lunedì 6 ottobre 2025

Milano, gli arresti prima degli scontri a volto scoperto - Mario di Vito*

 

La singolare dinamica dei fatti accaduti alla stazione centrale di Milano: i 5 fermi alla stazione subito dopo pranzo. Nessuna regia, i tafferugli non erano stati previsti dalla questura. In due sono già state rilasciate. I minori attendono le decisioni del gip al Beccaria. FdI elogia la polizia, Mattarella chiama Piantedosi. Zerocalcare, Carlotto, Dazieri e altri: “bloccare stazione non è vandalismo. Scontri evitabili, violenza è carcere minorile per manifestanti”

Prima i fermi e poi gli scontri. È singolare la dinamica della giornata di mobilitazione per Gaza andata in scena a Milano lunedì: le cinque persone prese dalla polizia, infatti, non sono state portate dentro al culmine della tensione del pomeriggio, ma molto prima: intorno alle 14, alla stazione Centrale, mentre da parte dei manifestanti era in atto il tentativo di bloccare per qualche ora i treni, cosa peraltro accaduta in altre città italiane senza conseguenze troppo gravi. Invece qui il clima si è fatto subito pesante.

Ed è stata quasi una sorpresa: né in questura né negli ambienti più militanti erano previsti tafferugli. Infatti il grosso degli scontri è sorto spontaneamente, prova ne sia che gran parte dei protagonisti dei disordini si aggirava a volto scoperto, segno che non c’era nulla di organizzato. Adesso la digos è al lavoro sui filmati ed è probabile che nei prossimi giorni e nelle prossime settimane arriveranno denunce per i danneggiamenti, anche se il lavoro degli investigatori sarà meno facile del previsto: va bene i volti scoperti che aiutano le identificazioni, ma la nebbia creata da lacrimogeni e fumogeni non è d’aiuto per il software in uso presso la polizia, il «Sari», che compara i volti riconosciuti sia alle foto presenti in archivio sia a quelle dei social. I denunciati, a quanto si apprende, sarebbero già almeno una decina.

Comunque, per quanto riguarda i cinque fermati, due sono minori: un ragazzo e una ragazza, entrambi di diciassette anni, entrambi incensurati, entrambi arrestati in flagranza per resistenza aggravata ed entrambi studenti del liceo Carducci. Al momento sono in custodia al Beccaria, l’istituto minorile di Milano, dove ieri pomeriggio si è tenuto un presidio per chiederne la liberazione. Il gip deciderà entro venerdì. Altre due ragazze, di 21 e 22 anni, militanti del centro sociale Lambretta, pure accusate di resistenza aggravata ed incensurate (erano finite a processo per l’occupazione del cinema Splendor ma sono state assolte), hanno visto il loro arresto convalidato dal giudice ma sono state messe in libertà con l’obbligo di firma giornaliero. «La loro è una posizione molto marginale rispetto a quello che pare essere avvenuto – spiegano gli avvocati Mirko Mazzali e Guido Guella -, l’accusa è di essersi divincolate al momento dell’arresto e aver avuto una colluttazione all’ingresso della stazione quando c’era tutto il corteo dietro. Loro hanno detto che si sono trovate davanti perché spinte dalle persone dietro. Non avevano nessuna intenzione di sfondare alcunché». Processate per direttissima, in aula le due hanno «negato ogni comportamento violento o minaccioso».

Più complessa la posizione del quinto arrestato, un 37enne incensurato, in attesa della decisione del gip sulle sue accuse: resistenza aggravata e lesioni aggravate perché, nel cercare di fermarlo, un agente ha rimediato cinque giorni di prognosi. L’uomo, stando a quanto ha scritto nella richiesta di convalida il pm Elio Ramondini, avrebbe uno «spiccato profilo criminale, tanto più pericoloso» perché «non ha esitato a sfondare il cordone di contenimento» e ha «persistito nell’azione violenta pur di perseguire il proprio fine e non abbandonare il proposito collettivo criminoso», ovvero «il raggiungimento dei binari della stazione ferroviaria».

Gli episodi milanesi, com’era in fondo scontato, hanno avuto una vasta eco nel dibattito politico. Intervenendo alla Camera in apertura della commemorazione di Charlie Kirk, il capogruppo di FdI Galeazzo Bignami si è prodotto in un lungo elogio delle forze dell’ordine – sono stati sessanta i poliziotti feriti negli scontri, secondo la questura: Mattarella ha chiamato Piantedosi per esprimere la sua solidarietà e fare gli auguri- e ha puntato il dito contro il centrosinistra, a suo dire quantomeno corresponsabile delle violenze. Il leghista Alberto Bagnai, per non essere da meno, ha tirato fuori in maniera ironica il vecchio adagio dei «compagni che sbagliano», in una prosecuzione ideale, si fa per dire, dei parallelismi tra il dibattito odierno e la lotta armata che da giorni le forze di maggioranza rilanciano tra dichiarazioni e post. «Sono centinaia di migliaia gli italiani che sono scesi in piazza pacificamente, ma voi parlate solo dei disordini», ha replicato Marco Grimaldi (Avs), con una kefiah al collo. E poi anche Elly Schlein, in apertura della direzione del Pd: «Noi abbiamo sempre condannato ogni forma di violenza politica perché non la riteniamo mai giustificabile e perché non è il nostro metodo, non lo è mai stato. Non possiamo accettare però di vedere che la violenza di qualche centinaio di manifestanti che hanno colpito la stazione copra quelle decine di migliaia di persone che pacificamente in tutto il paese hanno manifestato per Gaza».

E che manifesteranno ancora e ancora nelle prossime settimane: gli appuntamenti in agenda continuano a moltiplicarsi in tutta l’Italia, perché quello che è successo ovunque lunedì non è stato un episodio di ordine pubblico. Non le hanno viste arrivare, queste persone. Continuano a non vederle.

L’appello: “Bloccare stazione non è vandalismo. Scontri evitabili, violenza è carcere minorile per manifestanti

Immagini e parole sono il nostro strumento di lavoro, sappiamo essere qualcosa di vivo che può mutare significato velocemente. Lunedì 22 settembre l’Italia è stata bloccata: in oltre 100 città si è manifestato per dire basta al genocidio a Gaza e per chiedere la fine del massacro del popolo palestinese. Stanche e stanchi di anni di connivenza da parte dei governi del mondo, persone di ogni tipo, età, classe, religione hanno deciso che era necessario cambiare registro. Da ieri la politica parla di “violenza” e “vandalismo” per un paio di vetrate della stazione Centrale di Milano cadute durante scontri tra manifestanti e polizia. Scontri evitabili se chi governa e gestisce l’ordine pubblico sapesse fare il proprio lavoro e gestire la forza moltitudinaria che assediava la Centrale, mentre in altre città altre stazioni, porti e autostrade erano bloccati. Violenza è stare in silenzio davanti al massacro di un popolo, violenza è portare in un carcere minorile chi ha manifestato, violenza è costruire una narrazione di comodo davanti a una massiva espressione di contrarietà alla guerra, all’occupazione coloniale e all’inazione del governo Meloni.
Chi ha cercato di entrare in Centrale ha certo usato modalità muscolari per forzare il blocco di polizia, ma non ha seminato il panico come hanno fatto invece gli agenti che, a un certo punto, hanno sparato decine e decine di lacrimogeni, alcuni anche verso chi faceva foto dai balconi di via Vittor Pisani. Come artisti e artiste sogniamo un mondo di pace, ma non cadiamo nel tranello di trasformare momenti di resistenza e di rabbia collettiva in una subdola giostra di trasformazione di concetti e immagini. Violenza è tante cose, tante cose che rinneghiamo e disprezziamo, ma la violenza non è bloccare una stazione in un giorno di sciopero generale per provare a fermare il più grande genocidio di questo secolo, né l’insubordinazione ai silenzi complici di chi ci governa.
Confidiamo che chi è stato arrestato sia presto liberato e che il governo italiano si attivi per fermare il genocidio a Gaza, iniziando a cancellare tutte le forme di rapporto economico con Israele.

Massimo Carlotto, Punkreas, Chullu, kuTso, Massimo Roccaforte, Cinzia Delorenzi, Ratzo, Shah, Paolo Sollecito (insegnante di Yoga), Collettivo Micorrize, Robin Scheller, Assalti Frontali, Frode, Andrea Van Cleef, Atomo Tinelli, Bandabardò, Ivan il Poeta, Marco Teatro, Shandon, The Magnetics, The Soul Rockets, Giorgia Battocchio, Bull Brigade, Kiv, Modena City Ramblers, Walls of Milano, Gik, Zibe, Lilo, Max Pisu, Beatrice Schiros, Paui Galli, Nicoletta Daino, Giulio Cavalli, Cristina Donati Meyer, Marco Philopat, Mattia Tombolini, Flavio Ferri, Lele Sacchi, Alberto “Bebo” Guidetti, Anna Altobello, Riccardo Iellen, Manolo Perazzi, Cult of Magic, Mowlab/Il filo di paglia, Zerocalcare, Vintage Violence, Sandrone Dazieri, Banda degli Ottoni, Lara Guidetti e Saverio Bari / Sanpapiè, Alessio Tagliento

*da il manifesto

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