Sono amareggiato dal clamoroso silenzio dei media italiani, in particolare
dei quotidiani e delle tv, sulla guerra civile in atto in Sudan, la più spaventosa
del Pianeta. Questa guerra è iniziata nell’aprile 2023 tra le Forze Armate
Sudanesi (Saf), comandate dal generale Capo di stato Abdel-Fatah EL Burhan, e
le Forze Armate Sudanesi (Saf), guidate dal generale Mohamed Hamdan Dagalo
(noto come Hemeti), criminale di guerra per i massacri compiuti in Darfur come
capo dei famigerati janjaweed. Per anni hanno governato insieme il paese. Poi
fra i due c’è stata la rottura che ha portato il Sudan alla guerra civile e
alla catastrofe. Sarebbero già 14 milioni i profughi: 11,2 milioni di sfollati
e 3 milioni fuggiti nei paesi vicini. Sono oltre 150.000 i civili uccisi.
Oggi 25 milioni di sudanesi vivono in condizioni di insicurezza alimentare.
La capitale del Sudan, Khartoum, è stata messa a ferro e fuoco dalle truppe del
generale Hemeti. Il governo sudanese, guidato da Abdel Fatah El Burhan, è
dovuto fuggire a Port Sudan, sul mar Rosso. E da lì è lentamente riuscito a
riprendersi Khartoum (capitale del Sudan), che ora tenta gradualmente di
ritornare alla normalità. Ma la guerra prosegue nelle regioni del Kordofan e,
soprattutto, del Darfur.
È una guerra di pulizia etnica, che usa lo stupro come arma di guerra contro la
minoranza non araba in quelle regioni, in particolare i Masalit e i Fur. Per
foraggiare questo conflitto, una quantità enorme di armi sta arrivando in
Sudan, provenienti in buona parte dai paesi arabi e dalla Russia, ma anche
l’Occidente fa la sua parte, Italia compresa. Il giornalista Massimo
Alberizzi , direttore di Africa Ex-Press, dice che il 12 gennaio 2022 c’è stato
un incontro fra l’allora vice-presidente del Sudan, Hemeti e il generale
Giovanni Caravelli, direttore dell’Aise, il tenente colonnello Antonio Colella,
con l’impegno italiano di addestrare i janjaweed, oggi Forze di Supporto Rapido
di Hemeti (ufficialmente per bloccare i migranti che tentano di raggiungere il
Mediterraneo). È possibile sapere esattamente cosa stia facendo il governo
italiano in Sudan? Lo chiedo ai partiti che partecipano al Copasir.
È dall’aprile 2022 che non vi entrano più aiuti umanitari via terra: è una
vera catastrofe. In questo momento, la guerra si sta concentrando nella città di El
Fasher, la capitale del Darfur dove hanno trovato rifugio quasi un milione di
persone in fuga. Questa città è ancora in mano al governo, ma è assediata e
costantemente bombardata dalle truppe di Hemeti. In particolare, sono presi di
mira gli ospedali e i giornalisti. In uno di questi bombardamenti è stato
ucciso anche il parroco della comunità cristiana di El Fasher, padre Luke Juma,
unico sacerdote cattolico in Darfur. È un’altra Gaza, di cui non si
parla. Come mai questo colpevole silenzio?
Quand’è che i media italiani inizieranno seriamente a parlare di questa spaventosa
guerra in Sudan e in particolare della tragedia in atto a El-Fasher dove intere
etnie come i Fur e i Masalit vengono sterminate perché non-arabe? Il sogno di
Hemeti è di un Sudan totalmente costituito da popoli arabi e musulmani. Il
grave pericolo ora è che, con la conquista di El Fasher, Hemeti potrebbe
proclamare l’indipendenza di un nuovo Stato, il Darfur.
Questa immensa tragedia nel cuore dell’Africa ci interpella. Non possiamo continuare a rimanere silenti. L’immensa sofferenza del popolo sudanese domanda una risposta da parte della comunità internazionale e del governo italiano.
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