L'ex berretto verde descrive l'operazione come un pretesto per l'aggiornamento della Dottrina Monroe. "Quella che chiamano lotta al narcotraffico è la copertura per una guerra ibrida contro l'influenza di Russia e Cina nel continente"
In una recente intervista realizzata dal giornalista Max Blumenthal di The
Grayzone, Jordan Goudreau, mercenario ed ex membro delle forze speciali
statunitensi noto per aver guidato la fallita “Operación Gedeón” contro il
governo venezuelano nel 2020, ha rilasciato dichiarazioni di portata rilevante
e che acquisiscono importanza nell’attualità. Le sue parole squarciano il velo
su una delle narrazioni più tossiche e persistenti utilizzate contro la
Rivoluzione Bolivariana: quella del cosiddetto “Cártel de los Soles”. Secondo
Goudreau, questa struttura non sarebbe un’organizzazione narcotrafficante
guidata da Caracas, ma una creazione della Central Intelligence Agency
(CIA) risalente agli anni Novanta, molto prima dell’ascesa al potere del
Comandante Hugo Chávez.
“Già negli anni ‘90, il ‘Cártel de los Soles’ fu creato dalla CIA.
Questo non è un segreto, voglio dire, questa è la verità”, ha affermato
Goudreau con grande franchezza. Ha aggiunto che lo stesso costrutto viene oggi
strumentalmente utilizzato per accusare il presidente Nicolás Maduro,
nonostante “forse in realtà non esista nemmeno più”. Interrogato per una
conferma, la sua risposta è stata perentoria: “Oh, assolutamente. Non è una
novità”. A supporto della sua tesi, l’ex “berretto verde” ha citato fonti
dell’intelligence statunitense, riferendo le dichiarazioni di un ex capo della
DEA (la Drug Enforcement Administration) che, in un’intervista a Mike Wallace,
avrebbe parlato esplicitamente di “traffico di droga da parte della CIA in
associazione con la Guardia Nazionale del Venezuela”.
Goudreau ha inoltre smontato la mitologia attorno al nome stesso del
cartello, definendolo “quasi una barzelletta” tra gli addetti ai
lavori. “Non si sono dati quel nome da soli. Hanno una patch sull’uniforme
con un sole e suppongo che la DEA, o chi per essa, li abbia chiamati così per
quello”. Al di là dell’aspetto quasi folcloristico, l’ex mercenario ha
tenuto a ribadire il cuore della questione: “L'agevolazione del traffico
di droga da parte della CIA attraverso questo gruppo è ben documentata”.
Queste rivelazioni gettano una nuova luce – per chi non conosce il loro
modus operandi - non solo sul passato, ma anche sulle attuali politiche
dell’amministrazione statunitense. Goudreau sostiene che il governo USA, a
prescindere dal presidente di turno, cerchi di proteggere le ingenti risorse
economiche derivanti dal narcotraffico. La pressione su Caracas si
inquadrerebbe in un’aggiornata Dottrina Monroe, finalizzata a prevenire
l’influenza strategica di Russia o Cina nella regione, una politica che
ironicamente definisce “la dottrina Maduro”.
La smentita dopo anni di disinformazione
Le dichiarazioni di Jordan Goudreau costituiscono una smentita plateale e
definitiva a anni di campagne mediatiche e accuse infondate propalate da ampi
settori della stampa italiana contro la Rivoluzione Bolivariana. Per anni,
senza mai presentare prove concrete, numerosi opinionisti e giornalisti hanno
dipinto il Venezuela come uno “Stato narcotrafficante”, avallando acriticamente
la narrativa del “Cártel de los Soles” costruita a Washington. Un caso
emblematico è quello di Roberto Saviano, che in diverse occasioni ha ripreso e
amplificato la teoria del “Cartel de los Soles”, contribuendo a radicare
nell’immaginario del pubblico italiano l’idea di un governo venezuelano colluso
con il narcotraffico. Oggi, la fonte più improbabile – un mercenario che ha
tentato di rovesciare quello stesso governo – rivela che quel “cartello” era in
realtà un’operazione della CIA. Queste rivelazioni mettono in discussione non
solo la credibilità delle fonti giornalistiche, ma anche la leggerezza con cui
sono state trattate accuse gravissime, rivelatesi ora, alla luce di queste
confessioni, parte di una strategia di una guerra ibrida che utilizza la
disinformazione come arma per preparare il terreno a interventi più ampi. La
notizia non è solo ciò che Goudreau ha detto, ma il silenzio assordante che sta
cadendo su quelle redazioni che per anni hanno sostituito il giornalismo
d’inchiesta con la becera propaganda anti-venezuelana.
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