Sono quasi terminati i lavori di ristrutturazione del quarto settore del cpr di via Corelli, a breve con capienza che supererà i 100 posti.
È stata fissata la gabbia-tetto che
copre il cortile, a togliere anche quel rettangolino di cielo.
"Qui stanno aprendo un nuovo
settore, quando posti così dovrebbero chiudere", ci dicono i detenuti,
umarell forzati spettatori dei lavori di ampliamento della loro prigione per
innocenti. E come dargli torto?
Il terrorismo psicologico sull'uscita di
immagini è sempre più pressante e le persone sono terrorizzate dalle possibili
conseguenze dell'invio di video e foto.
Ma non ci arrendiamo e ve lo raccontiamo
noi: tutto procede nell'ordinario orrore, in via Corelli, e si moltiplicano i
casi di persone con fragilità psichica. Ci hanno riferito di un ragazzo senza
tetto che dormiva per strada nell'hinterland, la cui vista
"indecorosa" evidentemente deve avere disturbato qualcun*. Ora dorme
per terra qui e lì e non parla con nessuno. Nessuna visita medica, nessuna
assistenza. Invisibile tra gli invisibili.
E si moltiplicano anche le persone che
dormono con materassi a terra tra i piccioni, e le tante storie di padri
incensurati, fermati mentre tornavano dal lavoro o chiedevano informazioni in
questura.
"N., quando vede la tua sedia vuota
a tavola la sera, scoppia a piangere.
M. Il piccolo, non si vuole addormentare
fino a tardi perché spera che prenderai l'ultimo treno, che arriva ll'1.15 e
vuole aspettarti sveglio."
Questo il racconto della moglie ad un
detenuto, inizialmente convinto che ci fosse un errore, perché non aveva fatto
nulla per essere lì. Non aveva neppure mai sentito parlare dei CPR. Come tanti,
come troppi.
A completare il quadro, l'odore costante
delle turche, per la gran parte otturate da giorni, che rende l'aria
irrespirabile.
In tutto questo, il lager milanese è
quindi pronto ad inghiottire ancora altri (e ancora più numerosi) malcapitati e
a devastare famiglie intere; esistenze già di per loro complicate da una legge
che costringe alla clandestinità, a nascondersi, e ti sanziona così per un
illecito che non hai modo di non commettere.
Inadeguato il capitolato di appalto dei CPR per la tutela della salute
delle persone trattenute
Il Consiglio
di Stato annulla in parte il capitolato d’appalto dei Centri di
Permanenza per il Rimpatrio (CPR) e impone al Ministero dell’Interno
di introdurre modifiche significative in materia di tutela
della salute e di prevenzione del rischio suicidario all’interno di queste
strutture.
Lo
annunciano soddisfatte le associazioni ASGI (Associazione per gli Studi
Giuridici sull’Immigrazione) e Cittadinanzattiva .
La sentenza n. 7839 pubblicata il 7 ottobre 2025,
ottenuta grazie agli avvocati ed avvocate Ginevra Maccarrone, Martina
Ciardullo, Giulia Crescini, Salvatore Fachile, Gennaro Santoro, Maria Teresa
Brocchetto, Valeria Capezio, Antonello Ciervo, Loredana Leo e Livia Stamme, ha
accolto l’appello contro il Ministero dell’Interno per l’illegittimità del
Decreto Ministeriale del 4 marzo 2024, relativo allo schema di capitolato di appalto
dei Centri di Permanenza per il Rimpatrio.
Questa
decisione rappresenta una vittoria fondamentale per la tutela dei diritti delle
persone trattenute nei CPR, in particolare per il diritto alla salute.
Un passo
avanti per la tutela della salute nelle strutture di detenzione amministrativa
In Italia,
la gestione della privazione della libertà personale per i migranti irregolari
e i richiedenti asilo avviene in strutture private, i cosiddetti CPR, dove ogni
aspetto relativo ai diritti fondamentali (salute, alimentazione, comunicazione,
ecc.) è affidato a soggetti privati, detti enti gestori. Questo sistema
differisce da quello penitenziario, dove la gestione avviene direttamente
tramite il Ministero della Giustizia. Nel caso dei CPR, il Ministero dell’Interno
stabilisce le linee guida attraverso il capitolato di appalto, sulla base del
quale vengono redatti i bandi.
La sentenza
del Consiglio di Stato, che fa proprie le criticità presenti nei CPR ed esposte
in ricorso anche sulla base dei report del Garante nazionale dei diritti delle
persone private della libertà personale, ha evidenziato l’inadeguatezza del
capitolato rispetto agli standard previsti dalla direttiva del 19 maggio 2022
(cd. Direttiva Lamorgese), nonché la necessità di una tutela sanitaria più
stringente.
In
particolare, la sentenza sottolinea che le disposizioni in ambito
carcerario relative alla tutela della salute e alla prevenzione del suicidio
devono costituire un parametro minimo di riferimento per i CPR. Sebbene non
sia obbligatorio applicare identicamente gli standard sanitari penitenziari nei
CPR, le strutture carcerarie possono fungere da modello per migliorare gli
standard di assistenza sanitaria e psicologica nei CPR. E questo, vale la pena
aggiungere, soprattutto considerato che le persone costrette nei CPR
non hanno commesso alcun reato.
La decisione
implica, inoltre, che i bandi redatti sulla base di questo capitolato
sono illegittimi, e di conseguenza, le persone trattenute nei CPR non sono
adeguatamente tutelate nel rispetto del loro diritto alla salute.
Infine, questa
sentenza è stata adottata in continuità con la sentenza n. 96 della Corte
Costituzionale, che aveva già ammonito il legislatore sull’urgenza di
intervenire in materia di CPR, poiché manca una normativa primaria che
stabilisca parametri precisi riguardo alle condizioni di vita e alla tutela dei
diritti fondamentali delle persone trattenute. In tal senso, il Consiglio di
Stato ammonisce il Ministero, affermando che: “Nelle more
dell’indispensabile intervento del legislatore, le Amministrazioni competenti
sono chiamate ad un attento esame della situazione fattuale nei Centri,
affinché la riformulazione delle disposizioni impugnate del capitolato possa
tener conto di ogni elemento rilevante, nella prospettiva di garantire livelli
di assistenza socio-sanitaria in linea con le previsioni costituzionali e
sovranazionali”.
L’avv.ta
Ginevra Maccarrone di ASGI precisa: “Questa sentenza in linea con la più
recente giurisprudenza ci conferma che il sistema dei CPR è totalmente
inadeguato al nostro quadro costituzionale e la società civile si auspica la
chiusura dei CPR che in nessun modo sembrano poter rispettare i valori
fondanti della nostra società“.
Il ruolo
cruciale delle azioni collettive
Questa
vittoria è frutto di un lungo percorso legale che ha visto il
coinvolgimento di numerose realtà civiche, tra cui A buon Diritto,
ActionAid, Arci, Be Free, CILD, Giuristi Democratici, Psichiatria Democratica e
Spazi Circolari.
Nonostante
il rigetto iniziale in primo grado, il Consiglio di Stato ha accolto l’appello,
dando ragione alle associazioni e segnando un’importante conquista per la
giustizia sociale.
Inoltre,
questo contenzioso ha facilitato la creazione di una rete intersezionale tra le
associazioni che si occupano dei diritti delle persone straniere e quelle che
si occupano di vulnerabilità psichiatriche e della tutela della salute nelle
strutture di detenzione, che si affianca ai movimenti che, già da tempo,
chiedono la chiusura definitiva di questi luoghi di trattenimento per persone
che non hanno commesso alcun reato.
ASGI –
Associazione per gli Studi Giuridici sull’Immigrazione
Cittadinanzattiva
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