il destino dei pochi indiani d'America sopravissuti è quello di stare chiusi nelle riserve, in silenzio, ubriachi e drogati, ma, quando serve, i giovani vengono mandati a combattere e a morire per gli interessi di chi gli ha rubato le terre e ha provato a sterminarli con un genocidio senza pietà, come sono tutti i genocidi.
Tayo è un reduce tormentato della guerra mondiale, ha visto morire tanti altri soldati, amici, e, purtroppo, l'amato cugino Rocky.
torna nella riserva, in New Mexico, e ricomincia la vita di prima, allevatore e quello che trova.
ricomincia a ubriacarsi con gli amici, come se non ci fosse un domani, e per fortuna incontra il vecchio Betonie, l’uomo medicina, che gli spiega perchè gli indiani soffrono a causa dei bianchi, ma anche i bianchi sono preda di una stregoneria che opprime il mondo.
e Tayo comincia a capire...
cercate e leggete Cerimonia, un gran libro (traduzione di Viola Marchi).
ps1: "...Sapeva di aver imparato la menzogna a memoria - la menzogna che avevano voluto che lui imparasse: solo le persone di pelle scura erano ladri; i bianchi non rubavano, perchè avevano sempre i soldi per comprare tutto ciò che volevano...Se i bianchi non avessero cominciato a guardare al di là di quella menzogna e a rendersi conto che la loro era una nazione costruita su terra rubata..." (pag. 226-227)
tutti i popoli oppressi e colonizzati in tutto il mondo hanno subito il lavaggio del cervello, gli oppressori sono da invidiare, le culture degli oppressi e colonizzati sono una merda, inoculano nelle menti degli oppressi la vergogna di sè e della propria lingua, le culture degli oppressori e dei colonizzatori sono il modello da seguire per il colonizzati, si pensi che chi poteva studiare doveva studiare dappertutto Language and English Civilization, mai la propria storia e civiltà, in tutto il mondo (anche io lo ricordo a scuola, la storia sarda era su base volontaria da parte degli insegnanti, su fotocopie sgualcite, mica come i ricchi e affascinanti libri d'inglese).
ps2: mi è tornato in mente l'ultimo bellissimo film dell'immenso, e sottovalutato, regista Michael Cimino, Verso il sole (The Sunchaser), protagonista un giovane navajo.
del film ecco due belle recensioni qui e qui, si può vedere il film in italiano qui.
Leslie Marmon Silko e il suo "Ceremony" sono senza
dubbio la scoperta più stupefacente del mio 2022. E' un libro difficile nel
senso che richiede diverse riletture (che io non vedo l'ora di fare) per essere
assorbito per bene; è un libro facile perché ti risucchia nel suo spensierato e
gioioso e faticoso aprire porte su dimensioni sconosciute, o comunque molto,
molto poco frequentate, dell'astratta infrastruttura letteraria/narrativa che
permette all'Homo sapiens di definirsi tramite il racconto. Meraviglioso e
imperdibile (e mi rammarica profondamente che sia così poco conosciuto da noi
in Italia).
Si può fare resistenza restando passivi? Spesso mi capita
di chiedermelo, in questi tempi bui, di individualismo esasperato, dove anche
la parola “attivismo” è stata tradita, contaminata dal mito dell’esibizionismo
individuale.
Di sicuro un periodo storico oscuro come quello che stiamo
vivendo favorisce – ma ne vedremo i risultati quando tornerà la luce –
l’introspezione. In questo senso il ripiegamento dell’individuo su sé stesso
potrebbe essere fertile per l’epoca futura. In un giorno che speriamo non sia
troppo lontano.
Questo è la cerimonia: un cerchio che si chiude. Leslie
Marmon Silko, meravigliosa scrittrice nativa americana classe 1948, descrive
nel suo capolavoro, pubblicato per la prima volta nel ’77, lo svolgersi di un
atto di rigenerazione che è sia individuale che collettivo. Il protagonista
Tayo è un giovane mezzosangue, di madre Pueblo Laguna e padre bianco. La
contraddizione più complessa di cui deve venire a capo, però, non è quella
relativa al suo sangue ibrido, ma quella di come sopravvivere alla distruzione
totale. La seconda guerra mondiale è da poco finita, e lui torna a casa nel New
Mexico dopo un lungo periodo di degenza in un ospedale per reduci. Nelle
Filippine ha perso il cugino Rocky, che per lui era come un fratello. Mentre
combattevano entrambi nell’esercito degli Stati Uniti ha perso anche lo zio
Josiah. Anche se non è stato lui ad ucciderli, si sente in colpa come se fosse,
indirettamente, il responsabile della loro morte. La vera malattia di Tayo,
quella che i bianchi diagnosticano come “pazzia”, è quella di sentire le
risonanze di tutto ciò che accade intorno e dentro di lui, una sensibilità
estrema per tutte le cose. Quando gli chiedono di che cosa soffra resta muto,
non riesce a dare una spiegazione né agli altri né a sé stesso, perciò non può
che continuare a soffrire in silenzio.
Un giorno Tayo incontra Betonie, l’uomo medicina, che gli
svela l’importanza della cerimonia. Come in ogni Bildungsroman che
si rispetti, il protagonista non comprende appieno il significato di ciò che
gli viene spiegato, ma lo accetta, acconsente a sperimentarlo. Il vecchio
Betonie lo mette a parte di una complessa teoria: il mondo è vittima di una
potente magia nera. Uno stregone Ck’ o’yo per portare avanti il suo grandioso
piano di distruzione ha incantato gli uomini, li ha portati a credere alla
teoria – secondo l’autrice tipicamente cristiana – in accordo con la quale solo
l’individuo può salvarsi dal male. La legge del latrocinio è la diretta
conseguenza di questa filosofia, coadiuvata dalla morale dell’ingiustizia. Che
lo stregone, secondo la leggenda raccontata da Betonie, sia un nativo, ha poca
importanza. Il punto centrale è un altro: i bianchi, che si credono degli
aguzzini, degli aiutanti dello stregone, sono stati a loro volta manipolati.
Non sono altro che strumenti di un potere che sta ben al di sopra di loro e
sono resi ancora più deboli dal fatto di non avere consapevolezza di ciò. Erano
stati ingannati e “la menzogna stava distruggendo i bianchi più velocemente di
quanto non lo stesse facendo con gli indiani. Ma gli effetti erano nascosti,
evidenti solo nella sterilità della loro arte, […] in oggetti morti: la
plastica e il neon, il cemento e l’acciaio”. Il vertiginoso aumento delle
patologie legate allo stile di vita, all’alimentazione e a fattori psicologici
e sociali di varia natura anche fra la popolazione yankee degli
Stati Uniti dovrebbe spingerci a porci delle domande in questo senso.
La stregoneria – metafora per il colonialismo, che porta
via la terra alle stesse persone che sono costrette a viverci accanto,
assistendo al sopruso in ogni momento della giornata da dentro a quelli che
Silko chiama non riserve bensì “recinti” – può però essere fermata. È per
questo che Betonie intercetta Tayo: se lui metterà in pratica l’atto di
purificazione salverà non solo sé stesso ma anche la propria gente. Nell’atto
finale della cerimonia, una scena che sembra scritta per il cinema, il
protagonista dovrà fare i conti con sé stesso, trovare una soluzione al dilemma
che lo tiene sospeso tra la violenza autodistruttiva e l’indifferente distanza.
Solo se farà la scelta giusta, la cerimonia verrà porta a compimento. E con la
sua fine, cesserà anche la stregoneria.
Ma le stregonerie, così come le cerimonie, ritornano. In
forme diverse, ma ritornano. Anche su di noi, su questo tempo, incombe una
pesante, opprimente, magia oscura. Tutti dicono che, dopotutto, stiamo bene
così, che “dobbiamo andare avanti”. Ci sono degli olocausti in corso,
ciononostante, da queste parti, continuiamo a masturbarci con questa fattura.
Non credo esista stregoneria peggiore di questa.
La cerimonia del titolo è il leitmotiv del romanzo, è la
chiave per la salvezza dalla china autodistruttiva su cui si trova il
protagonista; si tratta di un rituale indiano, con tanto di sciamano e canti
propiziatori.
Tayo, un giovane nativo americano (ma di
sangue misto), è reduce dalla Seconda Guerra Mondiale, dove ha combattuto
contro i giapponesi; tornato a casa, le sue ferite sono soprattutto
psicologiche: lui e gli altri reduci non riescono più a integrarsi nella società
che li ha visti nascere, le terribili esperienze belliche li hanno cambiati a
tal punto che solo nell'alcool riescono a trovare un oblio che fa loro
dimenticare ciò che hanno visto e vissuto.
Un Uomo Medicina si farà avanti per aiutare
Tayo a uscire da questa spirale di morte, e il ragazzo dovrà recuperare il suo
essere nativo, il suo essere uomo, come una sorta di nuova nascita e di presa
di coscienza. Il cammino non sarà per niente facile e le cadute saranno
numerose....finale che non mi aspettavo e che ho apprezzato molto, perchè non è
banale.
La bellezza del romanzo sta nell'immersione in
un mondo legato alla terra, al cielo e agli elementi naturali, animali
compresi, la cui armonia dipende dal perfetto equilbrio tra di essi. Lo
sbilanciamento anche minimo causa danni al Tutto. La ragnatela è l'immagine
simbolica più presente nel libro: l'universo come una ragnatela; basta che si
allenti un filo e tutta la struttura ne risente.
Altro elemento che mi ha affascinato è il
potere delle parole, più volte ribadito sia nelle poesie e nelle canzoni che
costellano il libro, sia nei dialoghi dei personaggi. Le storie come fonte di
vita, come creatrici; le parole che intessono trame vitali e le rendono
pulsanti. Mi ha fatto pensare a questo: "In principio era il
Verbo".....parola come sorgente di vita....
Un romanzo filosofico, se vogliamo, perchè ti
induce anche a una riflessione personale; l'accompagnare il cammino di questo
ragazzo confuso e oramai senza più domande, porta a mettere in gioco se stessi,
in un percorso costruttivo.
E' un romanzo del 1977. Ho trovato delle
difficoltà nella lettura, soprattutto nell'uso spropositato di pronomi a cui
non era immediatamente attribuibile il soggetto: forse la "colpa" è
della vecchia traduzione che avevo sotto mano. Inoltre, soprattutto all'inizio,
i numerosi flash-back e i tuffi nella mente devastata del ragazzo mi hanno
disorientato un po', ma evidentemente sono stati efficaci e più si va avanti
nella lettura, la prosa si chiarisce di pari passo con la lucidità di Tayo.
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