Diplomazia e buona
educazione
Rozzo come sempre, e sempre un po’ di più.
Donald Trump ieri in un’intervista alla Cbs, dichiara che intende lasciare un
contingente di militari in Iraq per “controllare l’Iran”. Peccato si sia
dimenticato -dettaglio politicamente non trascurabile- di farne cenno ai
padroni di casa, a quegli iracheni nei cui confronti gli Stati Uniti hanno
trascorsi tutt’altro che lineari o molto spesso ‘sofferti’. Qualche guerra
contro di troppo, e quelle armi di distruzione di massa mai esistite, ad
esempio. ‘America First’ alla Trump, e fottitene del resto del mondo, anche
nella forme e nelle buone maniere. Lui bada al sodo e ai soldi di casa propria.
«Abbiamo costruito una base incredibile e costosa in Iraq, perfettamente situata per controllare le differenti zone dell’agitato Medio Oriente-, a spiegazione degli interessi in campo- Continueremo a monitorare e a vedere se ci sono problemi. Se qualcuno cerca di costruire armi atomiche o altro, lo sapremo prima che riescano a farlo», con chiaro riferimento all’attuale ‘nemico assoluto’ iraniano.
«Abbiamo costruito una base incredibile e costosa in Iraq, perfettamente situata per controllare le differenti zone dell’agitato Medio Oriente-, a spiegazione degli interessi in campo- Continueremo a monitorare e a vedere se ci sono problemi. Se qualcuno cerca di costruire armi atomiche o altro, lo sapremo prima che riescano a farlo», con chiaro riferimento all’attuale ‘nemico assoluto’ iraniano.
‘Ospiti’ sempre meno
graditi
«Il presidente degli Stati Uniti non ha
chiesto il permesso dell’Iraq per far rimanere le truppe americane nel Paese
con l’obiettivo di controllare l’Iran», dichiara piccato da Baghdad il
presidente iracheno Barham Salih. «Le truppe americane sono presenti in Iraq
nell’ambito di un accordo tra Baghdad e Washington con la missione specifica di
combattere il terrorismo. Si attengano a questo accordo». Decisamente irritato
il neo presidente iracheno, che, assieme e mille problemi nazionali, ha alle
spalle secoli di storia e di orgoglio nazionale, conoscenze e concetti poco
frequentati dall’americano.
Peggio, i commenti/offesa di Trump, segnala Gianpaolo Cadalanu su Repubblica, arrivano mentre gli Stati Uniti stanno negoziando con l’Iraq da settimane, per consentire a centinaia di truppe di supporto americane che ora operano in Siria, di passare alle basi in Iraq per colpire lo Stato islamico. Uscita dalla Siria per sistemarsi alla porta accanto, la presa in giro svelata.
Peggio, i commenti/offesa di Trump, segnala Gianpaolo Cadalanu su Repubblica, arrivano mentre gli Stati Uniti stanno negoziando con l’Iraq da settimane, per consentire a centinaia di truppe di supporto americane che ora operano in Siria, di passare alle basi in Iraq per colpire lo Stato islamico. Uscita dalla Siria per sistemarsi alla porta accanto, la presa in giro svelata.
Incontinenza verbale
pericolosa
«Alti ufficiali e diplomatici americani
hanno criticato le dichiarazioni del presidente americano, perché potrebbero
minare i negoziati in corso, fomentando la paura degli iracheni di una
manipolazioni per le proprie priorità», leggiamo. Ed era anche facile capirlo
se l’interesse che muove l’incontenibile presidente twittante, fosse bene
collettivo e non propaganda a vantaggio elettorale personale.
Duro ma inattaccabile il presidente del Paese ospite (salvo nuova occupazione militare). «Trump non sovraccarichi l’Iraq con i suoi problemi – ha aggiunto Salih – Gli Stati Uniti rappresentano una presenza importante, ma non perseguano sempre e solo le loro priorità politiche. Noi viviamo qui», dichiara al canale Al-Arabia. L’Iraq la cui popolazione è divisa, in delicatissimo equilibrio, tra sciiti filo iraniani, sunniti e kurdi. Problema lacerante per l’Iraq le tensioni tra i suoi due maggiori alleati, aggravata dai modi ‘trumpiani’. «È di fondamentale interesse per il nostro Paese avere buoni rapporti con l’Iran», prova a spiegare Salih, al rozzo collega alla Casa Bianca.
Duro ma inattaccabile il presidente del Paese ospite (salvo nuova occupazione militare). «Trump non sovraccarichi l’Iraq con i suoi problemi – ha aggiunto Salih – Gli Stati Uniti rappresentano una presenza importante, ma non perseguano sempre e solo le loro priorità politiche. Noi viviamo qui», dichiara al canale Al-Arabia. L’Iraq la cui popolazione è divisa, in delicatissimo equilibrio, tra sciiti filo iraniani, sunniti e kurdi. Problema lacerante per l’Iraq le tensioni tra i suoi due maggiori alleati, aggravata dai modi ‘trumpiani’. «È di fondamentale interesse per il nostro Paese avere buoni rapporti con l’Iran», prova a spiegare Salih, al rozzo collega alla Casa Bianca.
Nessun commento:
Posta un commento