
ultimo libro denuncia l’attuale involuzione della civiltà, da “homo sapiens sapiens ad homo demens demens”. Il
nostro infatti è un Sistema che ammazza per fame, ammazza per guerre e uccide
il Pianeta vivente (Gaia), rivelandosi un Sistema di morte.
Se il
profeta dell’Apocalisse aveva definito l’Impero Romano una Bestia orrenda, un
mostro, non so come descriverebbe un Sistema come il nostro, ben più bestiale
di quello di Roma. Un grande profeta del nostro tempo, il vescovo brasiliano
Pedro Casaldaliga così descrive il nostro Sistema: “La blasfemia dei nostri
giorni, l’eresia suprema, che finisce per essere la macroidolatria del
mercato globale e del dio denaro. L’insensibilità delle religioni di fronte
alla macro-ingiustizia istituzionalizzata oggi nel neoliberismo, che è peccato
mortale, omicida e suicida. Perché il
neoliberismo esclude e discrimina l’immensa maggioranza dell’umanità. Questo è
il peccato del mondo e può essere il peccato della Chiesa.”
L’analisi
che fa il vescovo Pedro Casaldaliga, è simile a quella del profeta
dell’Apocalisse per le prime comunità cristiane: ci fa leggere la realtà del
nostro sistema economico-finanziario con altri occhi. E’ quello che ci aiutano
a fare gli autori di questo volume, a leggere la realtà con altri occhi. Un
noto scrittore keniano Ngugi O’ Thiongo chiama questo percorso “decolonizzare la mente.”Significa
mettere in crisi la maniera in cui abbiamo continuato a guardare al Continente
Africa.
Trovo questo
libro molto bello, in particolare lo sono due capitoli: ”I mali dell’Africa” e “Aiutiamoli a casa loro: la
menzogna più ipocrita e crudele” .Per me questo libro è stato una
boccata d’ossigeno in questo momento di razzismo e xenofobia rampante in Europa
e in Italia, così ben espressa dall’attuale ministro degli Interni Salvini e da
molti dei suoi omologhi europei. E’ una sfida enorme quella che ci sta davanti:
o riusciremo a riconoscere l’Altro come una ricchezza, proprio perché diverso
da me o saremo destinati a sbranarci vicendevolmente: e questo inizio di
cambiamento evolutivo ed etico è quello studiato dagli Autori.
E’ quello che in Africa chiamiamo Ubuntu:
io sono perché noi siamo. Un concetto così ben espresso dal
vescovo di Oran (Algeria) Pierre Claverie , ucciso nel 1996 :”Non c’è umanità
se non al plurale e quando pretendiamo di possedere la verità o di parlare a
nome dell’umanità, cadiamo nel totalitarismo o nell’esclusione.”
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