Qualche
giorno fa il segretario della Lega, Matteo
Salvini, si è presentato
trionfante alla fiera delle armi di Vicenza, HIT Show, per raccogliere gli
applausi non solo dei cacciatori veneti, degli “sportivi” e dei cosiddetti
“appassionati”, ma soprattutto dei produttori bresciani di armi. Ci
è andato per rassicurarli che entro marzo sarà approvata la nuova legge sulla
legittima difesa. Quella che, a suo dire, permetterà “agli onesti cittadini” di
“difendersi in casa propria” senza dover incorrere in estenuanti e costosi
processi. Una legge fatta apposta per realizzare il motto tenacemente ripetuto
dal leader del Carroccio: “la
difesa è sempre legittima”.
Legittima difesa? Sì ma con le armi!
Checché ne
dica Salvini, il disegno di legge che è attualmente in seconda lettura al Senato, costituisce un chiaro invito ad armarsi. Il
testo recita, infatti, che “sussiste sempre il
rapporto di proporzione tra offesa e difesa” se taluno legittimamente presente
nell’abitazione o in un altro luogo di privata dimora, o ogni altro luogo ove
venga esercitata un’attività commerciale, professionale o imprenditoriale, “usa un’arma legittimamente detenuta o altro mezzo
idoneo al fine di difendere la propria o la altrui incolumità, i beni propri o
altrui, quando non vi è desistenza e vi è pericolo di aggressione”.
Si introduce
così una presunzione di tutti i requisiti della legittima difesa,presunzione
che è da ritenersi assoluta, considerato il ricorso all’avverbio “sempre”. Come ha evidenziato
con un comunicato l’Associazione italiana dei professori di Diritto
penale (Aipdp)
questo disegno di legge trasforma l’attuale “diritto di legittima difesa” in
“diritto di difesa”. E soprattutto in diritto di difesa con
le armi.
Una riforma pericolosa
La situazione attuale dei reati e dei delitti in
Italia non giustifica l’assunzione di misure
che potrebbero invece avere conseguenze devastanti sulla sicurezza dei
cittadini. Furti e rapine nelle abitazioni e nei negozi sono in
costante calo. Non solo: secondo i dati del Viminale, presentati in una ricerca
di Marzio Barbagli e Alessandra Minello dal titolo “L’inarrestabile declino degli omicidi”, anche gli omicidi sono in forte calo rispetto
all’inizio degli anni Novanta (da 1442 nel 1992 a 397 nel 2016): in particolare
mostrano una consistente diminuzione quelli compiuti dalla criminalità comune
(da 879 a 144) e dalla criminalità organizzata (da 342 a 55). Ma soprattutto
sono più che dimezzati gli omicidi per furti
o rapine: si passa da una media annuale di oltre 70 ad inizio
anni Novanta a circa 30 nell’ultimo quinquennio, di cui 19 nel 2016. E sono stati 16
nel 2017.
Di contro,
nel 2016 gli omicidi non attribuibili alla criminalità bensì di tipo interpersonale ammontano a 128 e costituiscono quasi
un terzo di tutti gli omicidi perpetrati in Italia (397). Ciò sta a significare che oggi
il pericolo maggiore per l’incolumità delle persone non
consiste nelle rapine in abitazioni o in esercizi commerciali, ma nell’ambiente familiare e
interpersonale. Quello che, appunto, la nuova legge sulla
legittima difesa si propone di armare col pretesto del difendersi dai ladri.
Un favore ai produttori di armi
Ma allora a cosa e, soprattutto, a chi serve la
nuova legge sulla legittima difesa? Serve
soprattutto ai produttori di armi. Le attività legate alla caccia,
quelle che tradizionalmente hanno favorito la vendita di fucili, sono da anni
in calo. Le aziende hanno urgente bisogno di trovare nuovi acquirenti. Certo un
po’ di nuovi appassionati di tiro al volo ci sono. Aumentano anche i sedicenti
sportivi e soprattutto quelli che prendono la licenza solo per avere un’arma in
casa. Ma è poca cosa. Va
perciò creato un nuovo mercato, quello appunto delle armi
da difesa personale (pistole, revolver, fucili a pompa e
anche fucili semiautomatici, si proprio quelli che vengono usati per fare
stragi in America).
Per incentivare questo mercato occorre far leva
sulla paura e sulla necessità di difendersi. Ed è qui che la modifica della legge sulla legittima
difesa arriva a pennello. Non è un caso, allora, che l’anno scorso, Matteo
Salvini abbia firmato proprio a HIT Show un “Impegno d’onore” con
un’associazione che ha ricevuto il pieno sostegno dei produttori e dei rivenditori
italiani di armi. Associazione che, pur avendo pochissimi iscritti (“poche
migliaia”, dice il suo presidente che, stranamente, non è mai in grado di
riferire il numero preciso),serve perfettamente agli scopi
di produttori e rivenditori di armi: quella, cioè, di stabilire un
filo diretto – e senza esporsi in prima
persona – con un referente politico di caratura nazionale in
grado di incentivare il mercato delle armi. Il voto per lui è assicurato. E da allora Salvini non
ha perso occasione per farsi scattare foto con un fucile in mano.
HIT Show, la fiera delle armi
Qui torna in
ballo HIT Show. Il salone fieristico che da cinque anni si tiene a Vicenza e
che quest’anno si è rifatto il look aggiungendo, per la passione per le
scampagnate fuori porta, “Outdoor Passion”. Fin dalla prima edizione è stato
chiaro – a chi non aveva i paraocchi – che la fiera vicentina costituisce
un’abileoperazione ideologica per incentivare la
diffusione delle armi. E, proprio per
questo, è subito diventata la passerella
elettorale prediletta da diversi rappresentanti della destra,
Lega e Fratelli d’Italia in testa. Anche quest’anno è servita perfettamente
allo scopo in vista delle prossime elezioni europee.
Come noto, Hit Show è l’unico salone fieristico in tutti i
paesi dell’Unione europea in cui sono esposte tutte le armi cosiddette “comuni” (cioè
praticamente tutte tranne quelle “da guerra”), nel quale è permesso l’accesso
al pubblico compresi i minori “accompagnati da un adulto” e nel quale e – sta
qui il punto – basta acquistare uno spazio espositivo e si può svolgere
qualsiasi attività, tra cui raccogliere firme per iniziative di rilevanza
politica (come proposte di legge per la “legittima difesa”, per petizioni e
campagne contro le norme europee, ecc.), organizzare eventi cosiddetti
“culturali” con i rappresentanti di un solo partito, invitare parlamentari per
trovare agganci politici per le proprie iniziative e finanche fare propaganda
elettorale.
HIT Show, un feudo intoccabile
Mi sono
chiesto spesso come persone non certo favorevoli alla diffusione delle armi.
come l’ex sindaco di Vicenza, Achille Variati, e
l’attuale sindaco di Rimini, Andrea Gnassi, non siano riusciti, nonostante il
loro ruolo di rappresentanti istituzionali delle Amministrazioni
pubbliche principali azioniste di Italian Exhibition Group (IEG), a far adottare agli
organizzatori di HIT Show (IEG e ANPAM) alcune semplici regole di
responsabilità sociale l’impresa atte a garantire che la manifestazione
fieristica sia conforme alle finalità dichiarate e cioè sia una
manifestazione “dedicata alla caccia, al tiro sportivo e all’outdoor”.
Me lo sono chiesto anche in considerazione delle pressanti richieste a loro
rivolte fin dalla prima edizione da associazioni nazionali (come l’Osservatorio
OPAL e Rete Disarmo) e da numerose associazioni locali. Richieste che sono state ribadite con forza anche nei
giorni scorsi.
Non ho
trovato risposta. Ma credo di non essere troppo lontano dal vero nell’affermare
che HIT Show rappresenta per alcuni promotori del salone fieristicoun vero e proprio feudo. Lo è per la Confavi (Confederazione delle
Associazioni Venatorie Italiane), quella che all’entrata in fiera distribuisce borse gialle con inclusi manifestini
elettorali (si veda il video dell’anno scorso di “La Repubblica” dal min. 3:45). E soprattutto per i
produttori di armi. Nella mentalità
feudale del “paroni a casa nostra” (padroni a casa nostra) non c’è
spazio per la modernità della responsabilità sociale d’impresa. La fiera è il mio castello: “Fòra o sparo!”.
Fonte: Unimondo.org
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