Le sanzioni economiche americane sono state il peggior crimine contro
l’umanità dalla seconda guerra mondiale. Hanno ucciso più persone innocenti di
tutte le armi nucleari, biologiche e chimiche mai usate nella storia
dell’umanità.
Il fatto che agli Stati Uniti in Venezuela interessi il petrolio e
non la democrazia, può sorprendere solo chi ascolta le notizie ed ignora
la storia. Il Venezuela ha le maggiori riserve petrolifere del pianeta.
Controllare il Venezuela significa controllare una nazione che è un crocevia tra i caraibi, l’America del sud ed il centroamerica. Il controllo di questo paese è sempre stato un modo straordinariamente efficace per proiettare il potere in queste ed in altre nazioni.
Dal primo momento in cui Hugo Chavez è entrato in carica, gli Stati Uniti hanno cercato di rovesciare il movimento socialista venezuelano ricorrendo a sanzioni, tentativi di colpo di stato e finanziando i partiti dell’opposizione. E non c’è nulla di più antidemocratico di un colpo di stato.
Il relatore speciale del Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite, Alfred de Zayas, ha chiesto, pochi giorni fa, che la Corte penale internazionale indaghi sulle sanzioni economiche contro il Venezuela come possibile crimine contro l’umanità perpetrato dall’America.
Negli ultimi cinque anni, le sanzioni americane hanno eliminato il Venezuela dalla maggior parte dei mercati finanziari, ed hanno causato il crollo della produzione locale di petrolio. Come conseguenza, il Venezuela ha sperimentato il più grande declino negli standard di vita di qualsiasi altro paese nella storia dell’America Latina.
Prima delle sanzioni americane, il socialismo in Venezuela aveva ridotto la disuguaglianza e la povertà mentre le pensioni si espandevano. In America nello lo stesso periodo è accaduto esattamente il contrario. Il presidente Chavez ha destinato le entrate petrolifere venezuelane in spese sociali come assistenza sanitaria gratuita , istruzione, reti alimentari sovvenzionate ed edilizia abitativa.
Per comprendere appieno perché l’America sta conducendo una guerra economica contro il popolo venezuelano, bisogna analizzare la relazione storica tra il sistema del petrodollaro e le sanzioni di distruzione di massa: prima del XX secolo, il valore del denaro era legato all’oro. Quando le banche prestavano denaro, erano legate alla disponibilità delle riserve auree. Ma nel 1971, il presidente degli Stati Uniti Richard Nixon cambiò le cose. Nixon e l’Arabia Saudita arrivarono all’ accordo Oil For Dollars che avrebbe cambiato il corso della storia e sarebbe diventata la causa principale di innumerevoli guerre per il petrolio. Sotto questo accordo del petrodollaro, l’unica valuta in cui l’Arabia Saudita poteva vendere il suo petrolio era il dollaro USA. Il Regno saudita avrebbe a sua volta garantito che i suoi profitti petroliferi tornassero nelle banche americane sotto forma di titoli del Tesoro .
In cambio, l’America si impegnò a fornire al regime della famiglia reale saudita protezione e tecnologia militare.
È stato l’inizio di qualcosa di veramente grande per l’America. L’accesso agli imperi del XX secolo definiti dal petrolio e dall’accordo sul petrodollaro fu la chiave per l’ascesa degli Stati Uniti come unica superpotenza mondiale. La macchina da guerra americana funziona con il petrolio ed è finanziata dal petrolio
I tentativi di qualsiasi nazione di opporsi al sistema del petrodollaro sono viste da Washington come equivalenti a una dichiarazione di guerra contro gli Stati Uniti d’America.
Negli ultimi due decenni l’Iraq, l’Iran, la Libia e il Venezuela hanno minacciato di vendere il loro petrolio in altre valute. Il risultato è stato che sono stati tutti soggetti a paralizzanti sanzioni statunitensi.
Col passare del tempo il sistema del petrodollaro è stato sempre più utilizzato non solo per il petrolio ma anche per la maggior parte delle altre merci e il dollaro USA lentamente divenne la moneta di riserva per le operazioni globali negli scambi commerciali. Questo sistema consente all’America di mantenere la sua posizione di dominio come unica superpotenza del mondo, nonostante i suoi incredibili 23 trilioni di debiti.
Il Venezuela, con una enorme ricchezza mineraria e con le maggiori riserve petrolifere del mondo, non dovrebbe essere solo ricco, ma il suo popolo l’invidia del mondo in via di sviluppo. Ma la nazione è essenzialmente in bancarotta perché le sanzioni americane li hanno tagliati fuori dal sistema finanziario internazionale, ed è costato all’economia venezuelana 6 miliardi di dollari negli ultimi cinque anni. Senza sanzioni, il Venezuela potrebbe facilmente risalire la china grazie alla garanzia di alcune delle sue abbondanti risorse o delle sue riserve in oro da 8 miliardi di dollari, che le consentirebbero di ottenere i prestiti necessari per rilanciare la loro economia.
Per comprendere appieno la natura insidiosa della crisi venezuelana, è necessario comprendere la genesi delle sanzioni economiche. Al culmine della seconda guerra mondiale, il presidente Truman emise un ordine affinché i bombardieri americani sganciassero “Fat Man” e “Little Boy” nelle città di Hiroshima e Nagasaki, uccidendo all’istante 140.000 persone. Le immagini raccapriccianti che sono emerse dalle macerie sono state trasmesse nei televisori di tutto il mondo ed hanno causato una indignazione senza precedenti. Il contraccolpo politico ha costretto i politici statunitensi ad escogitare un’arma più sottile di distruzione di massa: le sanzioni economiche.
Nel 1948 le Nazioni Unite chiarirono il significato di “armi di distruzione di massa”: “armi atomiche esplosive, armi di materiale radioattivo, armi chimiche e biologiche letali e qualsiasi arma sviluppata in futuro che abbia caratteristiche comparabili in termini di effetto distruttivo a quelli della bomba atomica o di altre armi di cui sopra “.
Controllare il Venezuela significa controllare una nazione che è un crocevia tra i caraibi, l’America del sud ed il centroamerica. Il controllo di questo paese è sempre stato un modo straordinariamente efficace per proiettare il potere in queste ed in altre nazioni.
Dal primo momento in cui Hugo Chavez è entrato in carica, gli Stati Uniti hanno cercato di rovesciare il movimento socialista venezuelano ricorrendo a sanzioni, tentativi di colpo di stato e finanziando i partiti dell’opposizione. E non c’è nulla di più antidemocratico di un colpo di stato.
Il relatore speciale del Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite, Alfred de Zayas, ha chiesto, pochi giorni fa, che la Corte penale internazionale indaghi sulle sanzioni economiche contro il Venezuela come possibile crimine contro l’umanità perpetrato dall’America.
Negli ultimi cinque anni, le sanzioni americane hanno eliminato il Venezuela dalla maggior parte dei mercati finanziari, ed hanno causato il crollo della produzione locale di petrolio. Come conseguenza, il Venezuela ha sperimentato il più grande declino negli standard di vita di qualsiasi altro paese nella storia dell’America Latina.
Prima delle sanzioni americane, il socialismo in Venezuela aveva ridotto la disuguaglianza e la povertà mentre le pensioni si espandevano. In America nello lo stesso periodo è accaduto esattamente il contrario. Il presidente Chavez ha destinato le entrate petrolifere venezuelane in spese sociali come assistenza sanitaria gratuita , istruzione, reti alimentari sovvenzionate ed edilizia abitativa.
Per comprendere appieno perché l’America sta conducendo una guerra economica contro il popolo venezuelano, bisogna analizzare la relazione storica tra il sistema del petrodollaro e le sanzioni di distruzione di massa: prima del XX secolo, il valore del denaro era legato all’oro. Quando le banche prestavano denaro, erano legate alla disponibilità delle riserve auree. Ma nel 1971, il presidente degli Stati Uniti Richard Nixon cambiò le cose. Nixon e l’Arabia Saudita arrivarono all’ accordo Oil For Dollars che avrebbe cambiato il corso della storia e sarebbe diventata la causa principale di innumerevoli guerre per il petrolio. Sotto questo accordo del petrodollaro, l’unica valuta in cui l’Arabia Saudita poteva vendere il suo petrolio era il dollaro USA. Il Regno saudita avrebbe a sua volta garantito che i suoi profitti petroliferi tornassero nelle banche americane sotto forma di titoli del Tesoro .
In cambio, l’America si impegnò a fornire al regime della famiglia reale saudita protezione e tecnologia militare.
È stato l’inizio di qualcosa di veramente grande per l’America. L’accesso agli imperi del XX secolo definiti dal petrolio e dall’accordo sul petrodollaro fu la chiave per l’ascesa degli Stati Uniti come unica superpotenza mondiale. La macchina da guerra americana funziona con il petrolio ed è finanziata dal petrolio
I tentativi di qualsiasi nazione di opporsi al sistema del petrodollaro sono viste da Washington come equivalenti a una dichiarazione di guerra contro gli Stati Uniti d’America.
Negli ultimi due decenni l’Iraq, l’Iran, la Libia e il Venezuela hanno minacciato di vendere il loro petrolio in altre valute. Il risultato è stato che sono stati tutti soggetti a paralizzanti sanzioni statunitensi.
Col passare del tempo il sistema del petrodollaro è stato sempre più utilizzato non solo per il petrolio ma anche per la maggior parte delle altre merci e il dollaro USA lentamente divenne la moneta di riserva per le operazioni globali negli scambi commerciali. Questo sistema consente all’America di mantenere la sua posizione di dominio come unica superpotenza del mondo, nonostante i suoi incredibili 23 trilioni di debiti.
Il Venezuela, con una enorme ricchezza mineraria e con le maggiori riserve petrolifere del mondo, non dovrebbe essere solo ricco, ma il suo popolo l’invidia del mondo in via di sviluppo. Ma la nazione è essenzialmente in bancarotta perché le sanzioni americane li hanno tagliati fuori dal sistema finanziario internazionale, ed è costato all’economia venezuelana 6 miliardi di dollari negli ultimi cinque anni. Senza sanzioni, il Venezuela potrebbe facilmente risalire la china grazie alla garanzia di alcune delle sue abbondanti risorse o delle sue riserve in oro da 8 miliardi di dollari, che le consentirebbero di ottenere i prestiti necessari per rilanciare la loro economia.
Per comprendere appieno la natura insidiosa della crisi venezuelana, è necessario comprendere la genesi delle sanzioni economiche. Al culmine della seconda guerra mondiale, il presidente Truman emise un ordine affinché i bombardieri americani sganciassero “Fat Man” e “Little Boy” nelle città di Hiroshima e Nagasaki, uccidendo all’istante 140.000 persone. Le immagini raccapriccianti che sono emerse dalle macerie sono state trasmesse nei televisori di tutto il mondo ed hanno causato una indignazione senza precedenti. Il contraccolpo politico ha costretto i politici statunitensi ad escogitare un’arma più sottile di distruzione di massa: le sanzioni economiche.
Nel 1948 le Nazioni Unite chiarirono il significato di “armi di distruzione di massa”: “armi atomiche esplosive, armi di materiale radioattivo, armi chimiche e biologiche letali e qualsiasi arma sviluppata in futuro che abbia caratteristiche comparabili in termini di effetto distruttivo a quelli della bomba atomica o di altre armi di cui sopra “.
Le sanzioni sono chiaramente l’arma più letale di distruzione di massa del
XXI secolo.
Nel 2001, l’amministrazione statunitense ci fece credere che
l’Iraq aveva armi di distruzione di massa; che l‘Iraq era uno stato
terrorista; che l‘Iraq era legato ad Al Qaeda. Tutto si è rivelato essere
una grande menzogna. In effetti, l’America sapeva già che le sole armi di
distruzione di massa che Saddam possedeva non erano di natura nucleare. Sapeva
che poteva avere armi chimiche e biologiche perché lei stessa gliele vendette
nel 1991 perché le usasse contro l’Iran (ed alla fine si accertò che non aveva
neanche quelle ndt)
Ciò che l’amministrazione americana non ci ha detto è che Saddam Hussein
era un forte alleato degli Stati Uniti. La ragione principale per rovesciare
Saddam e colpire il popolo iracheno con le sanzioni era il fatto
che l’Iraq aveva abbandonato il petrodollaro come valuta di scambio per la
vendita del petrolio.
Le Nazioni Unite stimano che 1,7 milioni di iracheni siano morti a causa
delle sanzioni di Bill Clinton; 500.000 dei quali erano bambini. Nel
1996, Madeleine Albright, segretario di stato americano, il
principale funzionario di politica estera americana intervistata da un
giornalista che chiedeva spiegazioni sul rapporto delle nazioni unite
ed in particolare sulla morte dei bambini iracheni ha risposto:
“Penso che questa sia una scelta molto difficile, ma il prezzo – pensiamo che
ne valga la pena”. Chiaramente, le politiche di sanzioni statunitensi non sono
altro che un genocidio commissionato dallo stato.
Negli ultimi cinque anni, le sanzioni hanno causato un calo del reddito pro
capite venezuelano del 40 per cento, un declino simile a quello della guerra in
Iraq e della Siria al culmine dei loro conflitti armati. Milioni di venezuelani
hanno dovuto lasciare il paese. Se l’America è così preoccupata per i
rifugiati, Trump dovrebbe smetterla di promuovere le disastrose politiche
estere che in realtà li creano. Sotto Chavez, il Venezuela aveva
una politica di accoglienza dei rifugiati. Il presidente Chavez ha
trasformato il Venezuela nella società più ricca in America Latina
con il reddito più equo.
Un altro leader, molto diffamato, e che ha usato le entrate del
petrolio per migliorare il benessere del suo popolo, è Muammar
Gheddafi, anche lui sottoposto a severe sanzioni. Nel 1967 il colonnello
Gheddafi ereditò una delle nazioni più povere dell’Africa; tuttavia, quando fu
assassinato, Gheddafi trasformò la Libia nella nazione più ricca dell’Africa.
Forse, il più grande crimine di Gheddafi, agli occhi della NATO, era la sua
ricerca di smettere di vendere petrolio libico agli Stati Uniti ed ha iniziato
ad usare, per la vendita del petrolio una nuova valuta
africana legata all’oro. Ed è per questo che nell’agosto 2011,
il presidente Obama ha confiscato 30 miliardi di dollari dalla Banca centrale
della Libia, che Gheddafi aveva stanziato per l’istituzione di una Banca
centrale africana e per sostenere la nascita del Dinaro Africano
legato all’oro.
L’Africa ha l’industria petrolifera in più rapida crescita nel mondo e le
vendite di petrolio in una moneta africana comune sarebbero state
particolarmente devastanti per il dollaro americano, l’economia americana, e in
particolare l’élite responsabile del sistema del petrodollaro.È per
questo motivo che il presidente Clinton ha firmato l’ormai
famigerata Iran-Libya Sanctions Act, che l’organizzazione
delle nazioni unite United NationsChildren’sFund ha
detto essere stata la causa di grandi sofferenze tra i
civili “limitando severamente le scorte di carburante, l’accesso al denaro
e ai mezzi di rifornimento di scorte di cibo e farmaci essenziali“.
Chiaramente, le sanzioni statunitensi sono armi di distruzione di massa.
Non molto tempo fa, l’Iraq e la Libia erano i due stati più moderni e laici
del Medio Oriente e del Nord Africa, con i più alti standard di vita regionali.
Oggigiorno, l’intervento militare statunitense e le sanzioni economiche hanno
trasformato la Libia e l’Iraq in due delle nazioni più in
disastrate del mondo.
“Vogliono prendere il petrolio della Libia e non si preoccupano delle vite
del popolo libico”, ha osservato Chavez durante l’intervento
occidentale in Libia nel 2011.
A settembre 2017, il presidente Maduro ha attuato la
promessa di Chavez di quotare il petrolio in Yuan piuttosto
che in dollari USA. Alcune settimane dopo Trump ha firmato un nuovo
giro di sanzioni paralizzanti ai danni del popolo venezuelano.
Il 28 gennaio scorso, il consigliere della sicurezza nazionale
degli Stati Uniti John Bolton ha annunciato nuove sanzioni che
essenzialmente rubano 7 miliardi di dollari dalla compagnia petrolifera statale
venezuelana. In quella conferenza stampa, Bolton ha sfacciatamente
agitato un bloc notes nel quale era scritto che si minacciava
l’invio “5.000 soldati in Colombia”. Poi, interrogato dai
media Bolton ha semplicemente detto: “Il presidente Trump ha
dichiarato che tutte le opzioni sono sul tavolo”.
I media americani sono indiscutibilmente l’istituzione più corrotta in
America. I giornali possono magari cavillare sulle
politiche interne di Trump, ma quando si tratta di iniziare le guerre per il
petrolio all’estero cantano un’unica canzone. Fox News, la CNN e il New
York Times hanno tutti incoraggiato la nazione alla guerra in Iraq
con il pretesto di armi fittizie di distruzione di massa, mentre
l’America stava effettivamente usando le sanzioni di distruzione di massa sul
popolo iracheno. Lo hanno fatto in Libia e ora lo stanno facendo di nuovo
in Venezuela. Democrazia e libertà sono sempre state la cortina fumogena di
fronte all’espansione capitalista per il petrolio, e d i media occidentali
sono la macchina che genera questo fumo. Da tempo è in corso una
guerra economica contro il Venezuela, ma la guerra militare è ormai imminente.
Trump ha appena assunto Elliot Abrams come inviato speciale
degli Stati Uniti per il Venezuela, che ha una lunga e turbolenta storia
in America Latina. Abrams si è dichiarato colpevole di aver mentito
al Congresso sull’affare Iran Contra, che ha coinvolto l’America con
finanziamenti alla Contra in Nicaragua (ribelli finanziati dall’America che
combattevano il governo sandinista), ed è stato il peggior scandalo nell’era
Reagan. Abrams fu in seguito perdonato da George Bush Senior. Il
nuovo uomo di punta dell’America in Venezuela ha mentito anche sulla più
grande uccisione di massa nella recente storia dell’America Latina da parte di
forze addestrate negli Stati Uniti nel Salvador.
Non c’è niente di più antidemocratico di un colpo di
stato. Il relatore del Consiglio dei diritti umani delle Nazioni
Unite, Alfred de Zayas, ha sottolineato che l’obiettivo dell’America in
Venezuela è quello di “annientare questo governo e introdurre un governo
neoliberale che sta per privatizzare tutto e si venderà tutto, molte
multinazionali faranno enormi profitti e gli Stati Uniti sono in mano
alle multinazionali “.
Sin dal 1980 gli Stati Uniti sono passati dallo
stato che godeva del maggior credito
finanziario al paese più indebitato del mondo. Ma
grazie alla artificiosità del sistema del petrodollaro ed alla
enorme domanda per i dollari americani, l’America può continuare
un’espansione militare esponenziale, un deficit da record e spese
sfrenate.
In passato le esportazioni americane erano di beni orgogliosamente prodotti
in America. Oggi, la più grande esportazione americana è il dollaro. Qualunque nazione
come il Venezuela, che minaccia l’esportazione, incontra la seconda più grande
esportazione americana: le armi, tra le quali figurano le sanzioni di
distruzione di massa.
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