Putin a
Belgrado: «La Russia non lascerà i Balcani alla Nato». L’ovvio politico
strategico che sfugge alla politichetta in vigilia elettorale tra europeisti e
non, e giornalettismo fai da te delle militanze politiche via web. Eppure i
fatti, a volerli leggere, sono evidenti. O a saperli leggere?
Quelli che in Europa con
lo ‘sconto’ Nato
La Nato come ormai consuetudine e vizio,
sempre prima della Unione Europea. Forzatura pessima a rischio mortale per noi,
già avvenuta con l’arruolamento Nato sul fronte dell’ex patto di Varsavia che
ha concesso ‘sconti’ di ammissione all’Unione europea a Paesi a cui mancano
numerosi requisiti base. E adesso si vede! Anzi, si paga, con loro, gli
‘Europeisti-Nato’, alla testa di vari movimenti nazional popular sovranisti
contro l’Europa che li aveva promossi benché asini. Vogliono cambiare l’Unione,
forse ad asimmetria diffusa? Ma non è questa l’eventuale polemiche che oggi ci
interessa. Nella parte da sempre più lacerata e critica del continente, i
Balcani, stanno accadendo fatti di rilevanza strategica assoluta, ma nessun
governo o coalizione politica di antica democrazia in Europa (e nel mondo)
sembra volersene accorgere. O ignoranti e incapaci, o pazzi.
Gli arruolamenti Nato prossima
la Macedonia
I Balcani verso una omogeneizzazione
militare visto che quella politica te la sogni. Imminente arruolamento della
Macedonia a completare lo schieramento sud e ad integrazione della ‘base
privata Usa’ che è di fatto il Kosovo. Completato dell’asse Adriatico, col
microscopico ma strategico Montenegro a fare da ponte tra Albania e Croazia,
resta qualche ‘fastidio atlantico’ in Bosnia, con quella ‘Srpska Republica’ di
Banja Luka, in rottura eterna con Sarajevo. Poi, ovviamente la Serbia. La
Serbia di Milosevic se vuoi diffamare gratis. La Serbia che ha liberato da sola
gran parte della Jugoslavia dai nazisti, se vuoi onorare la storia. E Belgrado
che, sfugge alla memoria dei più, conserva la cultura di ex capitale di una
grande scommessa politica internazionale: la allora Jugoslavia socialista che
litigava con Mosca, e l’essere stato Paese leader nell’altra splendida utopia
dei ‘Paesi Non allineati’ tra le due superpotenze in guerra fredda, con
personalità come Tito, Nehru, Sukarno e Nasser.
Il bagno di folla di
Putin giovedì sera a Belgrado
Alla manifestazione in onore Vladimir
Putin che ha riempito le vie del centro della capitale serba, lungo la Knez
Mihailova, stime ufficiali ma anche stampa indipendente, avrebbero partecipato
almeno 120mila persone. L’opposizione accusa il governo di aver pagato 13 euro
per ogni dimostrante, 1500 dinari. Organizzazione probabile ma senza troppi
troppi soldi, e non erano tutti orfani di Milosevic giovedì in piazza.
Carattere popolare della manifestazione, anche a dimostrazione del legame
plurisecolare cultural-religioso tra i due paesi slavi. «Non vi lasceremo soli»
ha gridat il presidente russo alla folla. Non vi lasceremo soli rispetto alle
burocrazie euro-bruxelliane sul fronte economico e alle prepotenze americano
kosovare sul fronte sicurezza, a partire da quell’esercito kosovano che tutti,
Onu garante, giuravano che mai sarebbe stato autorizzato. Ora i giuda lasciano
fare, in attesa di poter dire che la futura ammissione kosovaro albanese nella
Nato sarà soltanto per tenerli meglio sotto controllo.
Risoluzione 1244 Onu e
le bombe del 1999
«La Russia condivide le preoccupazioni
della leadership serba e dei suoi cittadini secondo cui le azioni
irresponsabili della leadership del Kosovo possono portare a una nuova
destabilizzazione nei Balcani», dice Putin che incassa applausi e assieme manda
messaggi alla cancelleria occidentali. Non solo fratellanza slava ma anche
affari, una serie di contratti militari multimiliardari con la Russia per
garantire la sua sicurezza nella regione. La Nato ovviamente non gradisce. La
nuova dirigenza serba, ribadisce la sua neutralità militare, mentre un ministro
ricorda al mondo che il contingente Kfor a targa Nato dovrebbe rimanere l’unica
forza armata nella autoproclamata repubblica kosovara. Nato-Usa col naso da
Pinocchio e coda di paglia, e prossima ritorsione Ue come gioco di sponda: ‘o
noi o Mosca’ rispetto alla domanda serba di ammissione all’Ue alternativa alla
partnership con Mosca. Putin ha preferito la concretezza dei soldi, contratti
per 230 milioni di euro L’ipotesi di allungare il gasdotto ‘Turkish stream’
fino a Belgrado per il totale fabbisogno del paese. E la firma di un accordo di
libero scambio con l’Unione eurasiatica, la piccola Ue dell’est.
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