giovedì 16 ottobre 2025

Dal Ringraziamento alla Nakba, le origini genocide legano Stati Uniti e Israele - Omar Shabana

Stati Uniti e Israele sono stati forgiati nel Genocidio. Per quanto nascondano le loro origini, non sono riusciti a cancellare i popoli indigeni rimasti. 

Varie tonalità di rosso e arancione decorano ora gli alberi in tutto l’emisfero settentrionale, annunciando l’arrivo dell’autunno. Quegli stessi colori mettono in risalto scene brutalmente diverse a Gaza, in Palestina. I barbari bombardamenti ricordano ai cittadini i primi giorni del Genocidio in corso, e l’attuale invasione di Gaza sta dicendo al suo milione di residenti che il peggio deve ancora venire.

Nel frattempo, dall’altra parte del globo, dove molte di queste armi vengono progettate e prodotte, si avvicina una festività molto nota. Tra soli due mesi, gli Stati Uniti celebreranno il Giorno del Ringraziamento.

Se avete visto qualche serie televisiva ambientata a New York, probabilmente avrete familiarità con i riferimenti al tacchino arrosto, a una grande parata e ai racconti dei Padri Pellegrini. Nelle scuole americane, ai bambini viene insegnata una versione romanzata del passato.

Secondo questa storia, i Padri Pellegrini salparono a bordo della Mayflower in cerca di libertà religiosa. Dopo aver sopportato un inverno rigido e aver lottato per procurarsi il cibo, furono aiutati dai nativi americani che insegnarono loro a cacciare, pescare e piantare il mais. L’autunno successivo, i Padri Pellegrini invitarono i loro nuovi amici a festeggiare un raccolto abbondante. Insieme, sedettero in armonia, condivisero il cibo e resero grazie. Questo viene comunemente presentato come il primo Giorno del Ringraziamento.

La versione semplificata ci racconta che un gruppo in fuga dalla persecuzione religiosa cercò una terra aperta per trovare libertà e sicurezza. Avevano bisogno di imparare come vivere in questa nuova terra, e poi condivisero gentilmente i loro successi con la popolazione nativa.

Eppure questa narrazione suona stranamente familiare a coloro che studiano il Colonialismo di Insediamento. Gli inglesi che arrivarono erano coloni, non semplici pellegrini. Le competenze non venivano donate liberamente dai nativi americani, ma scambiate nell’ambito di alleanze politiche contro i nativi rivali.

Queste stesse tribù furono in seguito sottoposte a violenza sistematica e, in molti casi, all’annientamento. Per molti nativi americani oggi, il Giorno del Ringraziamento non è un giorno di festa, ma di lutto.

Non è solo una narrazione propagandistica condivisa con il Colonialismo israeliano; anche i metodi di Sterminio sono gli stessi. L’espulsione forzata della Nazione Cherokee negli anni ’30 dell’Ottocento ai sensi della Legge sulla Rimozione dei Nativi un agghiacciante promemoria di come le campagne di reinsediamento distruggano interi popoli e culture.

All’inizio del diciannovesimo secolo, i Cherokee avevano adottato molti elementi della società euroamericana. Pubblicavano un giornale bilingue, il Cherokee Phoenix, adottarono una costituzione modellata su quella degli Stati Uniti e fondarono scuole.

Niente di tutto ciò li proteggeva. Quando fu scoperto l’oro nelle loro terre, le autorità federali e statali li costrinsero ad andarsene. Nel 1838, le truppe americane espulsero 16.000 nativi Cherokee dalle loro terre. Quattromila morirono di malattie, fame e freddo durante la marcia verso ovest, oggi ricordata come il Sentiero delle Lacrime.

Il Massacro dei Bufali del diciannovesimo secolo fu un’altra strategia deliberata, privando i popoli nativi di una delle loro fonti di cibo primarie e facendoli morire di fame fino alla sottomissione. Le epidemie introdotte attraverso la guerra e l’insediamento hanno aggravato la devastazione. La fame e la malattia sono diventate armi di conquista. 

Oggi, le immagini native americane sopravvivono spesso solo in mascotte o come frammenti della storia. Molti americani non possono nominare una singola persona nativa che conoscono personalmente. Anche la rappresentanza in politica è minima.

Forse ironicamente, nei plessi universitari negli Stati Uniti, gli studenti di tutto lo spettro politico stanno ora mettendo in discussione il sostegno alle azioni di Israele a Gaza. La relazione coraggiosa dei giornalisti palestinesi ha rivelato l’uso della fame forzata, della Tortura, della distruzione delle strutture sanitarie e della guerra psicologica, tutti diretti a spezzare il popolo palestinese. Queste tattiche riecheggiano quelle usate un tempo contro i nativi americani. 

Questo momento probabilmente costringerà i giovani americani a guardare dentro di sé. Dopotutto, l’America moderna è per i nativi americani ciò che Israele è per i palestinesi. Dall’inquadrare la narrazione attorno all’avventura e alla libertà religiosa (attualmente erosa dal Partito Repubblicano) al discutere se la cancellazione dei nativi americani rientri tecnicamente nella definizione di Genocidio, i parallelismi sono infiniti.

Per Israele, gli Stati Uniti sono un esempio di successo di Colonialismo dei coloni. Per gli Stati Uniti, Israele rappresenta uno specchio del proprio passato, una nazione che afferma di costruire la civiltà da zero. Il legame tra le due nazioni si estende oltre la religione o la geopolitica. Riflette un’ideologia condivisa di Conquista e Insediamento.

Se gli Stati Uniti dovessero mai riconoscere il genocidio di Israele, sarebbero anche costretti a confrontarsi con la propria storia di Sterminio e furto di terre. Man mano che le narrazioni cambiano nelle università americane, i giovani potrebbero arrivare a considerarsi discendenti di coloni violenti, non semplicemente eredi di un passato roseo e avventuroso.

I parallelismi tra le due nazioni servono anche a evidenziare importanti differenze. Mentre gli Stati Uniti si spacciano per sostenitori dei principi di libertà religiosa, democrazia e giustizia per tutti, Israele è uno Stato etnico religioso, il che significa automaticamente che la loro democrazia e giustizia diventano discutibili. Israele è anche uno Stato di Apartheid, dove i palestinesi sono giudicati da tribunali militari. Gli Stati Uniti riconoscono pieni diritti costituzionali ai nativi americani, e lo fanno da tempo. Per molti versi, il Colonialismo israeliano è più estremo e sempre più fragile.

Eppure, nella tragedia del Genocidio dei nativi americani si cela un’altra verità. I ​​popoli indigeni sono sopravvissuti. Hanno preservato lingue, costumi e identità nonostante le Campagne di Sterminio. Continuano a lottare per il riconoscimento e la giustizia. Forse, mentre gli americani etici assistono alla distruzione della Palestina, presteranno maggiore attenzione alla causa dei nativi di quella terra.

Omar è uno studente di dottorato egiziano-britannico all’Università di Cambridge e un attivista pro-palestinese. Mentre la sua ricerca si concentra sull’immunologia e sulle malattie, Omar ha ulteriori interessi per la politica, la religione e la sociologia.

Traduzione a cura di: Beniamino Rocchetto

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