Patriarca Emerito di Gerusalemme, 6 maggio 2019
C’è una guerra a Gaza, come c’è già
stata una, due e altre volte ancora. Gaza e il suo popolo sono in uno stato di
guerra permanente. Sono stati continuamente sotto assedio per 13 anni, una
guerra a cui sono sottoposti ogni giorno. Oggi è cominciato il mese di Ramadan,
un mese di digiuno, preghiera, pentimento e opere buone. Vediamo invece che
dentro e intorno a Gaza esplode la morte. Anche Israele si lamenta per la
guerra. Ieri, 5 maggio, il Ministro della Difesa israeliano con un tweet ha
gridato al mondo che tutti devono vedere gli Israeliani che per il secondo
giorni di fila si sono svegliati sotto una pioggia di razzi sparati da Gaza e
caduti in Israele.
La guerra è dolorosa per Israele dopo
due giorni. È ugualmente e anche più dolorosa a Gaza dopo 13 anni di assedio.
La guerra è un male assoluto sia per gli Israeliani che per i Palestinesi.
Signor Ministro, la chiave per la pace e la fine della guerra non è nelle mani
di un mondo esterno a cui fare appello: è semplicemente nelle tue mani e nelle
mani di Israele.
La questione non è solo Gaza, ma tutto
il popolo palestinese. La questione è l’ingiustizia inflitta da generazioni al
popolo palestinese. Israele si rifiuta di vedere i Palestinesi come esseri
umani con gli stessi diritti di tutti gli esseri umani. Israele ha provato
ripetutamente a risolvere la questione con i metodi della guerra e della
violenza. Fino ad oggi non c’è riuscito e ora si parla di una soluzione
imminente, fatta di ombre e basata sul non-riconoscimento dei diritti
palestinesi. Non porterà a una giusta soluzione: sarà un altro fallimento.
La soluzione sarebbe semplice, se solo
Israele volesse vedere. Se volesse vedere che i Palestinesi hanno gli stessi
diritti degli Israeliani, perché sono tutti uguali come esseri umani. Spetta a
Israele -che è il più forte- realizzare questa eguaglianza. Aver ignorato fino
ad oggi questa eguaglianza non ha giovato a nessuno: ora anche Israele soffre
per la guerra contro Gaza.
La soluzione è semplice. Gli esseri
umani israeliani non devono rimanere esposti alla guerra, e nemmeno gli esseri
umani palestinesi. Sono umani entrambi ed eguali in umanità. Facciamo appello a
Israele, agli amici di Israele, a chi vuole la sopravvivenza e la sicurezza di
Israele, affinché si rendano conto che il popolo palestinese e quello israeliano
hanno uguali diritti e uguali doveri e sono capaci di fare la pace.
Alle autorità israeliane diciamo: sta
nelle vostre mani se continuare a tenere noi e voi stessi in una continua
guerra e una continua ostilità, ma sta anche nelle vostre mani la decisione di
incamminarci insieme da eguali verso una vita di dignità, pace e sicurezza.
Imparate la lezione che viene da ormai 70 anni di guerra, anni che non hanno
portato né sicurezza né pace. La causa del popolo palestinese non può essere
risolta con la violenza o imponendo soluzioni ingiuste, ma solo con la
giustizia e l’eguaglianza. Questa è la chiave per la pace o per la guerra, in
Israele e in Palestina. La chiave per aprire le porte della pace è nelle mani
di Israele.
Traduzione di Donato Cioli
Nessun commento:
Posta un commento