La singolare dinamica dei fatti accaduti alla stazione centrale di Milano: i 5 fermi alla stazione subito dopo pranzo. Nessuna regia, i tafferugli non erano stati previsti dalla questura. In due sono già state rilasciate. I minori attendono le decisioni del gip al Beccaria. FdI elogia la polizia, Mattarella chiama Piantedosi. Zerocalcare, Carlotto, Dazieri e altri: “bloccare stazione non è vandalismo. Scontri evitabili, violenza è carcere minorile per manifestanti”
Prima i
fermi e poi gli scontri. È singolare la dinamica della giornata di mobilitazione per Gaza
andata in scena a Milano lunedì: le cinque persone prese dalla polizia,
infatti, non sono state portate dentro al culmine della tensione del
pomeriggio, ma molto prima: intorno alle 14, alla stazione Centrale, mentre da
parte dei manifestanti era in atto il tentativo di bloccare per qualche ora i
treni, cosa peraltro accaduta in altre città italiane senza conseguenze troppo
gravi. Invece qui il clima si è fatto subito pesante.
Ed è stata
quasi una sorpresa: né in questura né negli ambienti più militanti erano
previsti tafferugli. Infatti il grosso degli scontri è sorto spontaneamente,
prova ne sia che gran parte dei protagonisti dei disordini si aggirava a volto
scoperto, segno che non c’era nulla di organizzato. Adesso la digos è al lavoro
sui filmati ed è probabile che nei prossimi giorni e nelle prossime settimane
arriveranno denunce per i danneggiamenti, anche se il lavoro degli
investigatori sarà meno facile del previsto: va bene i volti scoperti che
aiutano le identificazioni, ma la nebbia creata da lacrimogeni e fumogeni non è
d’aiuto per il software in uso presso la polizia, il «Sari», che compara i
volti riconosciuti sia alle foto presenti in archivio sia a quelle dei social.
I denunciati, a quanto si apprende, sarebbero già almeno una decina.
Comunque,
per quanto riguarda i cinque fermati, due sono minori: un ragazzo e una
ragazza, entrambi di diciassette anni, entrambi incensurati, entrambi arrestati
in flagranza per resistenza aggravata ed entrambi studenti del liceo Carducci.
Al momento sono in custodia al Beccaria, l’istituto minorile di Milano, dove
ieri pomeriggio si è tenuto un presidio per chiederne la liberazione. Il gip
deciderà entro venerdì. Altre due ragazze, di 21 e 22 anni, militanti del
centro sociale Lambretta, pure accusate di resistenza aggravata ed incensurate
(erano finite a processo per l’occupazione del cinema Splendor ma sono state
assolte), hanno visto il loro arresto convalidato dal giudice ma sono state
messe in libertà con l’obbligo di firma giornaliero. «La loro è una posizione
molto marginale rispetto a quello che pare essere avvenuto – spiegano gli
avvocati Mirko Mazzali e Guido Guella -, l’accusa è di essersi divincolate al
momento dell’arresto e aver avuto una colluttazione all’ingresso della stazione
quando c’era tutto il corteo dietro. Loro hanno detto che si sono trovate
davanti perché spinte dalle persone dietro. Non avevano nessuna intenzione di
sfondare alcunché». Processate per direttissima, in aula le due hanno «negato
ogni comportamento violento o minaccioso».
Più
complessa la posizione del quinto arrestato, un 37enne incensurato, in attesa
della decisione del gip sulle sue accuse: resistenza aggravata e lesioni
aggravate perché, nel cercare di fermarlo, un agente ha rimediato cinque giorni
di prognosi. L’uomo, stando a quanto ha scritto nella richiesta di convalida il
pm Elio Ramondini, avrebbe uno «spiccato profilo criminale, tanto più
pericoloso» perché «non ha esitato a sfondare il cordone di contenimento» e ha
«persistito nell’azione violenta pur di perseguire il proprio fine e non
abbandonare il proposito collettivo criminoso», ovvero «il raggiungimento dei
binari della stazione ferroviaria».
Gli episodi
milanesi, com’era in fondo scontato, hanno avuto una vasta eco nel dibattito
politico. Intervenendo alla Camera in apertura della commemorazione di Charlie
Kirk, il capogruppo di FdI Galeazzo Bignami si è prodotto in un lungo elogio
delle forze dell’ordine – sono stati sessanta i poliziotti feriti negli scontri,
secondo la questura: Mattarella ha chiamato Piantedosi per esprimere la sua
solidarietà e fare gli auguri- e ha puntato il dito contro il centrosinistra, a
suo dire quantomeno corresponsabile delle violenze. Il leghista Alberto Bagnai,
per non essere da meno, ha tirato fuori in maniera ironica il vecchio adagio
dei «compagni che sbagliano», in una prosecuzione ideale, si fa per dire, dei
parallelismi tra il dibattito odierno e la lotta armata che da giorni le forze
di maggioranza rilanciano tra dichiarazioni e post. «Sono centinaia di migliaia
gli italiani che sono scesi in piazza pacificamente, ma voi parlate solo dei
disordini», ha replicato Marco Grimaldi (Avs), con una kefiah al collo. E poi
anche Elly Schlein, in apertura della direzione del Pd: «Noi abbiamo sempre
condannato ogni forma di violenza politica perché non la riteniamo mai
giustificabile e perché non è il nostro metodo, non lo è mai stato. Non
possiamo accettare però di vedere che la violenza di qualche centinaio di
manifestanti che hanno colpito la stazione copra quelle decine di migliaia di
persone che pacificamente in tutto il paese hanno manifestato per Gaza».
E che
manifesteranno ancora e ancora nelle prossime settimane: gli appuntamenti in
agenda continuano a moltiplicarsi in tutta l’Italia, perché quello che è
successo ovunque lunedì non è stato un episodio di ordine pubblico. Non le
hanno viste arrivare, queste persone. Continuano a non vederle.
L’appello:
“Bloccare stazione non è vandalismo. Scontri evitabili, violenza è carcere minorile
per manifestanti
Immagini e
parole sono il nostro strumento di lavoro, sappiamo essere qualcosa di vivo che
può mutare significato velocemente. Lunedì 22 settembre l’Italia è stata
bloccata: in oltre 100 città si è manifestato per dire basta al genocidio a
Gaza e per chiedere la fine del massacro del popolo palestinese. Stanche e
stanchi di anni di connivenza da parte dei governi del mondo, persone di ogni
tipo, età, classe, religione hanno deciso che era necessario cambiare registro.
Da ieri la politica parla di “violenza” e “vandalismo” per un paio di vetrate
della stazione Centrale di Milano cadute durante scontri tra manifestanti e
polizia. Scontri evitabili se chi governa e gestisce l’ordine pubblico sapesse
fare il proprio lavoro e gestire la forza moltitudinaria che assediava la
Centrale, mentre in altre città altre stazioni, porti e autostrade erano
bloccati. Violenza è stare in silenzio davanti al massacro di un popolo,
violenza è portare in un carcere minorile chi ha manifestato, violenza è
costruire una narrazione di comodo davanti a una massiva espressione di
contrarietà alla guerra, all’occupazione coloniale e all’inazione del governo
Meloni.
Chi ha cercato di entrare in Centrale ha certo usato modalità muscolari per
forzare il blocco di polizia, ma non ha seminato il panico come hanno fatto
invece gli agenti che, a un certo punto, hanno sparato decine e decine di
lacrimogeni, alcuni anche verso chi faceva foto dai balconi di via Vittor
Pisani. Come artisti e artiste sogniamo un mondo di pace, ma non cadiamo nel
tranello di trasformare momenti di resistenza e di rabbia collettiva in una
subdola giostra di trasformazione di concetti e immagini. Violenza è tante
cose, tante cose che rinneghiamo e disprezziamo, ma la violenza non è bloccare una
stazione in un giorno di sciopero generale per provare a fermare il più grande
genocidio di questo secolo, né l’insubordinazione ai silenzi complici di chi ci
governa.
Confidiamo che chi è stato arrestato sia presto liberato e che il governo
italiano si attivi per fermare il genocidio a Gaza, iniziando a cancellare
tutte le forme di rapporto economico con Israele.
Massimo
Carlotto, Punkreas, Chullu, kuTso, Massimo Roccaforte, Cinzia Delorenzi, Ratzo,
Shah, Paolo Sollecito (insegnante di Yoga), Collettivo Micorrize, Robin
Scheller, Assalti Frontali, Frode, Andrea Van Cleef, Atomo Tinelli, Bandabardò,
Ivan il Poeta, Marco Teatro, Shandon, The Magnetics, The Soul Rockets, Giorgia
Battocchio, Bull Brigade, Kiv, Modena City Ramblers, Walls of Milano, Gik, Zibe,
Lilo, Max Pisu, Beatrice Schiros, Paui Galli, Nicoletta Daino, Giulio Cavalli,
Cristina Donati Meyer, Marco Philopat, Mattia Tombolini, Flavio Ferri, Lele
Sacchi, Alberto “Bebo” Guidetti, Anna Altobello, Riccardo Iellen, Manolo
Perazzi, Cult of Magic, Mowlab/Il filo di paglia, Zerocalcare, Vintage
Violence, Sandrone Dazieri, Banda degli Ottoni, Lara Guidetti e Saverio Bari /
Sanpapiè, Alessio Tagliento
*da il
manifesto
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