sabato 29 giugno 2019

Venezuela gara al peggio, scandalo aiuti sullo staff di Guaidò





Per fortuna la fonte è statunitense

Venezuela gara al peggio, scandalo aiuti sullo staff di Guaidò
L’operazione politica ‘aiuti umanitari’ dello scorso febbraio dagli Usa alla popolazione venezuelana attraverso l’opposizione al governo Maduro e all’allora neo autoproclamato presidente alternativo Juan Guaidò. Poco di umanitario molta propaganda politica allora, finita per giunta male. Ma c’è di peggio dietro. Molto peggio, quasi a non credere a tanta sfacciata arroganza. Un gigantesco schema di corruzione sul fronte di Cúcuta, la città di confine con la Colombia, punto di arrivo del bengodi Us-Aid (e di partenza di un eventuale intervento militare), dove migliaia di poveracci hanno rischiato la vita e alcuni l’hanno davvero persa, nel corso di una arcicommedia di aiuti esibiti contro il governo, bloccati e come da programma, sostanzialmente sprecati. Operazione umanitaria finta e operazione politica finita a sua volta male per palese incapacità di chi doveva gestirla in Venezuela.

PanAm Post racconta
Dal giornale online statunitense PanAm Post, che racconta una storia che inizia con la lettera al governo colombiano con cui Guaidó sottrae il coordinamento degli aiuti umanitari agli esponenti dell’opposizione Juan Manuel Olivares e Gaby Arellano per affidarlo ai militanti di ‘Voluntad Popular’, il suo partito conservatore di destra, Kevin Rojas e Rossana Barrera, quest’ultima, cognata del deputato Sergio Vergara, braccio destro di Guaidó. Nepotismi in casa Maduro, ma è nello stile latino americano, a quanto sembra. A Kevin e Rossana competeva sopratutto di gestire i fondi destinati all’accoglienza dei militari disertori, il colpo di Stato vero contro Maduro, a cui era stato promesso ogni genere di aiuti e di onori, purché abbandonassero le forze armate del despota e diventassero ‘l’esercito liberatore’ dell’autoproclamato presidente bis di scelta statunitense.

Guaidó che credeva di avere un esercito
Ma i due, Kevin Rojas e Rossana Barrera (e forse lo stesso deputato Sergio Vergara) giocavano sporco. Molto sporco. Il numero di militari che disertano, non più di 700 reali, raddoppiati fino ai 1.450, a cui sostenevano di riservare trattamenti pricipeschi per premiarli e farne dei promoter del futuro esercito ideal-mercenario di Guaidò. Ora esce fuori che ben 800 mila dollari (in quel Paese raccontato alla fame) sono stati dilapidati in hotel di lusso, discoteche, noleggio di aerei per un numero imprecisato di persone , cibo, alcol e vestiti firmati. E secondo il PanAm Post, Leopoldo López e Juan Guaidó, benché informati di quanto stessero facendo Rosana Barrera e Kevin Rojas, non avrebbero preso alcun provvedimento. Quanto agli aiuti umanitari, «almeno il 60% di tutti gli alimenti è andato a male». Come i militari disertori: cacciati dagli hotel e abbandonati al loro destino.

Anche il concerto ‘umanitario’
Interrogativi e sospetti sorgono anche sul famoso concerto organizzato il 22 febbraio a Cúcuta dall’imprenditore britannico Richard Branson, durante il quale erano stati raccolti 2,4 milioni di dollari che dovevano essere destinati agli aiuti umanitari «attraverso un investimento sociale sostenibile, efficace e trasparente», precisa Claudia Fanti. Quattro mesi dopo, nessun rendiconto sull’utilizzo del denaro. A rinfocolare dubbi e sospetti, la normale cronaca nera attorno allo strano mondo che è diventato il Venezuela oggi. La notte di eccessi, alla vigilia del concerto, trascorsa dal deputato Freddy Superlano e dal suo assistente Carlos José Salinas (poi deceduto in seguito all’intossicazione da scopolamina) in compagnia di due prostitute, che poi li avevano derubati di 250.000 dollari in contanti. Un bel po’ di soldi nelle tasche di quel deputato almeno ‘imprudente’.

Cronacaccia con finale ‘diplomatico’
Ovvio che Maduro accusi Guaidó di appropriarsi di denaro e beni ‘appartenenti al popolo’. Da che pulpito viene la predica, possono replicare gli avversari del despota. Ma se invece fosse? Le disgrazie contrapposte non si sottraggono politicamente l’una con l’altra. Il capo dello staff di Guaidó, Roberto Marrero, arrestato il 21 marzo. Persecuzione politica o altro? Esce fuori una certa «Rosana de Cúcuta», sui cui conti venivano depositati centinaia di migliaia di dollari. Jorge Rodríguez, ministro di Maduro, consideriamolo pure ‘fonte sospetta’, parla di una indagine Usa sui vertici nominati da Guaidó per la filiale della società nazionale petrolifera Pdvsa, la Citgo. 70 milioni di dollari di interessi della società venezuelana finiti su conti personali. E sapere chi li avrebbe intascati? Carlos Vecchio, il cosiddetto conto-ambasciatore del Venezuela a Washington.


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