mercoledì 20 febbraio 2019

morire a Bratislava


Jan Kuciak, cronaca di un omicidio - CARLO BONINI, CECILIA ANESI, GIULIO RUBINO, LORENZO BAGNOLI, LUCA RINALDI (IRPI)
  

Il 21 febbraio di un anno fa, il giovanissimo reporter slovacco Jan Kuciak veniva assassinato insieme alla sua fidanzata Martina Kusnirova. Per questo duplice omicidio, la magistratura slovacca ha arrestato tre uomini e una donna, attualmente detenuti con l’accusa di essere stati gli esecutori materiali. “Repubblica”, insieme ai giornalisti di OCCRP, INVESTIGACE, Investigative Center of Jan Kuciak e a quelli del centro di giornalismo investigativo IRPI, che con Kuciak avevano lavorato fino al suo ultimo giorno di vita a un’inchiesta sulle infiltrazioni della ‘ndrangheta in Slovacchia, ha continuato a indagare su questa storia e quello che leggete oggi ne è il risultato. A cominciare dalla ricostruzione, attraverso documenti giudiziari e testimonianze sin qui inediti, di come Jan e Martina morirono, di cosa accadde nei giorni e nelle ore precedenti la loro fine. Di quali domande, in questa storia, restino ancora senza una risposta.

Era la sera di un mercoledì. Il 21 febbraio 2018. L’uomo che si avvicinò al civico 558 di via Brezova, una piccola casa di Velka Maca, paese a nord-est di Bratislava di poche migliaia di anime, stringeva in una mano una pistola Luger 9 millimetri. La porta di ingresso era aperta. Entrò e scivolò silenziosamente fino alla cucina. E fu solo allora che Martina Kusnirova lo vide. Si alzò di scatto dalla sedia su cui era assorta. Il colpo la centrò in volto, esattamente in mezzo agli occhi.
Al piano di sotto della casa, in cantina, Jan Kuciak udì un tonfo sordo. Risalì di corsa le scale. Fino a rimontarne gli ultimi gradini. Il petto urtò la canna della Luger. E un colpo a bruciapelo lo raggiunse al cuore. Il corpo di Jan precipitò indietro sulle scale. L’assassino si richiuse la porta della casa alle spalle, costeggiò un viale coperto dall’ombra dei pini e quindi raggiunse un campo da calcio. Afferrò il cellulare. Lasciò che il numero chiamato squillasse una sola volta. Il segnale. Quattro minuti dopo, una Citroen Berlingo gli si accostò. Salì sulla macchina che partì in direzione della città di Komarno.
In casa di Jan e Martina il telefonò cominciò a squillare. E avrebbe continuato a farlo per ore. A vuoto. Fino a quando qualcuno non avrebbe ritrovato quei due corpi quattro giorni dopo, il 25 febbraio.

La pianificazione dell’omicidio aveva richiesto due settimane…


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