martedì 14 ottobre 2025

IL MOSTRO DI MILANO CRESCE FAMELICO - IN VIA DI APERTURA IL QUARTO SETTORE

 

Sono quasi terminati i lavori di ristrutturazione del quarto settore del cpr di via Corelli, a breve con capienza che supererà i 100 posti.

È stata fissata la gabbia-tetto che copre il cortile, a togliere anche quel rettangolino di cielo.

"Qui stanno aprendo un nuovo settore, quando posti così dovrebbero chiudere", ci dicono i detenuti, umarell forzati spettatori dei lavori di ampliamento della loro prigione per innocenti. E come dargli torto?

Il terrorismo psicologico sull'uscita di immagini è sempre più pressante e le persone sono terrorizzate dalle possibili conseguenze dell'invio di video e foto.

Ma non ci arrendiamo e ve lo raccontiamo noi: tutto procede nell'ordinario orrore, in via Corelli, e si moltiplicano i casi di persone con fragilità psichica. Ci hanno riferito di un ragazzo senza tetto che dormiva per strada nell'hinterland, la cui vista "indecorosa" evidentemente deve avere disturbato qualcun*. Ora dorme per terra qui e lì e non parla con nessuno. Nessuna visita medica, nessuna assistenza. Invisibile tra gli invisibili.

E si moltiplicano anche le persone che dormono con materassi a terra tra i piccioni, e le tante storie di padri incensurati, fermati mentre tornavano dal lavoro o chiedevano informazioni in questura.

"N., quando vede la tua sedia vuota a tavola la sera, scoppia a piangere.

M. Il piccolo, non si vuole addormentare fino a tardi perché spera che prenderai l'ultimo treno, che arriva ll'1.15 e vuole aspettarti sveglio."

Questo il racconto della moglie ad un detenuto, inizialmente convinto che ci fosse un errore, perché non aveva fatto nulla per essere lì. Non aveva neppure mai sentito parlare dei CPR. Come tanti, come troppi.

A completare il quadro, l'odore costante delle turche, per la gran parte otturate da giorni, che rende l'aria irrespirabile.

In tutto questo, il lager milanese è quindi pronto ad inghiottire ancora altri (e ancora più numerosi) malcapitati e a devastare famiglie intere; esistenze già di per loro complicate da una legge che costringe alla clandestinità, a nascondersi, e ti sanziona così per un illecito che non hai modo di non commettere.

da qui


Inadeguato il capitolato di appalto dei CPR per la tutela della salute delle persone trattenute

Il Consiglio di Stato annulla in parte il capitolato d’appalto dei Centri di Permanenza per il Rimpatrio (CPR) e impone al Ministero dell’Interno di introdurre modifiche significative in materia di tutela della salute e di prevenzione del rischio suicidario all’interno di queste strutture. 

Lo annunciano soddisfatte le associazioni ASGI (Associazione per gli Studi Giuridici sull’Immigrazione) e Cittadinanzattiva .

La sentenza n. 7839 pubblicata il 7 ottobre 2025, ottenuta grazie agli avvocati ed avvocate Ginevra Maccarrone, Martina Ciardullo, Giulia Crescini, Salvatore Fachile, Gennaro Santoro, Maria Teresa Brocchetto, Valeria Capezio, Antonello Ciervo, Loredana Leo e Livia Stamme, ha accolto l’appello contro il Ministero dell’Interno per l’illegittimità del Decreto Ministeriale del 4 marzo 2024, relativo allo schema di capitolato di appalto dei Centri di Permanenza per il Rimpatrio. 

Questa decisione rappresenta una vittoria fondamentale per la tutela dei diritti delle persone trattenute nei CPR, in particolare per il diritto alla salute. 

Un passo avanti per la tutela della salute nelle strutture di detenzione amministrativa

In Italia, la gestione della privazione della libertà personale per i migranti irregolari e i richiedenti asilo avviene in strutture private, i cosiddetti CPR, dove ogni aspetto relativo ai diritti fondamentali (salute, alimentazione, comunicazione, ecc.) è affidato a soggetti privati, detti enti gestori. Questo sistema differisce da quello penitenziario, dove la gestione avviene direttamente tramite il Ministero della Giustizia. Nel caso dei CPR, il Ministero dell’Interno stabilisce le linee guida attraverso il capitolato di appalto, sulla base del quale vengono redatti i bandi.

La sentenza del Consiglio di Stato, che fa proprie le criticità presenti nei CPR ed esposte in ricorso anche sulla base dei report del Garante nazionale dei diritti delle persone private della libertà personale, ha evidenziato l’inadeguatezza del capitolato rispetto agli standard previsti dalla direttiva del 19 maggio 2022 (cd. Direttiva Lamorgese), nonché la necessità di una tutela sanitaria più stringente. 

In particolare, la sentenza sottolinea che le disposizioni in ambito carcerario relative alla tutela della salute e alla prevenzione del suicidio devono costituire un parametro minimo di riferimento per i CPR. Sebbene non sia obbligatorio applicare identicamente gli standard sanitari penitenziari nei CPR, le strutture carcerarie possono fungere da modello per migliorare gli standard di assistenza sanitaria e psicologica nei CPR. E questo, vale la pena aggiungere, soprattutto considerato che le persone costrette nei CPR non hanno commesso alcun reato

La decisione implica, inoltre, che i bandi redatti sulla base di questo capitolato sono illegittimi, e di conseguenza, le persone trattenute nei CPR non sono adeguatamente tutelate nel rispetto del loro diritto alla salute.

Infine, questa sentenza è stata adottata in continuità con la sentenza n. 96 della Corte Costituzionale, che aveva già ammonito il legislatore sull’urgenza di intervenire in materia di CPR, poiché manca una normativa primaria che stabilisca parametri precisi riguardo alle condizioni di vita e alla tutela dei diritti fondamentali delle persone trattenute. In tal senso, il Consiglio di Stato ammonisce il Ministero, affermando che: “Nelle more dell’indispensabile intervento del legislatore, le Amministrazioni competenti sono chiamate ad un attento esame della situazione fattuale nei Centri, affinché la riformulazione delle disposizioni impugnate del capitolato possa tener conto di ogni elemento rilevante, nella prospettiva di garantire livelli di assistenza socio-sanitaria in linea con le previsioni costituzionali e sovranazionali”.

L’avv.ta Ginevra Maccarrone di ASGI precisa: “Questa sentenza in linea con la più recente giurisprudenza ci conferma che il sistema dei CPR è totalmente inadeguato al nostro quadro costituzionale e la società civile si auspica la chiusura dei CPR che in nessun modo sembrano poter rispettare i valori fondanti della nostra società“.

Il ruolo cruciale delle azioni collettive

Questa vittoria è frutto di un lungo percorso legale che ha visto il coinvolgimento di numerose realtà civiche, tra cui A buon Diritto, ActionAid, Arci, Be Free, CILD, Giuristi Democratici, Psichiatria Democratica e Spazi Circolari. 

Nonostante il rigetto iniziale in primo grado, il Consiglio di Stato ha accolto l’appello, dando ragione alle associazioni e segnando un’importante conquista per la giustizia sociale.

Inoltre, questo contenzioso ha facilitato la creazione di una rete intersezionale tra le associazioni che si occupano dei diritti delle persone straniere e quelle che si occupano di vulnerabilità psichiatriche e della tutela della salute nelle strutture di detenzione, che si affianca ai movimenti che, già da tempo, chiedono la chiusura definitiva di questi luoghi di trattenimento per persone che non hanno commesso alcun reato.

ASGI – Associazione per gli Studi Giuridici sull’Immigrazione
Cittadinanzattiva

da qui

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