Israele conta sui
muscoli degli USA per bloccare l’inchiesta della Corte Penale Internazionale
sui presunti crimini di guerra perpetrati nella Cisgiordania e nella Striscia
di Gaza occupate.
“La Corte Penale Internazionale dell’Aia non ha giurisdizione per discutere
materie riguardanti il conflitto israelo-palestinese”, ha dichiarato questa
settimana Sharon Afek, procuratore generale militare di Israele, alla
conferenza annuale di Herzliya, una riunione ad alto livello delle élite
politiche e militari israeliane.
“Israele è un Paese rispettoso delle leggi, con un sistema giudiziario
indipendente e forte e non vi è motivo perché le sue azioni vengano prese in
esame dalla CPI”, ha aggiunto Afek.
Il quotidiano di Tel Aviv Haaretz ha
affermato che recentemente l’ufficio della procura generale militare ha anche
pubblicato un rapporto che sostiene che l’esercito ha svolto “conferenze e
seminari sulle implicazioni giuridiche” delle azioni delle forze di
occupazione.
“L’iniziativa è stata sollecitata dagli scontri settimanali tra soldati e
palestinesi nell’ultimo anno, come anche dall’esame della Corte Penale
Internazionale sulle azioni (dell’esercito) nella guerra contro Gaza del 2014”,
ha aggiunto Haaretz.
La situazione in Cisgiordania e nella Striscia di Gaza è sottoposta ad indagine
preliminare da parte della Corte Penale Internazionale dal 2015. Lo scorso anno
il suo procuratore capo rivolto un monito senza precedenti ai leader
israeliani, avvertendo che potrebbero subire un processo per le uccisioni di
manifestanti disarmati a Gaza.
Durante le manifestazioni della Grande Marcia del Ritorno a Gaza più di 200
palestinesi, compresi 44 minori, sono stati uccisi e altre migliaia sono state
ferite. Nella sola giornata del 14 maggio 2018, il giorno più letale delle
proteste da quando sono cominciate all’inizio di quell’anno, circa 1400
palestinesi sono stati colpiti da proiettili veri nel corso delle proteste.
I giudici dell’Aia hanno anche ordinato alla Corte Penale Internazionale di
mettersi in comunicazione con le vittime dei crimini di guerra in Palestina.
Indagini di facciata
Afek ha ordinato un’inchiesta della polizia militare sull’uccisione di 11
palestinesi durante la Grande Marcia del Ritorno.
Israele mantiene l’apparenza di un solido apparato interno di indagine per
evitare di essere chiamato a rispondere di fronte ai tribunali internazionali.
Le associazioni per i diritti umani hanno definito le inchieste dell’esercito
israeliano sulle sue violazioni contro i palestinesi un meccanismo di
insabbiamento.
All’inizio di questo mese l’esercito ha chiuso la sua indagine
sull’uccisione di Ibrahim Abu Thurayya, un uomo con le gambe amputate colpito
alla testa durante una protesta nel dicembre 2017.
A settembre 2016 l’associazione palestinese per i diritti umani Al-Haq ha
affermato che “dal 1987 nessun soldato o comandante israeliano è stato
incriminato per aver deliberatamente causato la morte di un palestinese in
Cisgiordania e nella Striscia di Gaza occupate.”
Da allora vi sono state due incriminazioni – entrambe in episodi di
notevole gravità in cui l’uccisione è stata ripresa in un video.
Nel 2017 il medico militare israeliano Elor Azarya è stato condannato a 18
mesi (di carcere) per l’uccisione a bruciapelo di Abd al-Fattah al-Sharif nella
città cisgiordana di Hebron nel 2016. Quella sentenza è stata in seguito
ridotta di un terzo.
L’anno scorso Ben Dery è stato condannato a nove mesi di prigione per
quella che ‘Defence for Children International Palestine’ ha definito
l’“uccisione deliberata” del diciassettenne Nadim Nuwara durante le proteste
fuori da una prigione militare della Cisgiordania nel maggio 2014.
Distorcere la legge
Durante il suo intervento alla conferenza di Herzliya, Afek ha accusato le
autorità di Hamas a Gaza di mandare migliaia di persone “a varcare la barriera
di confine”.
“Questo solleva sostanziali problemi giuridici, incluso quale sia
l’adeguato quadro giuridico in base al quale l’esercito deve rispondere”, ha
aggiunto.
Israele ha cercato di giustificare l’uso della forza letale contro i
manifestanti di Gaza dicendo che le manifestazioni e la loro repressione
mortale fanno parte di un conflitto armato con Hamas.
Una commissione d’inchiesta indipendente promossa dalle Nazioni Unite e
associazioni palestinesi per i diritti umani lo hanno confutato. Affermano che
le manifestazioni di massa lungo il confine tra Gaza e Israele sono una
questione di applicazione della legge riguardante i civili sottoposta al
diritto umanitario internazionale. Le uccisioni e le menomazioni di
manifestanti non possono quindi essere giustificate sostenendo che sono
avvenute durante un conflitto armato.
La commissione d’inchiesta ha predisposto un fascicolo riservato contenente
dei dossier su presunti responsabili di crimini internazionali in relazione
alla Grande Marcia del Ritorno, da sottoporre alla Corte Penale Internazionale.
Israele fa affidamento sulle minacce e intimidazioni da parte degli USA per
impedire una regolare inchiesta da parte della CPI.
Anche Paul Ney, procuratore del Dipartimento della Difesa USA, è
intervenuto alla conferenza di Herzliya durante quello che Haaretz ha descritto come “un attacco coordinato
contro la giurisdizione della Corte Penale Internazionale”, da parte di USA e
Israele.
Ney ha detto che gli USA “non hanno in nessun modo dato il consenso ad
alcun esercizio della competenza giurisdizionale da parte della CPI” e che la
sua presa in esame di accuse contro personale USA è ritenuta “una flagrante
violazione della nostra sovranità nazionale e un attacco allo stato di diritto
americano”.
La Cpi si arrende alle intimidazioni
In aprile i giudici istruttori della CPI hanno deciso all’unanimità di
rinunciare ad aprire un’inchiesta sui crimini di guerra in Afghanistan,
adducendo le scarse probabilità di “ottenere una significativa collaborazione
da parte delle autorità competenti”, riferendosi agli USA.
L’annuncio è arrivato alcuni giorni dopo che gli USA hanno revocato il
visto al procuratore capo della Corte Penale Internazionale.
Il presidente USA Donald Trump ha avvertito che “qualunque tentativo di
incriminare personale americano, israeliano o alleato troverà una pronta e dura
risposta.”
Alla conferenza di Herzliya Ney ha detto che la CPI non ha giurisdizione
per perseguire presunti crimini internazionali di Israele e degli USA, perché
nessuno dei due Stati ha aderito allo Statuto di Roma, il trattato che ha
istituito la Corte.
Gli USA hanno inoltre adottato misure punitive e coercitive contro
l’Organizzazione per la Liberazione della Palestina per i suoi tentativi di
vedere Israele incriminato presso la CPI, compresa la chiusura della sua
rappresentanza a Washington l’anno scorso.
L’Autorità Nazionale Palestinese ha aderito allo Statuto di Roma nel 2015,
accettando la giurisdizione della CPI riguardo a presunti crimini commessi
nella Striscia di Gaza e in Cisgiordania, compresa Gerusalemme est, dal 13
giugno 2014.
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