1 – Il Mar Mediterraneo è stato la casa comune di civiltà millenarie nelle
quali l’interscambio culturale ha significato progresso e prosperità. Oggi è
divenuto la fossa comune di migliaia di giovani che vi trovano la morte per
l’assenza di canali d’ingresso legali e sicuri. Le città, luogo di convivenza
di uomini e donne di origini molto diverse tra loro e rifugio di migranti e
richiedenti asilo, guardano con stupore alla deriva degli stati europei nei
confronti dei diritti delle persone che cercano di attraversare il Mediterraneo
2 – Riteniamo legittimo l’obiettivo di fuggire dalla violenza o dalla
mancanza di opportunità e libertà democratiche e crediamo che la soluzione sia
la pace e la democrazia, così come riteniamo che le migrazioni debbano essere
gestite in maniera ordinata sotto il coordinamento di diversi organi
governativi. Riconosciamo altresì che i nuovi arrivati e le nuove arrivate
debbano avere gli stessi diritti e gli stessi doveri di ogni altro cittadino.
3 – La chiusura dei porti italiani e maltesi alle navi di soccorso e il
recente blocco burocratico nei porti spagnoli e italiani delle navi Open Arms,
Aita Mari, SeaWatch3, insieme a quello dei porti francesi, sono esempi pratici
di come anche l’Europa stia naufragando.
4 – Riteniamo che l’Europa naufraghi quando viola la legge del mare, quando
riduce i mezzi della propria guardia costiera, quando accusa di traffico di
esseri umani chi soccorre i migranti, facendo ciò che dovrebbero fare gli
stati, quando cerca di annullare i meccanismi di solidarietà nelle nostre
città. Naufraga quando i governi europei, nascosti dietro le proprie bandiere e
presunte soluzioni pratiche, rifiutano di aiutarsi in modo solidale
nell’affrontare il tema dei flussi migratori dovuti a conflitti regionali.
Naufraga il progetto europeo, quando si vendono armi e si alimenta il conflitto
a Sud e a Oriente del Mediterraneo senza assumersene alcuna responsabilità,
quando si sceglie di alzare muri per creare zone di buio informativo e
umanitario, quando si chiudono le frontiere comprando governi terzi e pagando
eserciti stranieri affinché facciano il lavoro sporco. Naufraga quando si
confondono le vittime dei conflitti con i loro assassini, come sta facendo
l’estrema destra europea.
5 – Dobbiamo salvare l’Europa da se stessa. Rifiutiamo di credere che la
risposta europea di fronte a questo orrore sia la negazione dei diritti umani e
l’inerzia di fronte al Diritto alla Vita. Salvare vite non è un atto
negoziabile e negare la partenza alle navi o rifiutarne l’entrata in porto è un
crimine. Costringere le persone a vivere in un clima crescente di
disuguaglianza su entrambe le sponde del mare è una soluzione a breve termine
che non garantisce alcun futuro, soprattutto quando i flussi migratori più
imponenti si producono seguendo altre rotte, non quelle marittime.
6 – Le città presenti vogliono riconoscere l’azione e il coraggio della
società civile rappresentata dalle navi di Open Arms, SeaWatch, Mediterranea,
Aita Mari, SeaEye, dal peschereccio di Santa Pola, dal sindaco di Riace, dalla
Guardia Costiera italiana e dallo spagnolo Salvamento Maritimo, così come di
tutte le organizzazioni umanitarie che operano alle frontiere. Esigiamo che il
governo italiano e quello spagnolo nonché la Commissione Europea abbandonino la
strategia di bloccarle e criminalizzarle.
7 – Oggi ci siamo riuniti a Roma per sigillare un’alleanza tra città
europee che diano appoggio alle organizzazioni umanitarie e alle navi europee
di soccorso nel Mediterraneo. Allo stesso tempo, le città europee continueranno
a lavorare insieme per combattere l’involuzione dei principi fondativi della UE
e riportare a galla il progetto europeo. Un’alleanza in mare e una in terra per
un Mediterraneo che abbia un futuro.
Nessun commento:
Posta un commento