Il vantaggio con BHL (Bernard Henry-Levy ) [1] è che si sbaglia
continuamente e basta pensare il contrario di quello che lui scrive o dice, per
essere sicuri e certi di stare nel vero. È una vera performance intellettuale,
un destino unico nella stessa storia delle idee, il fatto di essere la bussola
che indefettibilmente indica il Sud! Promuovendo se stesso e il suo One Man
Show in tutte le capitali d’Europa dove le sale si riempiono di invitati
mondani come ce ne sono in ogni grande città, spiega che non si esibirà sulla
scena di Parigi con il suo gobbo, senza dire che lì dalle sue parti l’inganno
sarebbe più facilmente smascherato perché basterebbe filmare l’uscita dalla sua
rappresentazione per vedervi tutta la gente in capannelli e capire che nessuno
di quelli aveva pagato l’ingresso…
In una benevola intervista di Le Figaro del 20 maggio 2018, il nostro
Sud-magnetico proclama che il movimento dei Gilets-Jaunes si è auto divorato.
Ah che bel modo di dire! Dei Gilets-Jaunes cannibali, autofagi, che mangiano se
stessi, ed ecco una tesi che è bella e profonda e non ha che un inconveniente:
quello di essere falsa…
Si capisce che questa storia di un movimento che sarebbe la causa della sua
propria morte possa essere la sua teoria perché da una parte gli permette di
affermare fino alla fine che i Gilets-Jaunes sono dei cretini incapaci e che
dunque essi sono all’origine della loro sfortuna – e si sa che la sfortuna dei
Gilets-Jaunes é la fortuna di BHL.; d’altra parte questa balla da snob di
St.Germain des Près gli permette di nascondere sotto il tappeto le vere ragioni
non già di un banchetto di cannibali, ma di un’orgia di Stato.
Perché i Gilets-Jaunes non si sono divorati da soli, sono stati smembrati, spellati, sminuzzati, tagliati, rullati, appiattiti, privati degli occhi, battuti, pestati, pugnalati, frantumati e poi mangiati dall’apparato dello Stato, in questo aiutato contro ogni buon senso dai sindacati e dai partiti politici che apparentemente sono all’opposizione, ma che alla fine, come utili idioti, lavorano con e per questo Stato. E a questo bisogna aggiungere i giornalisti.
Chi è che ha preparato questo banchetto costituito dai Gilets-Jaunes?
Perché i Gilets-Jaunes non si sono divorati da soli, sono stati smembrati, spellati, sminuzzati, tagliati, rullati, appiattiti, privati degli occhi, battuti, pestati, pugnalati, frantumati e poi mangiati dall’apparato dello Stato, in questo aiutato contro ogni buon senso dai sindacati e dai partiti politici che apparentemente sono all’opposizione, ma che alla fine, come utili idioti, lavorano con e per questo Stato. E a questo bisogna aggiungere i giornalisti.
Chi è che ha preparato questo banchetto costituito dai Gilets-Jaunes?
Cominciamo dai nemici che si sono immediatamente dimostrati tali esprimendo
il loro disprezzo. Riconosciamone i meriti. Emmanuel Macron, capo banda degli
interessi dello Stato maastrichtiano e incidentalmente anche Presidente della
Repubblica, ha cominciato con il disprezzo. Due o tre settimane di silenzio.
Per un chiacchierone come lui, è stato un record. È vero che in altri tempi
aveva teorizzato la rarefazione della parola presidenziale: per una volta, si
sarebbe potuto credere che onorasse una promessa.
Nel frattempo, per la France Insoumise [2], queste tre settimane sono state l’occasione per vomitare su questa piccola gente che esponeva le sue difficoltà, era il momento di dire: ”Questi sono dei faziosi di estrema destra, sono soltanto una manodopera lepenista “. Mi ricordo la pettinatura sapientemente spettinata e fissata col gel di Eric Coquerel [3] nella sala delle Quattro Colonne che spiegava che c’erano “i fascisti” e “gli arrabbiati”, che gli arrabbiati erano vestiti bene ma senza cravatta, mentre gli altri, vestiti in giallo, erano i fascisti… la puntuale reazione semantica di Mélenchon [4] aveva probabilmente inventato l’omofonia fascisti contro arrabbiati (il gioco di parole in francese è “fachos” contro “fâchés” – intraducibile), e i giornalisti hanno preso il collegamento con golosità.
Nel frattempo, per la France Insoumise [2], queste tre settimane sono state l’occasione per vomitare su questa piccola gente che esponeva le sue difficoltà, era il momento di dire: ”Questi sono dei faziosi di estrema destra, sono soltanto una manodopera lepenista “. Mi ricordo la pettinatura sapientemente spettinata e fissata col gel di Eric Coquerel [3] nella sala delle Quattro Colonne che spiegava che c’erano “i fascisti” e “gli arrabbiati”, che gli arrabbiati erano vestiti bene ma senza cravatta, mentre gli altri, vestiti in giallo, erano i fascisti… la puntuale reazione semantica di Mélenchon [4] aveva probabilmente inventato l’omofonia fascisti contro arrabbiati (il gioco di parole in francese è “fachos” contro “fâchés” – intraducibile), e i giornalisti hanno preso il collegamento con golosità.
Le redazioni sono saltate sull’occasione: questa calda attualità ha
deliziato le catene di informazione continua. È buono per l’audience, dunque
per i cronisti, dunque per la cassaforte. Nessuna analisi, nessun commento
politico, nessuna interpretazione in prospettiva storica, ma interminabili
discussioni su delle reti televisive dove lo sproloquio sostituiva il
contenuto.
I caporedattori spinti fuori dalla routine da parte delle redazioni che avevano chiesto qualcosa di folcloristico, hanno messo sotto i proiettori i Gilets-Jaunes marchiati dai loro giubbotti fluorescenti e dal loro essere imbarazzanti in tutto: i loro corpi, i loro gesti, le loro parole, il loro modo di esprimersi, le loro facce, i loro atteggiamenti, le loro frasi fatte, le loro manifestazioni. Si trattava di trovare i personaggi capaci di esemplificare gli aspetti specifici e anche di illustrare la versione “camera delle meraviglie” di questa gente. Si faceva salire alla capitale lo zoo di provincia, i parigini esibivano i loro campioni.
Dato che ormai tutti sono diventati giornalisti da quando si sono moltiplicati i portatili che permettono di fotografare, filmare, registrare e poi mandare il tutto alle redazioni che non hanno altro da fare che buttare nella pattumiera o mettere in rete queste cose, in funzione degli interessi del mercato, è stato possibile, scegliendo le immagini adeguate, diffondere la parola del potere che criminalizzava i Gilets-Jaunes.
I caporedattori spinti fuori dalla routine da parte delle redazioni che avevano chiesto qualcosa di folcloristico, hanno messo sotto i proiettori i Gilets-Jaunes marchiati dai loro giubbotti fluorescenti e dal loro essere imbarazzanti in tutto: i loro corpi, i loro gesti, le loro parole, il loro modo di esprimersi, le loro facce, i loro atteggiamenti, le loro frasi fatte, le loro manifestazioni. Si trattava di trovare i personaggi capaci di esemplificare gli aspetti specifici e anche di illustrare la versione “camera delle meraviglie” di questa gente. Si faceva salire alla capitale lo zoo di provincia, i parigini esibivano i loro campioni.
Dato che ormai tutti sono diventati giornalisti da quando si sono moltiplicati i portatili che permettono di fotografare, filmare, registrare e poi mandare il tutto alle redazioni che non hanno altro da fare che buttare nella pattumiera o mettere in rete queste cose, in funzione degli interessi del mercato, è stato possibile, scegliendo le immagini adeguate, diffondere la parola del potere che criminalizzava i Gilets-Jaunes.
Una rete televisiva ha così montato in un reportage di qualche minuto la
totalità degli eccessi per poter dimostrare che veramente, il Presidente della
Repubblica e BHL avevano ragione di dire che quelli erano fondamentalmente
antisemiti, omofobi, razzisti, xenofobi, transfobi, misogini, fallocrati, visto
che le immagini lo dimostravano. Queste cose erano state girate la maggior
parte delle volte presso gli sbarramenti forzati, situazioni nelle quali la
bestia riprende il sopravvento in chiunque: guardiani delle barricate ed
esaltati. Si erano fatte vedere solo le bestie vestite di giallo.
Gli intellettuali organici al potere maastrichtiano si sono fatti portavoce
del discorso ufficiale: il Ministero dell’Interno forniva le espressioni
linguistiche ai pensatori. Dopo la fine dei totalitarismi del ventesimo secolo,
non si erano mai visti tanti intellettuali fare causa comune con la cabina di
regia dei capi della polizia! Specialista dell’umanesimo kantiano, Luc Ferry
[5] faceva sapere che bisognava farla finita con tutto questo e che l’esercito
e la Polizia non avevano le armi per niente.
Macron, i giornalisti, la France Insoumise, la sinistra istituzionale, il
Partito Socialista e il Partito Comunista Francese, la Confederazione Generale
del Lavoro, durante le prime settimane hanno tutti marciato la mano nella mano
col potere.
Passiamo adesso ai nemici doppiogiochisti che si sono presentati come amici
e che hanno fatto combutta con i Gilets-Jaunes, ma che preparavano l’omicidio
del piccolo popolo vestito di giallo. Lo stesso Coquerel, sempre tanto
accuratamente spettinato, riportava ora la parola del “Condottiero” (Macron)
che, come spesso avviene, era cambiata. La nuova parola d’ordine era: “Basta
col baston in compagnia di Macron!” Via il contrasto tra i cattivi fascisti e i
buoni arrabbiati. I Gilets-Jaunes arrivavano a federare, a cristallizzare, a
mobilitare, a interessare là dove Mélenchon aveva annaspato nella confusione
per un anno e dunque diventavano improvvisamente interessanti. Nuova Parola
d’ordine: “Marcia indietro, recuperiamo i fascisti nella schiera degli
arrabbiati e avanti tutta!”.
Dato che c’è comunque un collegamento diretto tra tutti i Robespierristi,
la Confederazione Generale del Lavoro e il Partito Comunista Francese si sono
messi a parlare di “convergenza delle lotte” con la Francia detta
“insubordinata” (insoumise). Il giallo ha incominciato a scomparire sotto le
bandiere rosse. I megafoni hanno incominciato a coprire la voce dei
Gilets-Jaunes e i furgoni del sindacato ricoperti di adesivi della CGT sono
diventati gli accessori indispensabili dei cortei. Si sono viste allora
apparire delle bandiere anarchiche, degli striscioni del sindacato SUD [6],
delle bandiere palestinesi, dei cartelloni LGBT. Sempre meno giallo e sempre
più rosso…
I neri hanno scelto questo momento per introdurre la loro divisione cromatica, assorbendo altrettanto giallo.
I neri hanno scelto questo momento per introdurre la loro divisione cromatica, assorbendo altrettanto giallo.
I neri sono quelle Orde ben organizzate di Black Block a proposito dei
quali nessuno riuscirà a farmi credere che non siano stati strumentalizzati da
Macron e Castaner [7]. L’ipotesi più ampia è che dei poliziotti ordinariamente
adibiti a questo genere di bassa manovalanza si siano infiltrati per fare
danni, una tecnica vecchia come il mondo – erano gli agenti infiltrati
dell’antichità; l’ipotesi bassa invece che, informato dai messaggi sulla rete,
il potere abbia lasciato fare. Mi sembra che almeno la prova della versione
bassa sia stata data: le catene televisive hanno in effetti ripreso degli
individui in ginocchio che stavano smontando coscienziosamente il pavé senza
che mai nessuno li abbia disturbati. L’ho detto molte volte e mi si perdoni la
ripetizione, ma questa per me è la prova e la confessione della strategia di
Macron. Place Beauvau, si guardino le televisioni e gli altri schermi di
sorveglianza. Se non è stato dato ordine di interrompere questa demolizione del
pavé, è perché Macron aveva interesse che queste pietre fossero lanciate contro
le forze di polizia e contro le vetrine dei negozi. D’altra parte è quello che
poi è successo: Macron voleva che si associassero i Gilets-Jaunes alle
distruzioni, alla violenza, agli incendi, alle barricate, al disordine. Questo
gli permetteva di far scattare le contromisure di ripristino dell’ordine. E
così dopo abbiamo visto i blindati per strada.
La scena emblematica di questa volontà di radicalizzare le rivendicazioni
fu quella del vandalismo all’interno dell’Arco di Trionfo e la profusione di
scritte la maggior parte delle quali erano di sinistra – un certo Comitato
Traoré per esempio. Le immagini di questi danneggiamenti sono state mostrate a
iosa: lì si poteva vedere e sentire un numero di notizie sufficiente per capire
che, Black-blocks o no, certi delinquenti delle periferie erano scesi anche in
Piazza dell’Étoile per commettere le loro soperchierie. Anche se i Black-block
brulicano di figli e di figlie di papà che leggono Agamben [8], era verificato
il sodalizio con la radicalità delle periferie.
E poi ancora quello che hanno potuto fare i fotografi e giornalisti in
quell’occasione, ovvero accompagnare i vandali nel monumento, non lo ha potuto
fare nessun membro delle forze dell’ordine! Non vi pare strano?
Questi stessi selvaggi hanno cercato di danneggiare la Fiamma del Milite Ignoto – una volta lo faceva Cohn-Bendit, l’amico di Macron che veniva a pisciarci sopra … Sono i Gilets-Jaunes che l’hanno impedito. Le immagini dei Gilets-Jaunes che salvano il monumento al Milite Ignoto non sono state diffuse altrettanto quanto i danneggiamenti commessi da certi che non avevano né l’accento di Borgogna, né provenzale, né piccardo, né alsaziano. La settimana dopo (che strano vero!) i blindati erano mobilitati dentro Parigi.
Colpiti anche loro dalla sindrome degli insubordinati da strapazzo, Dupont-Aignan [9] si è mostrato coperto da una casacca gialla e l’abbigliamento ontologicamente gli calzava come una mutanda a una giumenta, come si diceva nella Scuola Comunale della mia infanzia. Marine Le Pen è stata più sottile, sapeva che senza muoversi si sarebbe trovata di fatto riverniciata di giallo. È bastato distillare qualche frase ben organizzata per manifestare il suo appoggio. Bacio di Giuda.
Questi stessi selvaggi hanno cercato di danneggiare la Fiamma del Milite Ignoto – una volta lo faceva Cohn-Bendit, l’amico di Macron che veniva a pisciarci sopra … Sono i Gilets-Jaunes che l’hanno impedito. Le immagini dei Gilets-Jaunes che salvano il monumento al Milite Ignoto non sono state diffuse altrettanto quanto i danneggiamenti commessi da certi che non avevano né l’accento di Borgogna, né provenzale, né piccardo, né alsaziano. La settimana dopo (che strano vero!) i blindati erano mobilitati dentro Parigi.
Colpiti anche loro dalla sindrome degli insubordinati da strapazzo, Dupont-Aignan [9] si è mostrato coperto da una casacca gialla e l’abbigliamento ontologicamente gli calzava come una mutanda a una giumenta, come si diceva nella Scuola Comunale della mia infanzia. Marine Le Pen è stata più sottile, sapeva che senza muoversi si sarebbe trovata di fatto riverniciata di giallo. È bastato distillare qualche frase ben organizzata per manifestare il suo appoggio. Bacio di Giuda.
Macron aveva dunque concepito delle differenti strategie: il silenzio
sprezzante, il commento odioso, la provocazione alla violenza, e ormai optava
per la radicalizzazione repressiva – lasciar commettere i vandalismi che
avrebbero portato i loro frutti e così poteva dare il via all’esercito. Cosa
che fece con evidente piacere.
Cinico, arrogante, con aria di sufficienza, pretenzioso, sfrontato, per
dire tutto: un miserabile ragazzino che mentre Parigi bruciava era in montagna
a sciare – ognuno ha la Baden Baden che gli compete. Castaner educato
nell’ambiente marsigliese al poker delle cantine o nelle cantine delle osterie,
mentiva spudoratamente ed armava la polizia con una quantità industriale, è il
caso di dirlo, di proiettili, di palle, di granate, di gas lacrimogeni. C’è
stato un morto, a Marsiglia una vecchia signora, ma non lo si dice, feriti in
quantità, gruppi di gente ospedalizzata, gente insanguinata, mutilati che hanno
perso un occhio, un dito, una mano. Poi inventerà delle sale di rianimazione
vandalizzate in un ospedale: come diffondere meglio il messaggio che i
Gilets-Jaunes erano dei barbari? Non è arrivato a dire che mangiavano i neonati
crudi nelle maternità, ma non ci sarebbe stato bisogno di incoraggiarlo troppo
perché lo dicesse..
Poi c’è stata la repressione nei Tribunali: dove si vede che quando vuole
la giustizia può colpire in fretta e forte, senza ritardi e mandare in prigione
questo o quell’altro che le forze dell’ordine avranno accusato (poliziotto
contro parola di dimostrante) e chi pensate che venga creduto presso i
cosiddetti giudici? Un pugile innervosito dal fatto che la polizia aveva
colpito una ragazza- le immagini di questo sono state per la maggior parte
delle volte tagliate nelle trasmissioni televisive- ha fatto vedere che da solo
poteva mettere in rotta una sezione armata, col casco e gli stivaloni!
Direzione la prigione… Tutti avranno capito che la Francia delle periferie era
battuta brutalmente e duramente e che non capitava così dappertutto in Francia
– specialmente in quei territori che si è convenuto di chiamare i territori
perduti della Repubblica.
Emmanuel Macron fece sapere che aveva sentito la collera – il “ringhio” o
il “grugnito” (in francese solo “grogne” ambivalente -N.d.T.) come si disse,
perché i Gilets-Jaunes grugniscono o ringhiano come maiali o cani, lo si sa
bene - e che sarebbe andato a fare il giro della Francia per sollecitare degli
elenchi di rivendicazioni al fine di capire che cosa stava succedendo! Triste
confessione di immaturità e di innocenza, di ignoranza e di ingenuità, di
inesperienza e di dabbenaggine da parte di questo re bambino! Quest’uomo era
presidente della Repubblica e confessava di aver bisogno di incontrar gente per
capire che cosa stava succedendo! In campagna elettorale non aveva in bocca
altro che la parola “Storia”; quando è arrivato al potere non ha proposto che
delle piccole storie personali: la sua insegnante di francese, il suo cane, le
sue letture e i suoi sport invernali, le sue uscite in bicicletta e la sua
guardia composta di cattivi soggetti, il suo odio per gli intellettuali liberi
e la sua inclinazione per i cortigiani.
Si era ben preso cura di precisare che avrebbe visto della gente, – in
definitiva quelli che avrebbero selezionato, ordinato e scelto le prefetture…-
che avrebbe dialogato- cioè che avrebbe condotto dei monologhi come un dittatore
cubano…- che avrebbe ascoltato – giusto il tempo che gli si ponessero le
domande selezionate e dunque preparate dal suo staff – ma che non avrebbe
cambiato rotta! La direzione è quella del baratro, ma è proprio quello che gli
dicevano i Gilets-Jaunes: “Se si continua così sarà una caduta nell’abisso!”
Qualche idiota ha creduto che sarebbe uscito qualcosa da questo Tour de France al prezzo di 12 milioni di euro. Ma egli stesso aveva detto che dopo queste settimane passate senza lavorare ma a comunicare tutto solo davanti a delle assemblee dove le telecamere ritrasmettevano in diretta, sarebbe rimasto un buon soldatino dello Stato maastrichtiano, anche se per far questo avesse dovuto passare la nazione con l’aspirapolvere e la Francia con i lanciafiamme. Ha mantenuto la promessa: non ha fatto nient’altro: aspirapolvere e lanciafiamme. Appena alcuni provvedimenti cosmetici che ha dovuto scarabocchiare su un pezzo di carta persino prima di cominciare il suo giro di Francia. Dopo, la benzina è aumentata, il prezzo del gas anche…Non si poteva essere più cinici e provocatori, sapendo che la partenza del movimento era legato ai prezzi dei carburanti.
Qualche idiota ha creduto che sarebbe uscito qualcosa da questo Tour de France al prezzo di 12 milioni di euro. Ma egli stesso aveva detto che dopo queste settimane passate senza lavorare ma a comunicare tutto solo davanti a delle assemblee dove le telecamere ritrasmettevano in diretta, sarebbe rimasto un buon soldatino dello Stato maastrichtiano, anche se per far questo avesse dovuto passare la nazione con l’aspirapolvere e la Francia con i lanciafiamme. Ha mantenuto la promessa: non ha fatto nient’altro: aspirapolvere e lanciafiamme. Appena alcuni provvedimenti cosmetici che ha dovuto scarabocchiare su un pezzo di carta persino prima di cominciare il suo giro di Francia. Dopo, la benzina è aumentata, il prezzo del gas anche…Non si poteva essere più cinici e provocatori, sapendo che la partenza del movimento era legato ai prezzi dei carburanti.
Questo Tour de France aveva un obiettivo: approfittare della
decomposizione; dopo il disprezzo, l’insulto, la vociferazione, la
criminalizzazione, la repressione poliziesca e militare, le condanne penali,
bastava aspettare che i Gilets-Jaunes si stancassero. Si stancassero di essere
disprezzati, insultati, controllati, minacciati, picchiati, battuti, mutilati, privati
degli occhi, giudicati, imprigionati e persino uccisi – non dimentichiamo che
ci sono stati 11 morti tra i Gilets-Jaunes – ed anche taglieggiati.
Perché diverse settimane di manifestazioni a Parigi (ed è stato un errore
centralizzare il movimento con un metodo giacobino), erano soldi, molti soldi:
venire in automobile, in pullman a noleggio, in treno, era comunque costoso. I
ricchi non sanno che cos’è un povero ma sanno come impoverirlo. La
decomposizione batteva sul portafoglio e i soldi sono anche qui il nerbo della
guerra.
Chi poteva avere ancora voglia di spendere dei soldi per salire nella
capitale, farsi controllare senza riguardo, prendersi un colpo di pallottole
antisommossa, rischiare l’asfissia a causa dei lanci di lacrimogeni, perdere un
occhio, subire un pestaggio, farsi fracassare il cranio, trascinare per terra,
maltrattare, arrestare, giudicare, imprigionare? chi poteva avere voglia di
pagare per tutto ciò?
È evidente che gli appuntamenti del sabato sono stati sempre meno
frequentati: anche in questo caso chi poteva avere voglia non solo di prendersi
i rischi appena citati, ma anche di farsi paragonare, a casa, dalla sua
famiglia e dai suoi amici o dai suoi vicini e magari anche dai suoi dipendenti,
a un delinquente, un vandalo, un incendiario, un barbaro? Già all’inizio lì si
rappresentava come degli antisemiti, dei razzisti, degli omofobi e così via.
Chi mai poteva ancora aver voglia di pagare per farsi acchiappare dagli
avvoltoi che hanno ucciso questo piccolo popolo vestito di giallo per poterlo
divorare? Ho fatto i nomi di Mélenchon e di Marine Le Pen, di Philippot e di
Martinez, di Dupont-Aignan e del Partito Comunista Francese, della
Confederazione Generale del Lavoro e di Bernard Tapie, di SUD e di Francis
Lalanne, dell’UNEF [10] e di Emanuel Béart e persino di Juliette Binoche. Chi?
In effetti da un sabato all’altro l’affluenza è diminuita e
contemporaneamente tornava il sorriso ai politici ed ai giornalisti, agli
editori di potere e agli intellettuali, ai sondaggisti e al ministro dell’interno,
a Francois Berléand e a Emmanuel Macron. E anche a Bernardi Henri Levy. I
Gilets Jaunes non si sono auto distrutti, sono stati distrutti.
Non mi auguro che una sola cosa: che la Fenice risorga contro questi
avvoltoi.
(Fonte:https://michelonfray.com/
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