martedì 14 maggio 2019

Ubuntu. Io sono perché noi siamo - Alex Zanotelli



Pochi libri ci aiutano a leggere la realtà come il libro dell’Apocalisse, un libro che non ha nulla a che fare con la fine del mondo, come purtroppo è stata interpretata attraverso i secoli. Il libro dell’Apocalisse è stato scritto da un profeta cristiano alla fine del primo secolo, per aiutare le comunità cristiane dell’Asia Minore a leggere con occhi critici l’Impero Romano, nel suo momento di massima gloria e potenza. Il profeta invita le piccole comunità cristiane a non lasciarsi affascinare dallo splendore dell’Impero, ma a leggerlo criticamente.
Il profeta può fare questa lettura critica perché lo legge, partendo da Gesù, crocifisso dall’Impero e da tutte le persone crocifisse nell’Impero Romano. Un Impero, quello romano che permetteva a pochi romani (5%) di calpestare il 95% della popolazione, in buona parte costituita da schiavi o ex-schiavi. Il profeta fa questa critica utilizzando l’immaginario dei quattro cavalieri dell’Apocalisse che rappresentano le forze oppressive all’interno dell’Impero. Il cavallo bianco rappresenta un Impero vittorioso nelle sue guerre. La sua vittoria però è la vittoria della violenza politica (cavallo rosso), dell’oppressione economica (cavallo nero) e della morte (cavallo verdastro). Chi fa quest’analisi è un esiliato nell’isola di Patmos a causa della ‘Parola di Dio’ e della ‘testimonianza di Gesù’! Per fare questa analisi il profeta ha dovuto utilizzare il ‘codice’: un linguaggio che solo la comunità a cui si rivolgeva poteva capire.
Se l’Apocalisse fosse caduta nelle mani dei servizi segreti romani non avrebbero capito nulla. La letteratura apocalittica è sovversiva ma in ‘codice’. E’ incredibile come un profeta abbia letto l’Impero Romano in maniera così dura. Lo ha potuto fare perché ha letto l’Impero partendo dagli impoveriti, dai vinti, dai crocifissi.
Dobbiamo sempre chiederci da dove leggiamo i sistemi entro cui viviamo. Se oggi leggiamo il nostro Sistema da Manhattan, non possiamo che rimanerne ammirati. Ma se lo leggiamo da una baraccopoli africana come Korogocho, dove sono vissuto per 12 anni, la leggeranno in ben altra maniera: e cioè, come un Impero mondiale vittorioso che impoverisce i più e affama, uccide con guerre sanguinose e violenta il Pianeta Terra (Gaia).
Oggi viviamo dentro un Impero economico-finanziario, anzi più finanziario che economico: infatti sono le banche a governare il mondo. Questo poi permette a sempre meno persone di possedere ricchezze. OXFAM afferma che gli otto uomini più ricchi al mondo hanno tanto quanto 3.6 miliardi di persone più povere. E l’1% della popolazione mondiale ha più del 99% della stessa.
Questo Sistema economico-finanziario permette poi al 10% della popolazione mondiale di consumare il 90% dei beni prodotti. Il risultato è sotto gli occhi di tutti: tre miliardi di persone costrette a vivere con due dollari al giorno, e un miliardo che soffre la fame e trenta milioni di morti per fame all’anno. “Questa economia uccide”, afferma Papa Francesco nell’enciclica Evangelii Gaudium.
Tutto questo Sistema regge perché chi ha e sta bene, e per chi è armato fino ai denti. le armi proteggono i privilegi e  lo sfruttamento. Ogni giorno infatti ben 4.5 miliardi di dollari vengono spesi in armi. Gli USA da soli spenderanno nei prossimi anni mille miliardi di dollari per rinnovare il proprio armamentario nucleare: la bomba atomica è la Regina del terrore.
Il problema è che questo sistema economico-finanziario militarizzato sta talmente depredando le risorse del Pianeta che ci sta saltando l’Eco-sistema. Questo Sistema infatti emette nell’atmosfera trenta miliardi di tonnellate di anidride carbonica che creano l’effetto serra con il conseguente surriscaldamento. Se continueremo su questa strada, gli scienziati dell’ONU ci dicono che rischiamo a fine secolo dai 3,5° ai 5,5° gradi centigradi in più.
Sarebbe una catastrofe per il Pianeta e per l’Homo Sapiens, che purtroppo è diventato Homo demens,come dice lo psichiatra Vittorino Andreoli che nel suo ultimo libro denuncia l’attuale involuzione della civiltà, da “homo sapiens sapiens ad homo demens demens”. Il nostro infatti è un Sistema che ammazza per fame, ammazza per guerre e uccide il Pianeta vivente (Gaia), rivelandosi  un Sistema di morte.

Se il profeta dell’Apocalisse aveva definito l’Impero Romano una Bestia orrenda, un mostro, non so come descriverebbe un Sistema come il nostro, ben più bestiale di quello di Roma. Un grande profeta del nostro tempo, il vescovo brasiliano Pedro Casaldaliga così descrive il nostro Sistema: “La blasfemia dei nostri giorni, l’eresia suprema, che finisce per essere  la macroidolatria del mercato globale e del dio denaro. L’insensibilità delle religioni di fronte alla macro-ingiustizia istituzionalizzata oggi nel neoliberismo, che è peccato mortale, omicida e suicida. Perché il neoliberismo esclude e discrimina l’immensa maggioranza dell’umanità. Questo è il peccato del mondo e può essere il peccato della Chiesa.”
L’analisi che fa il vescovo Pedro Casaldaliga, è simile a quella del profeta dell’Apocalisse per le prime comunità cristiane: ci fa leggere la realtà del nostro sistema economico-finanziario con altri occhi. E’ quello che ci aiutano a fare gli autori di questo volume, a leggere la realtà con altri occhi. Un noto scrittore keniano Ngugi O’ Thiongo chiama questo percorso “decolonizzare la mente.”Significa mettere in crisi la maniera in cui abbiamo continuato a guardare al Continente Africa.
Trovo questo libro molto bello, in particolare lo sono due capitoli: ”I mali dell’Africa” e “Aiutiamoli a casa loro: la menzogna più ipocrita e crudele” .Per me questo libro è stato una boccata d’ossigeno in questo momento di razzismo e xenofobia rampante in Europa e in Italia, così ben espressa dall’attuale ministro degli Interni Salvini e da molti dei suoi omologhi europei. E’ una sfida enorme quella che ci sta davanti: o riusciremo a riconoscere l’Altro come una ricchezza, proprio perché diverso da me o saremo destinati a sbranarci vicendevolmente: e questo inizio di cambiamento evolutivo ed etico è quello studiato dagli Autori.
E’ quello che in Africa chiamiamo Ubuntu: io sono perché noi siamo. Un concetto così ben espresso dal vescovo di Oran (Algeria) Pierre Claverie , ucciso nel 1996 :”Non c’è umanità se non al plurale e quando pretendiamo di possedere la verità o di parlare a nome dell’umanità, cadiamo nel totalitarismo o nell’esclusione.”

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