Il mese durante il quale si ebbero maggiori vittime statunitensi durante la Seconda guerra mondiale fu aprile, uno degli ultimi prima della fine del conflitto. La guerra in Ucraina, che secondo molti strateghi militari non è lontana da una soluzione sul campo di battaglia, sarà accompagnata anche nelle sue ultime fasi da un aumento delle vittime. Il numero giornaliero di soldati ucraini caduti è enorme in una guerra di attrito. Si dovrebbe ricordare ai politici europei, agli analisti, ai giornalisti che la decisione di continuare una guerra suicida, sulla pelle degli ucraini, a cui tutti loro, con una propaganda elementare, contribuiscono, non è un giochino di società ma implica ulteriore sangue versato, di cui, se fossimo in democrazia, dovrebbero essere considerati responsabili.
Siamo abituati, purtroppo, ad attori sul piano internazionale come George
W. Bush e Tony Blair che, dopo aver scatenato con menzogne ormai provate una
guerra priva di obiettivi strategici e mirata alla destabilizzazione del Paese,
malgrado la morte di 500.000 civili, sono impegnati a tenere lezioni di
politica internazionale e ad arricchirsi con prestigiosi incarichi. Sarkozy,
artefice della guerra in Libia che ha creato un nuovo Stato fallito, viene
celebrato come un eroe in Francia, malgrado la condanna penale subita.
Immagino che le signore in tailleur e gli uomini che, con le loro facce
perbene, si alternano sugli schermi per spiegarci come una soluzione
diplomatica dei conflitti sia impossibile e come sia importante che gli
ucraini, popolo da loro amato, continuino a sacrificarsi, non subiranno alcuna
conseguenza per le azioni intraprese a sostegno di una carneficina di
innocenti.
Pennivendoli senza vergogna affermano che lo Zar (così è di moda chiamare
il Presidente della Russia) prenderebbe in giro gli occidentali. Di fatto, alla
coerenza della posizione russa, basata sulla rimozione delle cause del
conflitto, rispondono le piroette trumpiane e gli oscillamenti dei volenterosi,
che un giorno difendono la ripresa di tutti i territori, inclusa la Crimea, e
un altro sostengono la necessità di truppe NATO in Ucraina. Inutile cercare un
minimo di razionalità nella stampa o nelle dichiarazioni dei politici europei.
Si ha l’impressione che il filo si tenda. Le provocazioni occidentali,
accompagnate da una guerra economica sempre più serrata, potrebbero riuscire a
ottenere la risposta di Mosca all’altezza dell’escalation in corso. Il bluff
occidentale sarebbe allora smascherato, in quanto una rappresaglia dura nei
confronti di Kiev e di basi anglosassoni in Ucraina non avrebbe conseguenze
alcuna. Lutti e disperazione delle vittime non vedrebbero la discesa in campo
delle potenze NATO. Nessuno rischierà un attacco missilistico russo sul proprio
territorio, nessuno aiuterà Kiev. La leadership ucraina dovrebbe averlo capito
da tempo, eppure sta al gioco.
Non ci resta che guardare il mondo inventato dall’Impero. In TV un ex
comico, che ha svenduto il proprio Paese a interessi stranieri lasciando
massacrare il proprio popolo, entra spavaldo nella sala dove lo attendono i
volenterosi al Vertice di Londra e reciterà alla perfezione. Il nuovo
Churchill, nello scenario costruito dai globalisti, farà nascere un tremito
d’orgoglio nei fan della signora Picierno.
Del resto, sull’altro versante, il Medio Oriente, assistiamo al trionfo del
colonialismo che credevamo seppellito negli anni Sessanta. Si procede in
mondovisione verso il protettorato anglosassone a Gaza, sbandierando progetti
deliranti quali la “Riviera”. Viene esclusa l’UNRWA contro il parere della CIG
e la soggettività palestinese non viene tenuta in conto. L’islamofobia è
celebrata: un nuovo strumento della propaganda israeliana, che sa di non poter
attirare simpatie e di dover agitare lo spettro del terrorismo affinché ancora
una volta tutto sia perdonato.
Si possono torturare i prigionieri nelle carceri israeliane, stuprarli con
oggetti di metallo, perché è sacrosanto il diritto israeliano e occidentale di
difendersi dai barbari. I crimini del 7 ottobre – gli stupri e le decapitazioni
da parte di Hamas – non sono mai stati provati e sono ormai smentiti dalla
maggioranza; eppure, politici e giornalisti che li hanno considerati e
presentati al lettore come veri non sentono il dovere di scusarsi.
Il tracollo morale dell’Occidente è stampato sul volto dei suoi principali
attori. Basta osservarli per comprenderne il vuoto e il cinismo. Ci ritroviamo
impotenti, anche se ad aver dato loro lo scettro siamo stati noi. J. Sachs,
politologo ed esperto di Nazioni Unite, la cui onestà intellettuale è
ampiamente riconosciuta, è stato insultato in
TV. Quando non si hanno argomenti, si preferisce l’ingiuria.
Trionfa l’ignorante arroganza guerrafondaia, che ricorda per molti versi la
retorica fascista. Del resto, razzismo e demonizzazione del nemico, tipici del
Ventennio, sono ormai ostentati nel dibattito pubblico.
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