venerdì 3 ottobre 2025

Avranno pensato a Blair perché Satana non era disponibile

Blair prende i soldi pure dal più grande finanziatore dell’esercito israeliano - Sabrina Provenzano

Quando è stato reso noto che Tony Blair avrebbe avuto un ruolo nella ricostruzione di Gaza, la commentatrice di sinistra Ash Sharkar ha affermato in diretta sulla Bbc: “Avranno pensato a lui perché Satana non era disponibile”. Un’iperbole, ma non lontana dal sentimento popolare diffuso, almeno fra chi ricorda le menzogne sull’esistenza di armi di distruzione di massa irachene con cui l’allora primo ministro convinse il parlamento a votare per la disastrosa invasione in Iraq. Di certo quella decisione segnò la fine della carriera politica dell’inventore del New Labour: ma il parlamento censurò ogni tentativo di inchiodarlo alle sue responsabilità. Blair non subì nessuna ripercussione legale o formale, e se la cavò scusandosi per i suoi errori, e ha sempre dichiarato di non aver mentito deliberatamente.

Quell’ombra, che lo segue sempre anche fra gli elettori laburisti, non gli ha impedito di rifarsi una verginità prima come mediatore internazionale, poi come consulente e lobbista. Ma lo ha seguito anche la disinvoltura etica, diciamo post-ideologica, che aveva segnato il suo successo ai tempi del New Labour: va bene tutto, purché funzioni. La lista dei suoi potenziali conflitti di interesse non ha fatto che crescere da quando si è ritirato dalla politica attiva. Blair, che dopo Downing Street ha accumulato circa 20 milioni di sterline annue, consulenze, ha intrattenuto rapporti e fornito consulenze ai peggiori autocrati del mondo. La sua posizione filo-Israele è nota.

Da primo ministro, dal 1997 al 2007, coltiva alleanze con Israele: visite a Sharon e Olmert, sostiene il “diritto di Israele all’autodifesa” durante la Seconda Intifada e vota contro risoluzioni Onu anti-israeliane. Come inviato del Quartetto, tentativo di mediazione che univa Russia, Usa, Russia e Onu, dal 2007 al 2015 lavora ai negoziati fra Israele e Palestina ma ne approfitta per fare da lobbista per progetti economici in Cisgiordania, fra cui un contratto con Wataniya Telecom, società cliente della Banca JP Morgan, che lo pagava 2 milioni l’anno per una consulenza. Spinge per il gasdotto Gaza Marine, un progetto di British Gas sempre legato a JP Morgan, ma qui il conflitto di interessi e l’assenza di trasparenza sono così clamorosi che gli costano il posto. Per i detrattori, queste pressioni hanno favorito investitori stranieri a scapito delle priorità palestinesi.

Il passaggio a Tony Blair Associates trasforma il lobbying in un meccanismo rodato. Nel 2011, la società fa pubbliche relazioni per il dittatore kazako Nursultan Nazarbayev: ammorbidisce le critiche sui diritti umani in nome di “riforme progressive”, in cambio di compensi destinati a opere benefiche. Colleziona clienti accusati di orribili e sistematiche violazioni dei diritti umani, da Gheddafi agli emiri kuwaitiani, che lo pagano milioni per costruirgli una credibilità internazionale: una cambiale che oggi appare in riscossione.

Nel 2016, Tba si fonde nel Tony Blair Institute for Global Change (Tbi): un’organizzazione non profit con 800 collaboratori in 45 paesi e un fatturato annuo di 145 milioni di sterline. Il suo maggiore finanziatore è Larry Ellison, cofondatore ebreo americano del colosso informatico Oracle, che dal 2021 gli dona oltre 200 milioni di sterline. Sionista convinto, Ellison è anche il principale donatore privato alle Idf, tramite l’organizzazione di supporto Friends of Idf; amico stretto di Benjamin Netanyahu, ha manifestato solidarietà pubblica durante la guerra di Gaza e influenza la politica americana pro-israeliana tramite una serie di think tank. Oracle opera in centri a Tel Aviv e Herzliya focalizzati sull’intelligenza artificiale e sul cloud per la sicurezza nazionale israeliana, contestati dal movimento Bbs per presunta complicità in violazioni dei diritti umani. In perfetto allineamento con il suo principale benefattore, Tbi spinge, anche sul governo laburista britannico, per l’implementazione di carte di identità digitali e di una governance basata su Ai, mentre da alcuni critici è vista come “promotore” per le vendite di Oracle a governi mondiali.

E consiglia il principe ereditario saudita Mohammed bin Salman sulle riforme di Vision 2030, nonostante Salman sia riconosciuto come mandante del barbaro omicidio del giornalista di opposizione Jamal Khashoggi.

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